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Emma Stone ce la ricorderemo anche fra cent’anni

Compie 35 anni oggi la diva-non-diva di Hollywood. L’interprete dai (finti) capelli rossi che ha trovato la via della gloria eterna (e un rimedio ai propri mali) con la recitazione. Ritratto di un’attrice (e di una donna) che è già ora senza tempo

Foto: Theo Wargo/WireImage via Getty Images

Una delle scene più emblematiche di Babylon (2022) è quella in cui l’ormai ex divo del cinema muto Jack Conrad (Brad Pitt) si presenta davanti alla scrivania della giornalista Elinor St. John (Jean Smart) e chiede spiegazioni della stroncatura che lo vede protagonista in prima pagina. Il fatto è che Jack Conrad è un attore che ha fatto ormai il suo tempo, e non importa che a dettarne la morte professionale sia l’avvento del sonoro. Elinor St. John è lucidamente lapidaria: questa è la sorte che in quel di Hollywood prima o poi spetta a tutti. Solo che quei tutti possono dirsi fortunati, perché i Jack Conrad di ieri e di oggi, per quanto finiti, si troveranno inevitabilmente a «trascorrere l’eternità tra angeli e fantasmi», avendo impresso su una pellicola la propria immortalità.

Elinor St. John ha ragione da vendere, però guardando quella scena viene da chiedersi: di chi ci ricorderemo davvero fra cent’anni? Giusto per rimanere nella Babilonia hollywoodiana del regista Damien Chazelle, di certo possiamo dire che il nostro Jack Conrad è sicuramente quell’iconicissimo Brad Pitt; e basta citare il personaggio di Nelly LeRoy per fare il nome dell’ormai celeberrima Margot Robbie. Ma che ne dite di Emily Patricia Jean Stone? O per meglio dire: quella Emma Stone che tutti (ri)conosciamo bene ormai da un pezzo, e che Chazelle aveva scelto proprio per il ruolo di Nelly LeRoy dopo averla consacrata alla gloria eterna nel 2017 (vedi alla voce: Oscar come migliore attrice protagonista) con la Mia Dolan di La La Land? Secondo me facciamo centro. Perché in Emma Stone non ci sono solo le capacità attoriali e le giuste scelte per i giusti copioni: con Emma Stone c’è qualcos’altro. Ma ci arriviamo.

Emma Stone in ‘La La Land’ (2016). Foto: Summit Entertainment

Classe 1988, Emma Stone nasce a Scottsdale, Arizona, dove il caldo è così secco che sembra abbia «intenti omicidi»; dove – come ammette Stone a Diane Keaton in un’intervista per Interview Mag – ti senti «cotto vivo», ma vedi certi tramonti e senti una tale pace che quasi quasi bisognerebbe provare a dare al deserto una chance. Figlia di Jeffrey Charles Stone (fondatore e CEO di una società di appalti generali) e di Krista Jean Stone (casalinga), Emma cresce con un fratello di nome Spencer e sempre meno amici. Il problema sono i suoi «demons», ovvero quegli attacchi di ansia e panico che iniziano a 7 anni, quando stare sul divano di un amico significa passare il tempo a credere che la casa stia andando a fuoco. Perché come ammette Emma Stone all’amica Jennifer Lawrence nell’intervista del 2018 per Elle USA, lei è (a detta di sua madre) nata «coi nervi fuori dal corpo»; ed è anche (a suo dire) «sensibile a un livello problematico». Tanto che «Emily arrossisce guardando la televisione. Emily arrossisce per qualcuno in tv», conferma Lawrence.

Per fortuna però esiste la recitazione, che dopo anni di lezioni (canto annesso) inizia sul serio a 11 anni, quando Stone prende prima parte alla produzione teatrale Il vento tra i salici, e poi ad altre con la Valley Youth Theatre a Phoenix. E più la giovane Emma assume la consapevolezza che il palcoscenico è la panacea ai propri mali, più i genitori si fanno convincere (con tanto di presentazione in PowerPoint dal titolo Project Hollywood) che tentare la strada della California non sia poi una cattiva idea. Così, nel 2004, arriva il trasferimento con la madre a Los Angeles; le audizioni (a vuoto) per la parte della figlia in pressoché ogni serie Disney; il debutto nel reality The New Partridge Family; ma anche la (non memorabile) parte di un cane in un episodio di Zack e Cody al Grand Hotel.

