Il red carpet à la Viva Rai2!
È la prima volta che “lo famo strano”. Il red carpet, ovviamente (e finalmente). Complice l’ormai braccio destro di Fiorello, Fabrizio Biggio, che vivaraiduizza tutta la situa da sempre e per sempre parecchio ingessata della nostra Accademy (sì, con la doppia C). Aprono le danze Paola Cortellesi ed Eleonora (again, è voluto) Fanelli che manco a dirlo mettono in mezzo il conduttore: “Che emozione è questo David?”. Paola: “Che domanda è, ma chiamate una persona competente!”. E poi lo stacchetto da varietà con cilindri paillettati, ventagli di piume e lustrini (che finiscono nell’occhio ad Alba Rohrwacher). Quando arrivano Pierfrancesco Favino e Anna Ferzetti “i ballerini sono andati via” e la golden couple del nostro cinema non si sottrae al cazzeggio. Come da tradizione a Viva Rai2!, non si risparmia nessuno: lo stacchetto tocca pure ad Alice Rohrwacher e Matteo Garrone, due tra i nostri Autori, che la prendono sportivamente. Certo, il tappeto rosso poteva essere un po’ più ricco (tipo: dateci Josh O’Connor!), ma l’idea c’è. E ci piace.
I (Don’t) Feel Love
Di Tuta gold (e dell’immancabile balletto) non ci stancheremo mai, così come di ascoltare Mahmood su tutte le reti. Ma quanto sarebbe stato figo (e più “in tema”) sentirlo cantare un classico del nostro cinema? Prenotatelo già per il 2025. Per il David alla carriera a Moroder, Giorgia si esibisce in I Feel Love e Giorgio le dice: “Il più bell’arrangiamento di sempre”. Caruccio, ma avremmo voluto di più. Il peggio vero però doveva ancora arrivare: l’omaggio (ehm) a Marcello Mastroianni e Sophia Loren, sulle note di una versione – questa invece arrangiata malissimo – di What a Wonderful World cantata da Malika Ayane, con tanto di scenette – più che coreografie – create da Luca Tommassini (!). Aiutateci a dire: cringe. Chiude la parte musicale Irama con Ovunque sarai, che accompagna l’In Memoriam, #tuttovero. Ma di nuovo la parte peggiore sono le coreografie: troppo caos sul palco per un momento che vorrebbe essere solenne.
Toglieteci tutto ma non Alessia Marcuzzi
All’inizio in tanti (pure noi, lo confessiamo) avevano storto il naso perché “faceva poco cinema”, nonostante abbia recitato al fianco di Harvey Keitel e David Bowie (#tuttovero). E invece basta l’ingresso in scena con la finta vittoria del David in una categoria di sole Marcuzzi e la corsa verso Nanni Moretti al grido di “Nanni, grazie! Io sono di Casal Palocco, c’è sempre nei tuoi film!” per fare di Alessia la “conduttrice femminile” (cit. Carlo Conti) perfetta. Anzi, in più di un momento (tipo sempre?) vorremmo che sul palco ci fosse solo lei. Cinefila ben più della media dei conduttori nostrani (commentando il “non ti disunire” di È stata la mano di Dio, chiede a Sorrentino stesso: “Mi sto sbagliando, Paolo?”; e lui, con un misto di sfottò e tenerezza: “No no, ne sai tu più di me”), scopriamo che ha esordito con Vincenzo Mollica all’Umbria Film Festival, dove «parlavo l’inglese benissimo, ora non più». E anche il fangirling di fronte al David alla carriera Giorgio Moroder è adorabile. Più Alessia Marcuzzi nel cinema italiano: sì, l’abbiamo detto.
Le maestranze esiliate
La scena Sergio Ballo, miglior costumista per Rapito di Marco Bellocchio, la prende – soprattutto su Twitter, anzi X – per i quasi dieci minuti (su 45 secondi di speech consentiti) in cui parla di Europa sionista e insieme antisemita, e altre cose in questo momento indicibili in Rai. Ma piazza anche un’altra battuta che diventa, come si dice?, viralissima: “Ci avete messi sulle scale come Wanda Osiris!”. Così commenta la scelta di “esiliare” le maestranze lontane dal teatro principale dove ci sono le star, per capirci. Va bene sfruttare i tanti studi di Cinecittà, compreso il fiammante #18 con il suo videowall all’avanguardia. Ma l’effetto è sempre quello: viva chi sta dietro le quinte, ma poi è lì che li lasciamo anche nelle occasioni importanti. Forse per questo il miglior truccatore (Enrico Iacoponi per Rapito) è rimasto a casa, lasciando l’immenso Studio 18 vuoto al momento dell’annuncio del vincitore?
Ladies and Gentlemen, Paola Cortellesi
vorrei tanto spiegare all’Academy il discorso della miglior attrice protagonista che dopo aver ritirato già diversi David inizia con “è tutto un magna magna” e conclude con “ciao mamma”.
in America avranno tante cose ma non hanno Paola Cortellesi#david69 pic.twitter.com/uBkUIq76kv
— clarissa insolia (@avvclarinsolia) May 3, 2024
“Paola Cortellesi colleziona la prima gemma dell’infinito, Paola prendile tutte come Thanos”, scrive profeticamente un utente su X la prima volta che lei sale sul palco per il David degli spettatori. “Ricordo quella signora di Genova che in conferenza stampa ci ha detto: ‘Sono stata una Delia ma ora non lo sono più'”. Sbam. Poi altro giro, questa volta premiata da Sorrentino per l’esordio alla regia: “Ho debuttato alle porte della menopausa”, cazzeggia, ma si unisce anche alla polemica sugli attori turned registi che hanno monopolizzato la categoria: “Auspico che gli esordienti giovani abbiano la possibilità di avere sempre un sostegno disponibile per raccontare nuove storie”. Chapeau, e affondo con dedica alla figlia: “Questo, Lauretta, è per te”. David n°… abbiamo perso il conto, questa volta come attrice protagonista: “È tutto un magna magna. Ci sono sempre i soliti, sempre le stesse facce… anticipo il discorso di uscita di tutti che condivido. E ringrazio la regista che mi ha raccomandato”. All’ennesima chiamata si lascia andare a un: “Non ne potrete più di vedermi su questo palco”. Sì, Paola Cortellesi dice sempre la cosa giustissima (ironica, profonda, e a volte tutte e due insieme) al momento giusto. Non è umana, è una macchina da show.
Doppio fallo
C’è in platea Josh O’Connor (JOSH O’CONNOR) e se ne ricorda solo Alessia Marcuzzi: “Challengers è primo al box office e qui abbiamo Josh, che è uno dei protagonisti. Complimenti!” (segue inquadratura di lui che si imbarazza). Ma fategli raccontare che ha girato una scena con Guadagnino lì a Cinecittà, fatelo parlare di Fellini, che l’attore british ama e conosce benissimo. No, niente, lasciamolo seduto zitto e fermo. E lo stesso vale per il (bellissimo) film di cui è protagonista, La chimera, e la sua autrice, Alice Rohrwacher, portata in palmo di mano ovunque tranne che qui. Ai David 13 nomination e manco un premio. Tirano fuori Isabella Rossellini (nominata come non protagonista) solo per premiare il miglior film internazionale, Anatomia di una caduta. E anche Justine Triet nel suo discorso di ringraziamento dice che ha amato moltissimo il film di Alice. Ma ce la faremo mai? Senza contare l’altro (assurdo) “zero tituli” della serata, Il sol dell’avvenire (7 candidature): Nanni che fa Nanni nel cinema di Nanni. Ma, alla fine, che je frega a Nanni del David?