Miglior film
Esterno notte – Marco Bellocchio
Nostalgia – Mario Martone
Le otto montagne – Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch
Il signore delle formiche – Gianni Amelio
La stranezza – Roberto Andò
Il canto malinconico di Martone, un viaggio dell’anima dalla Sanità al mondo e poi di nuovo nel ventre di Napoli, starring Favino (peraltro snobbato). Le montagne della vita, con gli orgogli italiani Borghi e Marinelli, dalla penna di un altro orgoglio italianissimo, Paolo Cognetti, ma nella visione dei belgi van Groeningen e Vandermeersch (che al box office ha fatto la sua ottima figura). E poi una pagina di cronaca, raccontata con toni mélo e noir da Amelio nei volti di Lo Cascio e Germano e la (ri)scoperta pirandelliana di Andò, che certamente al botteghino ha già vinto tutto, complici Servillo, Ficarra e Picone. Ma davanti a Bellocchio e a quel reboot di sé stesso (come solo i grandissimi sono in grado di fare), che è anche reboot di un Paese intero, con un cast da chapeau (Gifuni, Buy, Servillo, Russo Alesi, Montesi, per dirne soltanto alcuni) ci inchiniamo. È un film? È una serie? Chissene: è semplicemente cinema.
Miglior regista
Gianni Amelio (Il signore delle formiche)
Roberto Andò (La stranezza)
Marco Bellocchio (Esterno notte)
Mario Martone (Nostalgia)
Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch (Le otto montagne)
Marco Bellocchio über alles. A 83 anni, è il regista più maturo e giovane insieme, nel nostro cinema. Ed Esterno notte è la conferma di un talento anche visivo che continua a inventare, riplasmare, scandagliare i diversi modi (anche psicanalitici) in cui si può raccontare una storia. Anche la stessa già narrata, visto che questo film/serie è una specie di “reboot presso sé stesso” di Buongiorno, notte. Ma pure il lavoro di Mario Martone su Nostalgia, arrivato quasi agli Oscar, è sorprendente, anche per il registro completamente diverso rispetto al precedente Qui rido io. Bravissimi anche i belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch delle Otto montagne, ma l’effetto “stranieri a casa nostra” li può facilmente penalizzare. Amelio e Andò, artefice con La stranezza della più spericolata operazione pop-intellò forse mai realizzata in Italia, si meritano il posto in cinquina, ma domani sera staranno a guardare.
Miglior attore
Alessandro Borghi (Le otto montagne)
Ficarra e Picone (La stranezza)
Fabrizio Gifuni (Esterno notte)
Luigi Lo Cascio (Il signore delle formiche)
Luca Marinelli (Le otto montagne)
La cinquina è fortissima. Dall’Aldo Moro del sommo Fabrizio Gifuni, che con Bellocchio disfa e rifà la Storia, all’Aldo Braibanti di Luigi Lo Cascio, che punta il dito contro un’Italietta piccola piccola (e omofoba). Splendidi anche i becchini-wannabe-teatranti di Ficarra e Picone (che un po’ incomprensibilmente sono stati nominati insieme) nella fantasia pirandelliana di Roberto Andò. Ma – si sa – raramente le Academy hanno il coraggio di premiare i comici puri (nonostante gli incassi). E allora proponiamo un altro tandem, quello della reunion Alessandro Borghi-Luca Marinelli sulle Otto montagne di Paolo Cognetti. Separati sono dei mostri di talento, insieme non li batte nessuno. David doppio, e non se ne parli più.
Miglior attrice
Margherita Buy (Esterno notte)
Penélope Cruz (L’immensità)
Claudia Pandolfi (Siccità)
Benedetta Porcaroli (Amanda)
Barbara Ronchi (Settembre)
Ottavo (!) David in vista per Margherita Buy? Parrebbe di sì. Nel ruolo della moglie di Aldo Moro, Eleonora, nella serie-capolavoro di Marco Bellocchio Esterno notte sembra avere poche rivali. Anche se l’esotismo piace sempre: Penélope Cruz con l’intensa mamma à la Sophia Loren nell’Immensità di Emanuele Crialese potrebbe raddoppiare il David vinto nel 2004 con Non ti muovere di Sergio Castellitto. Restano fuori le nostre favourite: Barbara Ronchi, finalmente riconosciuta dall’Accademia in quanto bravissima protagonista di un’opera prima dallo sguardo sinceramente femminile (Settembre di Giulia Louise Steigerwalt), e la magnifica Claudia Pandolfi di Siccità, che però ha forse più un ruolo da supporting, nel (sottovalutato) affresco corale by Paolo Virzì.
