Golden Globe 2020: menu etnico e vegano, ma la vecchia Hollywood continua a mangiare | Rolling Stone Italia
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Golden Globe 2020: menu etnico e vegano, ma la vecchia Hollywood continua a mangiare

La stampa estera finisce per premiare il passato: l'elegia hollywoodiana di Tarantino e, a sorpresa, il dramma bellico di Sam Mendes. E lascia assurdamente Martin Scorsese & C. a bocca asciutta

Golden Globe 2020: menu etnico e vegano, ma la vecchia Hollywood continua a mangiare

Brad Pitt in sala stampa con il premio come miglior attore non protagonista per 'C'era una volta a...Hollywood'

Foto: Kevin Winter/Getty Images

Quest’anno agli invitati alla cerimonia di consegna dei Golden Globe è stata servita una cena vegana: felice Leonardo DiCaprio e pure Joaquin Phoenix, che nel suo discorso per il premio a Joker ha ringraziato anche la quinoa. Pareva questa l’unica notizia rilevante in una serata altrimenti uguale a tutte le precedenti. Lo ha detto bene il conduttore Ricky Gervais nello spericolato monologo iniziale: «Potreste guardare tutta la prima stagione di After Life (la sua serie su Netflix, ndr) invece delle prossime tre ore di noiosissimo spettacolo». Che, come ogni anno, è servito solo a mettere dentro una stanza gente che deve misurarselo a vicenda: il box-office, cos’avevate capito.

Chiamato per la quinta (e, crede lui, ultima) volta a presentare i Globe, Gervais ha centrato il punto soprattutto su un’altra questione: «Avremmo voluto fare un filmato “In Memoriam” (quello dedicato ai morti celebri dell’ultimo anno, ndr). Ma, quando ho scorso la lista delle persone scomparse, ho visto che non era abbastanza “diversa”. Erano quasi tutti bianchi. Ho pensato: “Questa non la farò passare”». Ecco, i premi assegnati dalla stampa estera a Los Angeles (questo sono i Golden Globe, per chi ancora non lo sapesse) ormai servono, come i loro cugini più o meno illustri, a raccontare la Hollywood che è cambiata. La Hollywood dell’inclusione e della diversità, la Hollywood del nuovo femminismo e delle etnie mica nuove che però, finalmente, si prendono la scena (vedi Awkwafina, miglior attrice protagonista di una commedia/musical per The Farewell – Una bugia buona). Tutto vero, tutto giusto. Il limite è che, nel 2020 delle elezioni presidenziali già temutissime dal gotha audiovisivo, il messaggio conti più dei film, l’impegno più dell’intrattenimento.

A questo giro non mancavano i titoli amati dalla critica ma campioni pure al botteghino: su tutti Joker, più di un miliardo – un po’ a sorpresa, va detto – d’incasso globale. Non mancava la A-list del cinema (o quel che il cinema è diventato), quasi tutta candidata: Pitt DiCaprio Kidman Theron Aniston eccetera; ma poi tra i premiati si leggono nomi di nuova generazione come Taron Egerton, alias lo sputato Elton John di Rocketman. Non mancavano i colossi che oggi sono i nuovi studios, Netflix e Amazon e adesso pure AppleTv+, rimasto a bocca asciutta con The Morning Show ma comunque già in grado di competere coi big; però è rimasto pressoché intatto il potere di HBO (Succession è la migliore serie drammatica, Chernobyl la migliore miniserie), che ha battuto la concorrente lettera scarlatta (Netflix, su 34 candidature, ha portato a casa due premi: per Olivia Colman in The Crown e Laura Dern in Storia di un matrimonio).

Eppure, tra statement vegetariani e ultimi sgoccioli di MeToo, chi si ricorderà dell’unica vera sorpresa della serata? Ovvero: 1917 di Sam Mendes (nelle sale italiane dal 23 gennaio) che ha vinto come miglior film drammatico e pure per la regia. L’affrescone bellico molto classico ha sbaragliato la concorrenza di capolavori con l’unica colpa di essere prodotti da Netflix (The Irishman di Martin Scorsese, Storia di un matrimonio di Noah Baumbach). Insomma, tra la riconferma dei nuovi player della scena internazionale (l’inglese Phoebe Waller-Bridge di Fleabag) e la giusta consacrazione di divi artisticamente sottovalutati (Brad Pitt, che per C’era una volta a… Hollywood di Tarantino ha battuto “non protagonisti” come Al Pacino e Joe Pesci), Hollywood finisce per premiare il passato: un (bellissimo, eh) film di maschi, il dramma bellico di Sam Mendes, prodotto da un grande studio. Forse è questo, l’unico vero messaggio passato sotto silenzio nella notte d’oro.


Ecco la lista completa dei vincitori:

Miglior film drammatico
1917

Miglior film – musical o commedia
C’era una volta a… Hollywood

Miglior regista
Sam Mendes – 1917

Migliore attrice in un film drammatico
Renée Zellweger – Judy

Migliore Attore in un film drammatico
Joaquin Phoenix – Joker

Migliore attrice – musical o commedia
Awkwafina – The Farewell – Una bugia buona

Migliore attore – musical o commedia
Taron Egerton – Rocketman

Miglior film di animazione
Missing Link

Miglior film straniero
Parasite

Migliore attrice non protagonista in un film
Laura Dern – Storia di un Matrimonio

Migliore attore non protagonista in un film
Brad Pitt – C’era una volta a… Hollywood

Miglior sceneggiatura
Quentin Tarantino – C’era una volta a… Hollywood

Miglior colonna sonora originale
Hildur Guðnadóttir – Joker

Miglior canzone
I’m Gonna Love Me Again – Rocketman

Miglior serie tv comedy
Fleabag – (Amazon)

Miglior serie drammatica
Succession (HBO)

Miglior miniserie
Chernobyl (HBO)

Miglior attrice in una serie tv comedy
Phoebe Waller-Bridge – Fleabag

Miglior attore in una serie tv comedy
Ramy Youssef – Ramy

Miglior attrice in una serie drammatica
Olivia Colman – The Crown

Miglior attore in una serie drammatica
Brian Cox – Succession

Miglior attrice in una miniserie
Michelle Williams – Fosse/Verdon

Miglior attore in una miniserie
Russell Crowe – The Loudest Voice

Miglior attrice non protagonista in una serie
Patricia Arquette – The Act

Miglior attore non protagonista in una serie
Stellan Skarsgård – Chernobyl

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