I film che non avrebbero dovuto vincere l’Oscar | Rolling Stone Italia
Ladri di statuette

I film che non avrebbero dovuto vincere l’Oscar

Da ‘Il discorso del re’ (che rubò la statuetta a ‘The Social Network’) al recente ‘CODA – I segni del cuore’, passando per ‘Crash’ al posto dei ‘Segreti di Brokeback Mountain’. E i “trombati” illustri sono tantissimi…

I film che non avrebbero dovuto vincere l’Oscar

Colin Firth in ‘Il discorso del re’ di Tom Hooper

Foto: Eagle Pictures

Shakespeare in Love
John Madden1998
Shakespeare in Love (film 1998) TRAILER ITALIANO

Siamo alle porte del nuovo millennio e in cinquina ci sono due titani (insieme al nostro dark horse Roberto Benigni, che con La vita è bella trionferà come attore e per il miglior film straniero): Steven Spielberg con Salvate il soldato Ryan e Terrence Malick, che torna a dirigere un film a vent’anni (!) da I giorni del cielo. Il primo avrà almeno il contentino della statuetta per la miglior regia; il secondo, nonostante le 7 nomination, resterà a bocca asciutta. È l’epoca dello strapotere di Harvey Weinstein, il produttore dei cosiddetti “film boutique” Miramax che sfidano le grosse produzioni degli Studios. Dopo la vittoria due anni prima con Il paziente inglese (e l’ottimo piazzamento, anche ai vari awards, di Will Hunting – Genio ribelle al giro precedente), Davide riesce a sconfiggere di nuovo i Golia di Hollywood: 7 statuette su 13 candidature totali. Ma sappiamo che poi la Storia avrebbe ribaltato tutto…

A Beautiful Mind
Ron Howard2001
A beautiful mind - trailer ita HD

Un godibile biopic che non disdegna il kitsch (vedi il make-up del finale): questo è A Beautiful Mind, che punta tutto sul suo protagonista Russell Crowe, fresco dell’Oscar per Il gladiatore. Uno spettacolo Vecchia Hollywood che ancora oggi, se passa in tv, fa piacere guardare. Ma quell’anno in gara c’erano il primo capitolo del Signore degli anelli by Peter Jackson, l’irresistibile Gosford Park di Robert Altman e, soprattutto, Moulin Rouge!, il capolavoro di Baz Luhrmann che avrebbe cambiato per sempre la storia del musical al cinema. Snobbato tra le best pictures, sarà sconfitto anche sul fronte attrici, con Halle Berry che vince su Nicole Kidman (la quale sarà però risarcita l’anno successivo per The Hourse: ma Satine era un’altra cosa). Col senno di poi, una vittoria davvero rubata.

Crash – Contatto fisico
Paul Haggis2004
Crash - Contatto Fisico - Trailer ITA

I giochi sembravano fatti: a I segreti di Brokeback Mountain, già Leone d’oro alla Mostra di Venezia, sarebbe andata la statuetta di miglior film. Il che avrebbe fatto segnare un primato nella storia dell’Academy: sarebbe stato il film “di Studio” incentrato su una love story apertamente omosessuale. Ang Lee, che ha diretto il dramma starring Heath Ledger e Jake Gyllenhaal, vince come miglior regista, e poi… sorpresa. Il miglior film è Crash – Contatto fisico, pastiche crime-mélo firmato dal misconosciuto Paul Haggis (che quella notte vince anche per la miglior sceneggiatura originale). “Crash non meritava la statuetta di miglior film”: chi l’ha detto? Lo stesso Paul Haggis, molti anni più tardi. L’importante è l’onestà (e l’autoconsapevolezza).

Il discorso del re
Tom Hooper2010
Trailer ufficiale del film IL DISCORSO DEL RE

Uno degli scandali più eclatanti nella storia degli Oscar. Capolavoro di David Fincher, The Social Network è il film che meglio di tutti racconta la nostra società digitale, passando dall’essere la “semplice” biografia di Mark Zuckerberg (un grande Jesse Eisenberg) a diventare uno dei più grandi titoli del XXI secolo. E invece a spuntarla è l’ultra-British Il discorso del re, polveroso dramma storico sul papà della regina Elisabetta (interpretato da Colin Firth, premiato anche lui). È ad oggi il benchmark degli errori, recenti e non solo, dell’Academy, considerato anche il fatto che Tom Hooper avrebbe scippato la statuetta a Fincher pure nella regia. Poi avrebbe girato Les misérables e Cats (sì: quel Cats), mentre Fincher… be’, è Fincher.