Miglior attore non protagonista
Francesco Di Leva (Nostalgia)
Elio Germano (Il signore delle formiche)
Fausto Russo Alesi (Esterno notte)
Toni Servillo (Esterno notte)
Filippo Timi (Le otto montagne)
Diciamolo subito: c’è un grande assente. Ovvero Tommaso Ragno, che, nonostante il triplete di questa stagione (Nostalgia, Siccità, Ti mangio il cuore), è rimasto fuori dalla cinquina (vergogna!). Noi tifiamo Fausto Russo Alesi, splendido psycho-Cossiga in Esterno notte di Bellocchio: e potrebbe facilmente vincere. Lo tallonano però Francesco Di Leva (Nostalgia) e Elio Germano (Il signore delle formiche), in due “secondi ruoli” che spesso rubano la scena ai principali. Difficile pensare a una vittoria di Filippo Timi (Le otto montagne), mentre Toni Servillo, alias Papa Paolo VI sempre in Esterno notte, di David ne ha già vinti quattro: è tempo di lasciare il banco ad altri.
Miglior attrice non protagonista
Giulia Andò (La stranezza)
Emanuela Fanelli (Siccità)
Daniela Marra (Esterno notte)
Giovanna Mezzogiorno (Amanda)
Aurora Quattrocchi (Nostalgia)
I nomi sono certamente poco noti al grande pubblico (tranne un paio, ci arriviamo), ma le performance sono tutte davvero da applausi: da Daniela Marra nei panni di Adriana Faranda, la brigatista che poi si dissocerà dai fattacci, a Giulia Andò, la sorella del personaggio di Ficarra che lui vuole tenere lontano dagli uomini (e invece…). E poi Aurora Quattrocchi, la madre di Favino in Nostalgia, e Giovanna Mezzogiorno, mamma interrotta nel debutto wesandersoniano di Carolina Cavalli. Ma c’è un solo nome davvero papabile per noi: Emanuela Fanelli, al suo esordio drammatico nell’affresco di una Roma a secco by Paolo Virzì. Il suo urlo in macchina vale il film.
Miglior sceneggiatura
Astolfo – Gianni Di Gregorio, Marco Pettenello
Chiara – Susanna Nicchiarelli
Esterno notte – Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino
L’immensità – Emanuele Crialese, Francesca Manieri, Vittorio Moroni
Il signore delle formiche – Gianni Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava
La stranezza – Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso
Si può battere il copione di Esterno notte, che è insieme cronaca, Storia, memoria, ma anche esegesi immaginifica, onirismo quasi buñueliano, gioco delle parti – della politica, soprattutto – che racconta i (mis)fatti dell’Italia di ieri per raccontare anche l’Italia immobile di oggi? È una domanda ovviamente retorica. Il lavoro di Bises, Rampoldi, Serino e dello stesso Bellocchio è prodigioso e, appunto, imbattibile. L’unico vero contender pare essere La stranezza, il turn pirandelliano (e parimenti onirico-immaginifico) di Roberto Andò forte dell’ottimo – e per certi versi inaspettato – successo in sala. Il signore delle formiche di Amelio è il classico film che piace ai giurati, ma non sembra destinato a trionfare. E se quella dell’adorabile Astolfo di Gianni Di Gregorio è una candidatura meritata e non scontata, con L’immensità di Crialese sono stati un po’ troppo generosi.
Miglior sceneggiatura non originale
Bentu – Salvatore Mereu
Brado – Massimo Gaudioso, Kim Rossi Stuart
Il colibrì – Francesca Archibugi, Laura Paolucci, Francesco Piccolo
Le otto montagne – Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch
Nostalgia – Mario Martone, Ippolita Di Majo
È, chiaramente, una partita a due: Le otto montagne o Nostalgia? Noi pensiamo che i voti dei giurati dell’Accademia verteranno sul primo, considerati l’amatissimo romanzo Premio Strega alla base e il box office generosissimo (e meritatissimo). L’adattamento del romanzo di Cognetti è impeccabile, ma anche Mario Martone e Ippolita Di Majo hanno “tradotto” benissimo il libro di Ermanno Rea, regalandogli con Nostalgia una chiave thriller originale e inusuale, nel nostro panorama d’auteur. Fuori dai giochi Il colibrì, nonostante il lavoro di Archibugi, Piccolo e Paolucci per portare sullo schermo il tempo continuamente “avanti e indietro” del romanzo di Sandro Veronesi (anch’esso da Strega) sia ottimo: ma il film non è “arrivato”. Bentu e Brado valgono come nomination, diciamo così, politiche: ma il secondo ci sta assai simpatico, ed è giusto che sia qui.
