Avevano pubblicizzato il film con un elenco di nomi pazzesco: Stallone, Statham, Li, Lundgren, Couture, Austin, Crews, Willis. L’unico che mancava era quello di Schwarzenegger, ma soltanto perché volevano che il suo cameo fosse una sorpresa (sarebbe poi apparso nel poster per il sequel). Due di loro venivano dal mondo del wrestling e dei combattimenti UFC e uno invece era un ex linebacker della NFL. Però assomigliava ancora a un appello della Hall of Fame degli eroi d’azione, soprattutto nel 2010. Era questo il fascino, o forse solo il trucco, dei Mercenari: radunare quante più action star di Hollywood e/o investitori di Planet Hollywood, metterle tutti in un film e fingere che i 25 anni precedenti non ci fossero mai stati. Terry Crews e Jason Statham, quest’ultimo già MVP del genere grazie ai film Transporter e Crank, erano praticamente i neonati del gruppo, appena quarantenni. L’età media del cast si aggirava allora intorno ai 55 anni.
Quando I mercenari 2 uscì nei cinema due anni dopo, c’erano abbastanza film con gli eroi d’azione dei vostri nonni – o nomi action magari appena esplosi, che però dei vostri nonni avevano l’età – da suggerire una tendenza che il giornalista Matt Patches soprannominò “geri-action”. Attori come Liam Neeson e Denzel Washington avevano iniziato a fare film con velleità da Oscar e insieme blockbuster per i multiplex. Keanu Reeves aveva 50 anni quando uscì il primo film di John Wick e stava per compierne 59 quando il quarto è stato distribuito la scorsa primavera. E non iniziamo nemmeno a parlare di Harrison Ford e Tom Cruise.
Il franchise ancora attivo di Sylvester Stallone continua a utilizzare una formula che abbina giovani star dalla mascella squadrata (Liam Hemsworth, Glen Powell), nomi di punta presi in prestito da altre arene, come quella wrestling (Ronda Rousey), e carne fresca (Scott Adkins) con le leggende del genere. Nientemeno che Ford, Chuck Norris, Mel Gibson, Jean-Claude Van Damme (che interpreta un cattivo di nome Vilain) e Wesley Snipes hanno versato sangue e lanciato in giro corpi insieme ai personaggi regolari della serie. Un quarto film, I mercenari 4, è appena uscito e ha aggiunto 50 Cent, Megan Fox, Tony Jaa e Iko Uwais (quello di The Raid) al gruppone. Arnold Schwarzenegger ha deciso di mollare per ragioni sconosciute; Crews e Bruce Willis invece non ci sono per motivi ben noti. Con poche eccezioni, la maggior parte delle superstar d’azione di una certa età e di una certa epoca ha fatto delle apparizioni. Nostalgia canaglia, certo. Ma le generazioni cresciute guardando le infinite maratone di DVD degli anni ’80 e dei film d’azione dei primi anni ’90 ora possono vedere questi veterani far esplodere roba nuova. Le star continuano a invecchiare, ma il pubblico ha sempre la stessa età.
Sapete esattamente cosa vi aspetta con questo quarto episodio: divertimento esagerato e stupido, in quest’ordine e partendo dal presupposto che la vostra idea di “divertimento” sia guardare tipi tosti senza volto diventare letteralmente senza volto (e senza braccia, senza gambe, senza torso) una scarica di proiettili di grosso calibro alla volta. È intrattenimento primitivo, per gentile concessione di persone che dovrebbero controllare il loro apporto di colesterolo e, nel peggiore dei casi, pensare di limitare le loro attività più impegnative al giocare a bocce. Non stiamo cercando di discriminare nessuno (probabilmente non sono così in forma io a 55 anni come Stallone a oltre 70). Ma I mercenari 4 arriva subito dopo l’ultimo (?) film di Reeves nei panni di Wick, Ford che indossa di nuovo il cappello di feltro in Indiana Jones e il quadrante del destino, Cruise che si lancia con vere motociclette da altissime scogliere in Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, Neeson che perfeziona il suo personaggio con abilità speciali in Retribution e Washington che mostra il suo talento da spaccone in The Equalizer 3. Sono tutte star che hanno reso l’azione parte del loro marchio. Non stanno ringiovanendo. Come, del resto, non lo stanno facendo gli eroi di questo tipo di film in generale.