12 anni schiavo
Steve McQueen2013
12 Anni Schiavo - Trailer ufficiale italiano

Sia chiaro: il dramma di Steve McQueen, al suo secondo film dopo il folgorante Hunger, ha la sua notevole rilevanza storica, politica e culturale, per il discorso sullo schiavismo che racconta (anzi: urla) davanti agli occhi dell’Academy fino a quel momento quasi totalmente bianca. Ma quell’anno ci sono almeno altri due titoli di fronte a cui i giurati sono rimasti fin troppo freddi: The Wolf of Wall Street, forse il punto più alto del cinema di Martin Scorsese degli anni 2000, e Gravity di Alfonso Cuarón, una delle visioni sci-fi più sconvolgenti (e tecnologicamente avveniristiche) di sempre. Cuarón quella notte avrà almeno l’Oscar come miglior regista, mentre il “Lupo” di Marty rimarrà senza nessuna statuetta. Vergogna.

Il caso Spotlight
Tom McCarthy2015
Il Caso Spotlight - Trailer Ufficiale Italiano HD - Michael Keaton, Mark Ruffalo

Il caso Spotlight è il classico esempio delle annate in cui nell’Academy c’è confusione. Premiamo un appassionante dramma d’avventura che riconferma la statura di un regista e di una star (Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu con Leonardo DiCaprio) o la visione quasi sotto acido di un veterano mai abbastanza celebrato (Mad Max: Fury Road di George Miller)? Il solido period drama di un maestro di Hollywood (Il ponte delle spie di Steven Spielberg) o la scioccante commedia umana che (de)scrive al meglio il nostro tempo di crisi, economica e non (La grande scommessa di Adam McKay)? Troppi film e troppo belli; dunque, nel dubbio, si sceglie quello che apparentemente non scontenta nessuno. E che finisce per scontentare, se non tutti, moltissimi. Ancora oggi.

Moonlight
Barry Jenkins2016
MOONLIGHT - Vincitore di 3 premi Oscar® - Trailer Ufficiale Italiano

Intendiamoci: il trionfo di Moonlight è un passo importante, nella storia dell’Academy. È il coming of age di un uomo afroamericano omosessuale, ritratto che non si era mai visto arrivare così in alto, in una qualsiasi awards season passata. I tempi sono cambiati, evviva. Ma intendiamoci anche su un altro punto: quello è l’anno di La La Land, senza se e senza ma. Damien Chazelle è il regista più giovane mai premiato nella storia degli Oscar, e per un attimo anche il suo musical starring Emma Stone (statuetta anche a lei) e Ryan Gosling è il “best movie of the year“. Ma sapete com’è andata: Warren Beatty e Faye Dunaway hanno ricevuto la busta sbagliata, e per un momento ci hanno lasciato con l’illusione che La La Land fosse il vincitore. E invece. “Here’s to the ones who dream / Foolish as they may seem“…

Green Book
Peter Farrelly2018
Green Book - Trailer italiano ufficiale [HD]

Altro giro, altro caso alla Caso Spotlight (pardon). Quell’anno corrono per il miglior film titoli di grande successo critico come A Star Is Born di Bradley Cooper e La favorita di Yorgos Lanthimos. E, soprattutto, Roma di Alfonso Cuarón (aridaje), il suo Amarcord e capolavoro (forse) definitivo. Forse però troppo “difficile” per l’Academy: girato in bianco e nero e parlato in spagnolo, allontana molti dei membri della giuria. Che finiscono col preferirgli la feelgood dramedy che sembra una riedizione di A spasso con Daisy (altro Oscar rubato, secondo i commentatori dell’epoca). Cuarón vince (di nuovo) come regista, mentre Peter Farrelly, uno degli ex “fratelli terribili” stavolta in solitaria dietro la macchina da presa di Green Book, non era stato nemmeno candidato.

CODA – I segni del cuore
Siân Heder2021
CODA - I segni del cuore - Trailer italiano ufficiale

Licorice Pizza (il nostro preferito quell’anno), Il potere del cane, Dune, Drive My Car, Belfast… tra tanti film che, in un modo o nell’altro, scrivono quella stagione di cinema, la spunta il più “safe” di tutti. Cioè CODA – I segni del cuore, remake americano del francese La famiglia Bélier che è una perfetta visione da domenica pomeriggio sul divano quando fuori piove (o quando siamo in lockdown: ricordiamoci che era l’epoca Covid). Il cavallo su cui nessuno avrebbe mai scommesso sbaraglia tutti con un incredibile sprint finale. Vi ricordate chi l’ha diretto? Ovviamente no, e anche questo dice molto a proposito di questo “furto”.

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