Bing Crosby, Frank Sinatra, Elvis Presley… Sono giganti, fenomeni della canzone, lo sappiamo, li abbiamo visti anche nei film, non solo musicali. Ma se stiamo su quel genere specifico, il musical puro, c’è una “voce” che li stacca e di varie lunghezze. Anche se il suo nome non è popolare come il loro. Trattasi di Howard Keel (1919-2004), protagonista di alcuni dei superclassici di genere della Metro-Goldwyn-Mayer. Ribadisco, magari quel nome al popolo del cinema di quest’epoca dice poco o nulla, ma c’è un promemoria forte, che riguarda l’utenza televisiva, perché Howard è Adamo Pontipee, il capofamiglia di Sette spose per sette fratelli. Da decenni Howard ritorna sul piccolo schermo nei giorni intorno al Natale.
La voce di Keel non presentava i toni dei tre sopracitati, che comandavano la musica leggera. Howard era un “basso” perfetto per il melodramma, ma capace di adattare quel registro anche alle canzoni da musical. Ma dalla sua aveva una presenza straordinaria, alto oltre un metro e novanta, fisico aitante, volto seduttivo. Nacque a Gillespie, Illinois, da famiglia molto povera. Alla morte del padre Homer, la famiglia si trasferì in California: Howard aveva diciassette anni. Cominciò a prendere lezioni di canto a dare qualche piccolo spettacolo quando l’immancabile talent scout lo notò e lo inserì nel giro dei professionisti. Che poi significava Broadway.
Prese parte a due spettacoli, Carousel e Oklahoma!, classici firmati Rodgers e Hammerstein, nomi di vertice della Broadway di quegli anni. Keel fu protagonista di un’impresa non semplice, si esibì come protagonista di entrambi gli spettacoli nello stesso giorno. Coi suoi 26 anni non mancava di energia. Oklahoma! fu il primo musical americano accolto nel Regno Unito. Debuttò nell’aprile del 1947 al Drury Lane Theatre di Londra, in presenza della ventunenne futura regina Elisabetta. Il successo fu grande. E così accadde l’inevitabile: irruppe la Metro, che, come detto più volte, possedeva il monopolio del genere e degli artisti relativi, e fece un contratto a Keel. L’intenzione della major era quella di fare di Oklahoma! un film, ma venne preceduta dalla RKO, che acquisì i diritti per poi farne un film qualche anno dopo, diretto dal grande Fred Zinnemann (Mezzogiorno di fuoco, Da qui all’eternità), protagonista il baritono Gordon McRae, dotato, ma non quanto Keel. Ma ormai era arrivato il tempo di Howard Keel, che fra il 1950 e il 1955, momento d’oro del genere, fu protagonista una serie di titoli tutti di qualità assoluta.
Del 1950 è Anna prendi il fucile, diretto da George Sidney, dove Howard, fra le altre canzoni, canta There’s No Business Like Show Business, di Irving Berlin, considerato l’inno dello spettacolo americano. L’anno dopo, sempre diretto da Sidney, è Gaylord Ravenal, il giocatore di professione protagonista di Show Boat di Rodgers e Hammerstein, che molti pongono al vertice del podio del cinema musicale. Nel 1953, ecco Howard nella parte di Petruccio in Baciami Kate!, sempre di George Sidney, la geniale ricostruzione secondo MGM della Bisbetica domata di Shakespeare. Le canzoni sono di Cole Porter. Basta scegliere a caso, una più bella dell’altra. Al fianco di Keel, la sua partner prediletta: Kathryn Grayson, che fa la “bisbetica” Caterina. E nel 1954 la grande consacrazione nel già citato Sette spose per sette fratelli. Adamo Pontipee cammina in città in cerca di moglie, cantando l’irresistibile Bless Yore Beautiful Hide.
Howard Keel ha fatto anche altro. È ricordabile in un classico western, Cavalca vaquero! (1953), di John Farrow, dove non ha nessun problema a misurarsi con divi come Robert Taylor e Ava Gardner. Negli anni ’80, momento d’oro dei serial televisivi alla Dallas, Dynasty e Starsky & Hutch, divenne di nuovo popolare nel ruolo del petroliere Clayton Farlow nella serie Dallas, appunto. Era il capofamiglia dei leggendari Ewing, dopo aver sposato Miss Ellie. Tenne quel ruolo fino alla chiusura della serie.