Emma Stone con Jonah Hill in ‘Su×bad – Tre menti sopra il pelo’ (2007). Foto: Sony Pictures

Ci vuole il 2007, il capello che diventa rosso (natura vuole sia biondo) e la partecipazione al film di successo Su×bad – Tre menti sopra il pelo a rendere evidente a tutti che Emma Stone non è solo l’Exciting New Face che si trova scritto sullo Young Hollywood Award che si porta a casa per la sua interpretazione. Non è solo l’attrice che nel 2008, con La casa delle conigliette, «sta seguendo bene la strada per diventare una star», come scrive il critico Ken Fox su TV Guide. E neppure solo l’«enormemente promettente Stone» che nel 2009, dopo la performance in Zombieland, viene descritta da Tim Robey sul Daily Telegraph come «una tipa tosta che proietta l’aura di essere più saggia della sua età» (21 anni allora). Neppure, in definitiva, solo quell’attrice dalla «performance formidabile» che secondo la critica Anna Smith si può trovare dietro l’accento strascicato della Olive Penderghast di Easy Girl (2010), film che nel 2011 le vale la candidatura come migliore attrice in una commedia o musical ai Golden Globe – oltre che un attacco d’asma durante una scena di sesso, vabbè.

Emma Stone in ‘Easy Girl’ (2010). Foto: Sony Pictures

Insomma: Emma Stone recita (bene) e ha il supporto di pubblico e critica (sempre). Ma Emma Stone ce la ricorderemo anche fra cent’anni perché dietro l’industria del cinema non ci sono solo i riconoscimenti e i bei film; dietro i personaggi e le sceneggiature, ci sono anche loro: le persone. E il fatto è che Emma Stone ha quel “non so che” che va al di là dell’esperienza da attrice vs. spettatori, e che per la co-star di Su×bad (e poi della serie Maniac) Jonah Hill è qualcosa che ha a che fare anche col fatto che «non è piena di merda, non è pretenziosa ed è “elettricamente” intelligente». In sostanza: per quanto nel 2014 abbia ottenuto una valanga di nomination per Birdman (vedi: candidatura come migliore attrice non protagonista agli Oscar, ai Golden Globe, agli Screen Actors Guild Award, eccetera) e nel 2017 un premio Oscar (come si diceva) per La La Land, la sensazione che rimanda una come lei è sempre quella di essere l’amica brava bravissima a cui auguriamo successo in tutto, e che si merita tutto. Per esempio: di essere inserita da Time Magazine tra le 100 persone più influenti al mondo, oltre che la più pagata di Hollywood (nel 2017); di strusciarsi su Ryan Gosling in Crazy, Stupid, Love (2011), nondimeno. E senza che tuttavia ci punga la benché minima mefistofelica invidia.

Emma Stone con Ryan Gosling in ‘Crazy, Stupid, Love’ (2011). Foto: Warner Bros.

La fidanzata-ma-anche-collega a cui vogliono bene pure gli ex come Andrew Garfield, che, dopo la triplice esperienza con lei sul set di The Amazing Spider-Man, è arrivato a dire che «lavorare con Emma è stato come immergersi in un fiume tortuoso e non aggrapparsi mai alla riva. Dall’inizio. Fino alla fine. Spontaneo. Nel momento. Presente. Terrificante. Vitale. L’unico modo in cui dovrebbe essere l’esperienza di recitare con qualcuno». E l’attrice-ma-anche-personalità che il regista Damien Chazelle ammette di aver scelto per La La Land (2016) perché «è molto moderna, ma in lei c’è anche una sorta di atemporalità». Della serie: in qualunque epoca la si piazzi e – ne abbiamo sempre più conferma – qualsiasi cosa le si faccia fare, una come Stone va sempre alla grande. E non è certo una tesi campata per aria, se si considera che il regista Yorgos Lanthimos l’ha scelta per interpretare tanto la scaltra e senza scrupoli Abigail Masham nell’Inghilterra di inizio ’700 della Favorita (2018), quanto Bella Baxter, la Barbie punk sulla via di un’emancipazione estrema in Povere creature! (Leone d’oro a Venezia 80 e in uscita il 24 gennaio prossimo, prima di una – ovvia – ennesima nomination agli Oscar per la sua protagonista).

Emma Stone in ‘Poor Things’. Foto: Yorgos Lanthimos/ Searchlight Pictures

Forse era già stata Brie Larson nel 2017 (a corollario del nome di Emma Stone tra 100 più influenti per Time) a dirci in sintesi perché ci ricorderemo sempre di una così: «Non posso immaginare un film senza Emma Stone. E non voglio. Come attrice, Emma è coraggiosa, devastante, esilarante, reale, complessa, affascinante e molto altro ancora. La sua performance da Oscar in La La Land è solo l’ultimo esempio. Ma Emma assume ruoli significativi anche fuori dallo schermo. L’amica altruista. La psicologa saggia. La leader impavida. La ragazza più cool alla festa, ma anche la mamma che viene a vedere la tua partita di calcio, fa il tifo per te con tutta l’aria che ha nei polmoni, non importa. Io so che ha interpretato tutti questi ruoli nella mia vita. E per questo sono fortunata a chiamarla mia amica». Fino a confermarcelo del tutto: «Quello che ammiro davvero di Emma è che non ha mai paura di mostrarci la cosa più difficile che puoi mostrare al mondo: te stesso. Ciò che comporta non è sempre bello. Ma con Emma è reale, ed è bello». Così sia.

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