Miglior regista esordiente
Carolina Cavalli (Amanda)
Niccolò Falsetti (Margini)
Vincenzo Pirrotta (Spaccaossa)
Giulia Louise Steigerwalt (Settembre)
Jasmine Trinca (Marcel!)
Tre donne su cinque candidati: “the time has come” anche da noi, finalmente. E una delle tre splendide esordienti – Carolina Cavalli, Giulia Louise Steigerwalt, Jasmine Trinca – potrebbe andare a premio. Noi crediamo Steigerwalt, visto che Settembre è, fra i tre film, forse quello più “classico” (e dunque più potabile per la giuria); ma Cavalli è una luminosa promessa, e le stramberie in stile Wes Anderson di Amanda sono una boccata d’aria fresca, nel nostro cinema “due camere e cucina”. Ma ci sono anche i toni alla Virzì del maremmano Margini e il dramma duro e puro di Spaccaossa. Insomma, la gara è più che mai aperta…
Miglior colonna sonora
Esterno notte – Fabio Massimo Capogrosso
Le otto montagne – Daniel Norgren
Il pataffio – Stefano Bollani
Siccità – Franco Piersanti
La stranezza – Michele Braga, Emanuele Bossi
Il nome che salta più all’occhio è certamente quello di Bollani, che per l’adattamento da Luigi Malerba trova un mood sofisticato e ricercato. Poi ci sono Capogrosso, che scrive una sinfonia capace di tenere insieme tutti gli episodi del kolossal a puntate by Bellocchio aleggiando sulla Storia, solenne ma sempre umanissima, le noti struggenti e potentissime dello svedese Norgren, che fanno da sfondo all’amicizia tra Borghi e Marinelli, e la lieve e impeccabile composizione di Braga & Bossi per La stranezza. Per noi però dovrebbe vincere Franco Piersanti per Siccità: la sua musica parte leggera e surreale come si conviene a una commedia, poi stride, è distorta e assetata come la Capitale. Sino alla catarsi (squillante) finale.
Miglior canzone originale
Caro amore lontanissimo – musica di Sergio Endrigo; testi di Riccardo Senigallia; interpretata da Marco Mengoni (da Il colibrì)
Culi culagni – musica di Stefano Bollani; testi di Luigi Malerba, Stefano Bollani; interpretata da Stefano Bollani (da Il pataffio)
La palude – musica e testi di Niccolò Falsetti, Giacomo Pieri, Alessio Ricciotti, Francesco Turbanti; interpretata da Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini (da Margini)
Proiettili (Ti mangio il cuore) – musica di Joan Thiele, Elisa, Emanuele Triglia; interpretata da Elodie, Joan Thiele (da Ti mangio il cuore)
Se mi vuoi – musica, testi e interpretazione di Diodato (da Diabolik – Ginko all’attacco!)
Reduce dalla vittoria sanremese e pronto per un buon piazzamento (o almeno si spera) all’imminente Eurovision, Marco Mengoni è il vincitore annunciato anche ai David. Con una canzone, Caro amore lontanissimo, che è un inedito di Sergio Endrigo “regalato” dagli eredi proprio all’interprete di Due vite. Il film che la “contiene”, cioè Il colibrì di Francesca Archibugi, non è stato però il successo sperato, il che potrebbe minare le chance di vittoria. Ma anche Diodato, già vincitore nel 2020 con Che vita meravigliosa (da La dea fortuna di Özpetek), ha composto la opening song di un film che è stato un mezzo flop: Diabolik – Ginko all’attacco! dei Manetti Bros. Tolti i brani “di nicchissima” di Margini e Il pataffio (nonostante Stefano Bollani), in quanto a coolness potrebbe spuntarla solo Elodie con Proiettili, da Ti mangio il cuore. Il che sarebbe un risarcimento alla (secondo alcuni) mancata nomination come attrice protagonista di quello stesso film.