Quarant’anni fa, quattro uomini indossarono delle uniformi, idearono un logo accattivante (uno spettro spaventato in un cerchio rosso con una barra che lo attraversa), si misero in spalla degli zaini protonici e salvarono New York da una divinità malvagia rintanata in un attico. Erano coraggiosi, audaci, furbi e, non lo sottolineeremo mai abbastanza, non avevano paura dei fantasmi. Non è un’esagerazione dire che l’originale Ghostbusters di Ivan Reitman ha cambiato i blockbuster di Hollywood. L’idea di combinare gli elementi della commedia demenziale con l’horror e l’action ha praticamente resettato l’intero scenario. Da allora viviamo in un mondo trasversale.
Ci sono franchise cinematografici che esistono da più tempo delle disavventure di questi investigatori del paranormale e che continuano ad andare fortissimo: Star Wars sta per compiere il suo cinquantesimo anniversario e continua a colonizzare il panorama culturale pop; la saga di Alien sta per tornare con il settimo film (Romulus), e in cantiere c’è anche una serie tv; non parliamo poi di James Bond. Ma la serie di Ghostbusters si sente ancora molto legata all’avventura originale e, sebbene il fandom sia rimasto forte, non è invecchiata o si è adattata altrettanto bene al tempo corrente, a differenza dei franchise “colleghi”. Un sequel poco riuscito nel 1989 ha rallentato l’impulso a realizzare altri film. Nel corso degli anni, si sono susseguite alcune serie animate; e quando è esplosa la grande sete di intellectual property degli anni Dieci, è stato prodotto un reboot tutto al femminile con una nuova generazione di superstar del Saturday Night Live e… non è andata bene per niente.
E dopo ancora, nel 2021, è arrivato Ghostbusters – Legacy, un ritorno alle origini che non era altro che un palese fan service sotto forma di lungometraggio. La figlia e i nipoti di Egon Spengler – R.I.P. Harold Ramis – si trasferiscono nella sua casa in Oklahoma e si imbattono in scherzetti soprannaturali. L’insegnante dei ragazzi e alcuni compagni di scuola li aiutano a combattere gli spiriti maligni. Vengono riesumati gli zaini protonici e l’Ectomobile. Così come quel che resta dello spirito dell’84. I fantasmi, in effetti, sono stati anche quella volta catturati. Jason Reitman prende il posto del padre Ivan, scomparso quattro mesi dopo la prima del film, alla regia, e il tutto ha l’aria di un figlio che rende omaggio a suo padre e al tempo stesso si prende cura del franchise.
E ora, esattamente come era successo con l’originale, il tentativo di ravvivare “correttamente” questa serie ottiene il suo debole sequel. Diretto dal co-sceneggiatore Gil Kenan, Ghostbusters – Minaccia glaciale segue gli Spengler mentre si trasferiscono a New York, dopo essersi stabiliti nel vecchio quartier generale dei pompieri e aver mantenuto viva la tradizione di famiglia. Callie (Carrie Coon), Trevor (Finn Wolfhard) e Phoebe (Mckenna Grace) sono tornati. Anche Gary Grooberson (Paul Rudd), il loro ex insegnante diventato patrigno. E pure Lucky (Celeste O’Connor) e Podcast (Logan Kim), i loro compagni di classe che si sono trasferiti in città. E, naturalmente, Ray Stantz (Dan Aykroyd), Winson Zeddemore (Ernie Hudson), Peter Venkman (Bill Murray) e la loro vecchia receptionist, Janine (Annie Potts). Abbiamo detto che anche Walter Peck (William Atherton) è tornato a combinare guai?
Inoltre, c’è uno scienziato (James Acaster) che lavora in un centro di ricerca sul paranormale. E un bibliotecario (Patton Oswalt) specializzato sia nelle leggende relative ai fantasmi che nello spiegarci per filo e per segno la trama, il cui incipit si svolge nel 1904. E un truffatore di nome Nadeem (Kumail Nanjiani), che vende a Ray – che ora gestisce un negozio di oggettistica – un’antica sfera ricoperta di glifi che contiene un demone millenario, ma che potrebbe essere la chiave per fermare il suddetto demone nel caso in cui l’essere malvagio dovesse fuggire dalla sua prigione vintage (cosa che, attenzione agli spoiler, avviene). E Melody, un fantasma che gioca a scacchi con Phoebe e avrà un altro ruolo fondamentale in quest’avventura. L’amicizia crescente tra queste due giovani donne, una delle quali è viva, è molto romantica, anche se non abbastanza da far arrabbiare gli omofobi o da vietarne l’uscita in Cina.
Abbiamo dimenticato qualcuno? Probabilmente sì. Minaccia glaciale è pieno di personaggi vecchi, nuovi o presi in prestito. Ma non si riesce a spiegare perché alcuni di loro sembrano scomparire durante alcuni scambi importanti per poi riapparire improvvisamente qualche scena dopo, o rimangono bloccati in storyline secondarie, e vengono messi insieme in un climax che sembra essere stato riscritto in tempo reale. A un certo punto, il grande cattivo si presenta in un negozio di vaporizzatori che condivide il soprannome di un protagonista chiave, si sbarazza del commesso in un caso di scambio di identità… e poi arriva a casa del vero protagonista un secondo dopo. Quando la continuità e la logica della trama sono assenti nel tuo film, chi chiami? Non questa gente.
Il sottotitolo Minaccia glaciale è dovuto alla capacità di quel villain ultraterreno di scatenare “il gelo della morte”, che fa congelare tutto all’istante. È un’ottima scusa per l’unica scena impressionante del film, in cui una nuvola scura si fa lentamente strada verso Coney Island e avvolge rapidamente Manhattan. Ci chiediamo se questo stesso potere sia alla base della freddezza e del disinteresse generale mostrati da quasi tutti i grandissimi attori sullo schermo: a parte Aykroyd, che mostra la sua consueta allegria nel ritrovarsi nella sua comfort zone, nessuno sembra avere voglia di essere lì o di ripetere le stesse scene di sempre. Il nostro consiglio è di portare con voi un collirio e di applicarlo regolarmente, per non sbattere le palpebre e perdere così le brevissime apparizioni di Bill Murray.
Il film originale del 1984 ha inventato una ricetta così vincente che da allora milioni di film hanno cercato di replicarla, e la maggior parte di essi ha fallito. C’era bisogno della chimica specifica di quegli attori, di quel regista brillantemente anarchico, di quegli effetti speciali ormai teneramente datati e della sensazione che qualcosa di unico fosse stato creato davanti ai tuoi occhi. Ghostbusters – Minaccia glaciale dimostra che ormai questo treno della nostalgia ha ormai consumato i binari su cui corre. Il film si conclude con la dedica “Per Ivan”, un toccante omaggio al pioniere della gonzo comedy che ha dato il via a tutto. Forse il modo migliore per onorare la sua memoria sarebbe lasciare in pace questo franchise. Appendete gli zaini protonici al chiodo. Staccate il telefono. È meglio conservare i ricordi delle glorie che furono invece che continuare a resuscitare i fantasmi del passato.