Supponendo che Cruise riuscirà a ingannare il tempo ancora solo per qualche anno (una scommessa che siamo ancora riluttanti a fare), potremmo finalmente avvicinarci alla fine dell’era degli eroi d’azione “in pensione”. La novità, ad esempio, di vedere Helen Mirren equipaggiare una pistola Gatling in Red se n’è andata da parecchio, anche se lei è ancora pronta a graziare la saga di Fast & Furious facendo mangiare la polvere a tutti gli altri. Reeves e Washington, che sono entrambi in grado di gestire sullo schermo elaborate scene di combattimento corpo a corpo come ragazzi che hanno la metà dei loro anni, hanno detto di aver finito con i rispettivi franchise. Trascorrete parte del Quadrante del destino stupiti da come Ford possa ancora interpretare quelle scene nei panni di Indiana Jones e l’altra preoccupandovi che non si rompa un’anca. Considerati i rendimenti scarsini dei suoi ultimi thriller, forse Neeson dovrebbe prendere in considerazione l’idea di ritirarsi dal genere e concentrarsi sull’interpretazione di uomini in conflitto e dalla voce roca in altri tipi di film. La tristissima notizia che a Willis è stata diagnosticata una demenza frontotemporale – di cui mostrava sintomi anche mentre veniva ancora tirato in ballo in sparatutto a basso costo – è servita a ricordare a molti di noi che i film rendono i divi immortali, ma non evitano loro di essere umani.
Persino Schwarzenegger e Stallone, i due pilastri dell’età dell’oro dei film d’azione, ultimamente hanno intrapreso la strada delle eminenze grigie, mettendosi finalmente a sedere tranquilli per i rispettivi documentari su Netflix e altre piattaforme che abbracciano tutte le loro carriere, le loro vite e la loro capacità di rompere le noci con i bicipiti. Entrambi sono ancora attivissimi, e il fatto che Sylvester sia ancora disposto a fare film come I mercenari suggerisce che non è ancora pronto a riporre nella fondina i suoi cannoni, reali o metaforici che siano. Nel quarto capitolo, però, si capisce che avrà un ruolo di secondo piano: a questo giro è Statham la figura più importante. E incrocerete le dita perché convinca la sua spalla in Hobbs & Shaw, Dwayne Johnson, a entrare a far parte del cast nel caso in cui la saga decidesse di fare spazio anche a una nuova generazione e i tipi tosti dei primi anni 2000 rimpiazzassero i veterani. Sono tra gli ultimi uomini d’azione rimasti… e nessuno dei due è proprio un giovincello.
E con i film di supereroi che vanno fortissimo al box office, c’è una buona probabilità che – nonostante la strana escursione di Chris Hemsworth in Tyler Rake – un nuovo gruppo di reclute passi da questa parte. La speranza è eterna, anche se, a vedere alcuni dei recenti tentativi di Netflix di dare nuova vita al genere, è difficile essere ottimisti (parlo di voi, Red Notice/The Grey Man/Heart of Stone, e non vorrei farlo). I mercenari 4 non sembra tanto un possibile addio al franchise, ma più un necrologio, anche se appena sussurrato, a un intero genere. Potrebbe non essere solo il crepuscolo degli eroi d’azione “in pensione”, ma il Ragnarok del film action come punto fermo del multiplex in generale. Ma almeno si congeda con dei gemiti che, alzati a tutto volume, sembrano dei Big Bang.