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È stato certamente una sorpresa all’ultima Festa di Roma Palazzina LAF, esordio alla regia di Michele Riondino. Dunque in fondo non sorprende trovarlo qui, ma certo l’aver (meritatamente) incassato così tante nomination, a partire dal miglior debutto, è segno che questo film, uno dei tanti diretti quest’anno da aut(t)ori (vedi il record di candidature per C’è ancora domani di Paola Cortellesi: ben 19), ha lasciato… il segno.
Foto: BIM Distribuzione
Pierfrancesco Favino è stato candidato come miglior attore, ok. Ma è certo che Comandante, film d’apertura a Venezia 80, non è stato riconosciuto come forse avrebbe sperato (e meritato). Niente nomination come miglior film (accolto alla sua uscita da un codazzo di – inutili – polemiche), e nemmeno al regista Edoardo De Angelis. Per non parlare dei tanti attori che avrebbero meritato una menzione (su tutti il “vice” di Favino, Massimiliano Rossi). Restano le categorie “tecniche”, dove la fa da padrone. Ma non basta.
Foto: 01 Distribution
Quello di Vera in Come pecore in mezzo ai lupi è il personaggio in assoluto più dark dell’attrice. Che forse anche un po’ per la sua fisicità elegante e rassicurante non aveva ancora interpretato un ruolo tanto hardcore. Nel crime-thriller di Lyda Patitucci (che non sarebbe stato male nella cinquina degli esordi, così come Andrea Arcangeli – perfetto – avrebbe potuto essere nominato tra i non protagonisti) invece veste i panni (in pelle nera) di una fixer dura e precisissima, obbligata dal suo lavoro a reprimere i sentimenti per confrontarsi quotidianamente con i peggiori criminali su piazza. Noi s’era mai vista un’Isabella Ragonese così tosta.
Foto: Fandango
Uno dei migliori esordi dell’anno, anche questo by un attore (Alessandro Roia) che si scopre autore (tinto di noir). Ottima accoglienza alle Giornate degli Autori veneziane, buone recensioni, ma in sala è purtroppo passato pressoché inosservato, e di conseguenza anche l’Accademia l’ha completamente ignorato. Peccato, perché oltre che un’ottima opera prima è anche una notevole vetrina per alcuni dei nostri migliori attori: il mai candidato ai David (vergogna!) Tommaso Ragno su tutti.
Foto: RS Productions
Anche qui, non una sorpresa in senso letterale, considerato anche il premio vinto alla Berlinale 2023 (quello per la magnifica fotografia di Hélène Louvart). Ma Disco Boy di Giacomo Abbruzzese, anch’esso candidato tra i migliori esordi, giocava in un campionato euro-cinéphile e rischiava dunque di restare schiacciato da titoli più “italiani”. Felici di vederlo rappresentato: c’è ancora domani (per il cinema indie nostrano che si apre al mondo).
Foto: Lucky Red
Le commedie tout court, si sa, sono sempre penalizzate, ai premi “importanti”. Ma Romantiche, opera prima di un’altra attrice (aridaje), e cioè Pilar Fogliati, ha una malinconia inusuale, per il nostro cinema più pop. E piazza la sua autrice tra i nomi più vitali del nostro rinnovato panorama. Dispiace non vederla riconosciuta non solo come giovane regista (capace anche di incontrare subito un suo pubblico), ma nemmeno come interprete (che addirittura si sdoppia in quattro) e sceneggiatrice (insieme al mentore Giovanni Veronesi). Ma c’è tutta una carriera davanti.
Foto: Vision Distribution
Prima nomination ai David (incredibile ma vero) per Adriano Giannini. Grazie a un film, Adagio, passato quasi totalmente in sordina nonostante il concorso di Venezia, il regista überpop (Stefano Sollima) e il cast di Serie A (Favino, Servillo, Mastandrea). Giannini interpreta (benissimo) il ruolo forse davvero più sorprendente. E l’onda lunga della serialità partita con Bang Bang Baby e arrivata a Supersex dimostra che è davvero il suo momento.
Foto: Vision Distribution
Nella cinquina degli esordi alla regia avremmo voluto vedere il nome di Alain Parroni. Perché il suo Una sterminata domenica (co-prodotto da Wim Wenders) è “un’epopea sulla noia”, come l’ha definita il compositore giapponese di Evangelion Shirō Sagisu, che ha scritto le musiche del film. Che è la narrazione (tutt’altro che tradizionale) della realtà di tre adolescenti di provincia (“non periferia”) impegnati a lasciare un segno nel mondo. Come? Vandalizzandolo oppure facendo un figlio. Una voce unica e fuori dal coro, di cui vogliamo vedere ancora.
Foto: Fandango
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