Inizia non con un botto, ma con una mancanza di Wi-Fi. Internet va fuori uso, il che significa niente social media, niente e-mail, niente comunicazioni con il mondo esterno e – poiché questo è un film di Netflix sugli scenari peggiori possibili – niente streaming. Poi i satelliti vengono messi fuori uso, il che elimina tutti i sistemi tecnologici di navigazione che orbitano sugli Stati Uniti. Poiché i modelli di migrazione degli animali sono saltati, potreste vedere più cervi del solito spuntare nel vostro giardino. Tenete d’occhio anche i fenicotteri nella vostra piscina. Dal cielo iniziano a cadere opuscoli di propaganda. E infine, ecco un rumore forte e penetrante, così potente da risultare debilitante. Il caos regna sovrano. Non c’è bisogno di spingere l’America giù da un precipizio. Basta portare la gente verso quel precipizio, e il resto lo faremo da soli.
Questa è la premessa di Il mondo dietro di te (ora su Netflix), l’adattamento pieno di star firmato Sam Esmail del romanzo di Rumaan Alam. Si comincia con una famiglia benestante che decide di lasciare la città per godersi qualche giorno di relax in un borgo caratteristico lontano da tutto; il titolo del film è anche lo slogan della società a cui si rivolgono per l’affitto della casa. Finiamo sull’orlo dell’Armageddon totale. Nel frattempo, il film si concentra sul modo in cui il sestetto di personaggi principali – tre adulti e tre ragazzi – affronta la situazione criptica che si sta lentamente evolvendo davanti ai loro occhi. Uno di loro, in particolare, merita un’attenta osservazione. Il suo nome è Amanda.
È la matriarca dei Sandford, una delle due famiglie coinvolte in questa spirale negativa, e se avete sempre voluto vedere Julia Roberts in modalità “posso parlare con il direttore?”, questo è al 100% il film che fa per voi. La sua Amanda è il tipico esemplare di Brooklyn che prenota impulsivamente un viaggio improvvisato a Long Island senza preoccuparsi di informare la sua famiglia. Questa donna ha bisogno di andarsene. Domande? No? Bene. Prendete i bambini e iniziate a fare i bagagli. Compreremo le necessarie casse di rosé quando arriveremo.
Il marito professore universitario, Clay (Ethan Hawke, che interpreta bene il suo personaggio di padre hipster confuso), fa spallucce, carica l’auto e si mette al volante. Il figlio, Archie (Charlie Evans), spera in un incontro fortunato nella vicina Sag Harbor. La figlia Rose (Farrah Mackenzie) è ossessionata da Friends. Quando la sua connessione si interrompe proprio mentre sta per guardare l’episodio finale della serie, va fuori di testa. Avrebbe preferito la fine del mondo, e infatti… ma mancano ancora alcuni giorni. Nel frattempo, la famiglia si gode la sua casa lontano da casa. Poi una petroliera si posiziona inspiegabilmente proprio sulla spiaggia dove i Sandford si stanno rilassando. La reazione della famiglia va dalla preoccupazione al “vabbè”. Amanda, invece, è decisamente arrabbiata. Questo è il genere di cose che rovinano le vacanze tanto agognate!
Julia Roberts si è da tempo lasciata alle spalle il peso di essere la fidanzatina d’America, anche se gli spettatori la assoceranno sempre a quei grandi successi di inizio anni ’90. Le sue eroine erano caparbie, con la spina dorsale d’acciaio, spesso sfrontate, e sempre simpatiche; anche quando i suoi personaggi tendevano a essere estremamente imperfetti (andate a rivedervi Il matrimonio del mio migliore amico), facevamo comunque il tifo per loro. La madre che ci regala in Il mondo dietro di te suggerisce che Roberts si sta divertendo a lasciarsi alle spalle molti dei convenevoli da star del cinema del passato. Questo personaggio le permette di abbandonarsi ad alcuni sguardi e risposte brusche, ma senza fare una caricatura. Sia Roberts che noi riconosciamo che la donna che sta interpretando probabilmente non è molto lontana da qualcuno che conosciamo, se non addirittura da qualcuno che vediamo riflesso nello specchio. In effetti, è proprio quel leggero tocco borghese che Roberts mette nelle sue battute e nelle sue alzate d’occhi a renderla così vicina a noi, e quindi a renderci in fondo complici di ciò che accadrà. Abbiamo visto il nemico e non siamo più così sicuri che la rucola di questa insalata sia davvero biologica, cameriere.
