Nel 1944 Humphrey Bogart è protagonista di Acque del sud, tratto dal romanzo Avere e non avere di Hemingway. Bogart ha 45 anni. La protagonista femminile è la new entry Lauren Bacall, ventenne, sulla quale la Warner punta forte. Sul set, per Lauren e Humphrey è colpo di fulmine. Nasce un amore che durerà fino alla morte di lui, nel ’57. Anche loro, come Astaire e Rogers, come Tracy e Hepburn, sono una coppia regina. I primi, ballerini, erano più disegni che esseri umani; i secondi titolari di una ditta che portava carisma e indicazioni e cultura. Ma Lauren e Humphrey aggiungevano qualcosa di molto importante, e quasi inedito allora: il sesso.
Nei film, sapevano trasferire il rapporto privato, quel loro erotismo latente che tanto piaceva al pubblico, soprattutto quello femminile. Ben presto divennero la coppia di punta di quella major e non solo. Fecero insieme quattro film, diretti sempre da autori importanti come Howard Hawks e John Huston. Fondarono un clan frequentato da grandi personaggi, si impegnarono per i diritti civili, erano liberal e democratici. Poi lui si ammalò, tumore all’esofago. Lauren fu eroica, non lo abbandonò un momento. Dichiarava, anche dopo, di essere sempre innamorata del suo vecchietto. Qualche anno dopo sposò Jason Robards, un attore che si stava facendo notare perché assomigliava in modo impressionante a Bogart.
È legittimo dire che ogni major avesse la sua coppia d’oro. Alla Paramount ne avevano costruito una assolutamente funzionale, Alan Ladd e Veronica Lake. Minuti, capelli biondi e lisci, lineamenti delicati, ero uno omologo dell’altra. L’intuizione dei produttori fu quella di attribuire a Veronica e Alan ruoli opposti rispetto alla loro immagine. Ladd fece la propria fortuna di attore nella parte di un criminale psicopatico nel Fuorilegge, da un romanzo di Graham Greene. Per tutto il film Ladd tiene in ostaggio, maltrattandola, la povera Veronica. Salvo innamorarsi di lei e sacrificarsi alla fine a favore del poliziotto suo fidanzato. Diedero qualità a classici accreditati, come La chiave di vetro e La dalia azzurra. Non trasmettevano la naturalezza dei loro colleghi della Warner, erano solo una coppia creata ad arte dagli autori e dai produttori. Tuttavia i loro film riempivano le sale. Per anni la coppia figurò nella Top 10.
Paul Newman e Joanne Woodward si conobbero sul set della Lunga estate calda, nel ’57. Si innamorarono, si sposarono, hanno avuto quattro figli, sono rimasti insieme cinquant’anni, poi lui è morto. Woodward racconta: “Quando Paul si interessò a me quasi mi sembrava strano, immaginate un po’ la concorrenza”. Newman, appena si presentava l’occasione, diceva: “Eravamo giovani, Joanne poi era giovanissima, ma era un’attrice vera, nata per esserlo, io ho dovuto impegnarmi per diventarlo”. E va detto che Joanne, a soli 27 anni, proprio nel ’57, aveva già vinto un Oscar. Paul ci avrebbe messo molto di più. Subito coppia regina, naturalmente. Film facili e film impegnati, con uno schema semplice ma solido: si conoscono, si piacciono, sono diversi, ma poi si mettono d’accordo, in tutti i sensi. Con un piccolo paradosso, quando c’era da tradire, la fedifraga era lei.
In Dalla terrazza lui è un operatore di Wall Street in carriera, lei la moglie viziata e inquieta. Lui la trascura e lei lo tradisce con Patrick O’Neal. Il tradimento non si vede, ma in Indianapolis pista infernale il racconto prevede che la scena sia rappresentata. Racconta Joanne: “Nel film Paul è un pilota che pensa solo alle corse, io sono la moglie, sono delusa, messa da parte, e allora accetto la corte di Robert Wagner. Succede che, mentre siamo a letto, Paul che avrebbe dovuto essere in un’altra città rientra in casa. Dico che non mi manca l’esperienza di attrice, ma in quella scena avevo davvero delle difficoltà, tanto mi sembrava impossibile, irreale, quella situazione. Dovemmo fare una ventina di ciak, io e Robert, mezzi nudi”.
Paul e Joanne furono una coppia anche fuori dalle mura di casa o sui set. Erano attivi nel sociale e in politica, sempre in prima linea quando c’era da firmare, o da marciare, per una buona causa. Come Bogart e Bacall erano liberal veri, si spendevano a favore del candidato democratico alla presidenza. Negli anni Settanta Paul era l’attore e forse l’uomo più popolare d’America, la sua personalità completa per sentimento e cultura e la sua attitudine umana erano conosciute. Una ricerca disse che, se si fosse candidato, avrebbe avuto molte chance di diventare Presidente. Possibilità tanto reali che venne minacciato. Joanne lo convinse a rinunciare. Così divenne Presidente un altro attore, Ronald Reagan, che certo non aveva l’appeal di Newman, ed era un repubblicano, che peraltro avrebbe fatto bene il suo mestiere.
Ricordiamo tutti quando Newman fece quello spot per la Barilla vestito da Babbo Natale. Gavino Sanna, il creativo che aveva inventato la campagna, andò a New York per il contratto. Racconta Sanna: “In casa c’era la Woodward, Newman stava per tornare, era uscito per il suo percorso di footing lungo l’Hudson. Arrivò, mi sembrò minuto, quasi gracile, rispetto a come lo avevo visto nei film. La moglie gli aveva preparato tutto, lui chiese scusa per il ritardo, fece la doccia e sedemmo nel suo studio. Mi sembrava strano vedere due personaggi come loro in quella situazione normale. Era lei ad agire in prevalenza, lui la ascoltava, annuiva. È probabile che lui si sia sempre fidato ciecamente, le abbia sempre delegato. La casa era normale, con una bella vista sul fiume.” In quella casa, da quindici anni, Joanne è sola.