Tutti questi fenomeni misteriosi e questi piccoli inconvenienti, tuttavia, erano solo una prova generale per la tragedia vera e propria. Dopo che i ragazzi sono andati a letto, bussano alla porta. Amanda e Clay trovano sulla veranda un uomo in smoking e una giovane donna. Il suo nome è George “G.H.” Scott (Mahershala Ali), ed è il proprietario dell’appartamento. La ventenne accanto a lui è sua figlia Ruth (Myha’la di Industry). Si scusano per il disturbo, ma c’è stato un enorme blackout a New York. Sono stati alla Filarmonica nel Bronx – George è nel consiglio di amministrazione – e, dato che è impossibile stare in città quando manca la corrente, hanno deciso di venire qui finché le cose non si calmano. Dormiranno nel seminterrato e rimborseranno metà dei soldi ai Sandford.
Certo, dice Clay. Non così in fretta, dice Amanda. Come fanno a sapere che sono davvero chi dicono di essere? Il modo in cui interroga George chiedendogli “Quindi questa è casa tua?” ci offre tutto il sottotesto che ci serve. Non si sa se Clay sia così accondiscendente perché non vuole sembrare razzista. Ma è certo che Amanda ha abbandonato ogni pretesa di concedere loro il beneficio del dubbio, ed è passata direttamente a un atteggiamento passivo-aggressivo ed eccessivamente protettivo. Ruth è incattivita. George controbatte con una cortesia che mette paura. Forse non ha il portafoglio e forse non ci sono foto degli Scott in bella mostra ovunque, ma l’uomo ha la chiave della vetrinetta dei liquori. Nel frattempo, Amanda esige che esaminino la pagina dei termini e delle condizioni, altrimenti…
Questo incontro iniziale, così come alcuni dei tête-à-tête successivi, sembra una scena teatrale, non importa quante angolazioni sghembe o movimenti di camera fantasiosi Esmail utilizzi (il creatore di Mr. Robot ha sempre amato queste inquadrature folli). Eppure, è proprio questo sguardo spigoloso e così ben codificato a regalare a Il mondo dietro di te una certa tensione, ancor più delle occasionali sbirciate a ciò che accade fuori dalla porta di quella casa – anche se credeteci quando vi diciamo che non guarderete più le Tesla a guida autonoma nello stesso modo.
Semmai, si vorrebbe che il film approfondisse il tema della facciata che si incrina in relazione alla classe socioeconomica e, nello specifico, alla razza. Amanda si presenta chiaramente come un’abitante progressista di Park Slope che al contempo è anche una misantropa incallita, eppure c’è un lato ancora più oscuro che si manifesta all’inizio fra lei e George, e poi con Ruth, ma che non viene mai esplorato a fondo. La donna se la cava fin troppo facilmente. La tensione rimane, finché la storia non ha bisogno di metterla da parte per fare spazio al suo messaggio più grande.
Ovvero: la vera minaccia di questa storia (e del mondo in generale) non è un attacco informatico, una bomba intelligente o un sabotaggio. È il sospetto che coviamo all’interno di ciascuno di noi. A un certo punto, Mahershala Ali – che, è bene sottolinearlo, ruba ogni scena che lo vede presente e supera ogni collega con cui condivide lo schermo – parla del suo lavoro quotidiano di gestore di fondi e analista di mercato, e di un cliente che lavora nell’industria della Difesa. Il timore che questo pezzo grosso del governo nutriva era che, con qualche disastro ben piazzato, ci saremmo rivoltati l’uno contro l’altro in modo del tutto naturale.
Il fatto che egli esponga quest’idea di fronte a un vicino di casa, interpretato da un minaccioso Kevin Bacon che brandisce un fucile, non fa che sottolineare la possibilità di un’imminente guerra civile (apprezziamo il fatto che il regista si sia trattenuto e non abbia fatto indossare a Bacon un cappellino “Make America Great Again”). I semi della distruzione sono già stati piantati da noi, hanno solo bisogno di un po’ d’acqua e di luce del sole per crescere. E quanto più Il mondo dietro di te si sofferma su questa tesi, tanto più si teme che questo non sia un thriller. Potrebbe essere un documentario, solo con le star del cinema.