Peyton Reed
Nell’anno della crisi (irreversibile?) dei film Marvel come li avevamo finora conosciuti, il titolo-simbolo è senza dubbio il terzo capitolo della saga di Ant-Man (Paul Rudd). Che ha il fiato sempre più corto, tra comedy ormai parecchio trita e l’ingresso di un nuovo villain (il Kang il Conquistatore di Jonathan Majors, al centro – nella realtà – di un discusso processo per molestie) che non riesce ad essere memorabile come vorrebbe. Sembra un telefilm di Italia 1 allungato però a oltre due ore, come da prassi di tutte le produzioni del MCU. E anche il pubblico ha pressoché disertato: ma dai.
Ari Aster
Sì, questo è uno statement. Perché sappiamo che il terzo film del nuovo maestro dell’horror “Made in A24” Ari Aster dopo gli applauditissimi Hereditary – Le radici del male e Midsommar – Il villaggio dei dannati è finito anche in tante liste dei migliori film dell’anno stilate da giornali über-cinéphile. E perché sappiamo che molti fan dell’autore saranno pronti a metterci in croce. Ma la montagna – la storia di un Edipo moderno interpretato da un Joaquin Phoenix più debordante del solito (è possibile, sì) – ha partorito, se non un topolino, un’opera confusa che non centra le sue smisurate ambizioni, e che a pezzi anche visivamente altissimi associa una scrittura spesso fin troppo ingenua. E ci dispiace per il superfan Martin Scorsese.
Fausto Brizzi
I reboot non sono solo roba da ammerigani. Fausto Brizzi prende un supercult del 1987 starring Renato Pozzetto (Da grande di Franco Amurri) e lo rifà paro paro, o quasi. Stavolta c’è il plurale nel titolo perché a ritrovarsi adulti sono quattro “bambini”: Enrico Brignano, Ilenia Pastorelli, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. È un film per bambini? O per nostalgici? Non si capisce. E tra gag da asilo Mariuccia (ma per davvero) e risvolti sentimentali che al confronto Pieraccioni è Cukor, non si salva niente e nessuno.
Aline Brosh McKenna
Quanto ci sei mancata, Cara Vecchia Commedia Romantica. Se però dovete riesumarla, fatela senza far rigirare Nora Ephron nella tomba. Da me o da te (in originale Your Place or Mine) vorrebbe riaggiornare i canoni della rom-com moderna, ma anche la sophisticated dei tempi d’oro. Peccato che fallisca su ogni fronte: i due protagonisti (Reese Witherspoon e Ashton Kutcher), amici che il destino ha fatto vivere a migliaia di chilometri di distanza, sono due personaggi stupidissimi, non c’è nessuna chimica tra i due attori e la noia regna sovrana. “Insommia” d’amore.
Peter Sohn
Possiamo smetterla di dire che i film Disney/Pixar son tutti bellissimi, perché “parlano ai bambini e agli adulti” allo stesso modo? Possiamo invece affermare che la formula ha cominciato ad essere un po’ troppo furbetta, e ora i (brutti) risultati si vedono? Elemental è, in questo senso, l’esempio forse più eloquente. La rom-com (anche qui) tra un Romeo e una Giulietta divisi dall’appartenenza a elementi naturali diversi pare la brutta copia del capolavoro Inside Out, anche iconograficamente parlando. E, per una volta, sembra non parlare né ai grandi né ai piccoli. Tanto che anche il box office ne ha risentito.
Julius Avery
Avete presente quei film così brutti, ma così brutti, che riescono a fare il giro e a diventare, in un modo o nell’altro, dei cult? Ecco, L’esorcista del Papa è a un passo dal compiere questo anello di montagna russa, ma non ce la fa mai. E resta un pasticciaccio ultra-kitsch nelle mani di un Russell Crowe che si prende troppo sul serio, per essere invece ormai condannato com’è a questi filmacci di Serie C da terza serata di Odeon Tv. Certo, poi è arrivato l’ennesimo sequel dell’Esorcista originale (sottotitolo: Il credente) e non è andata meglio. Non è proprio l’annata di Padre Amorth & friends.
Dexter Fletcher
Grandi Divi e Netflix, abbiamo un problema. Si sa che la Piattaforma ha soldi a palate (ma ancora per quanto?) e può concedere qualsivoglia cachet a qualsivoglia star, in barba però ai progetti (il più delle volte modestissimi) in cui quelle star (e quei soldi) finiscono. L’abbiamo visto con Chris Hemsworth, Ryan Reynolds, Ryan Gosling, e adesso – dopo il precedente The Gray Man – rieccolo capitare a Chris Evans. In coppia con Ana de Armas in un giallorosa, come si diceva un tempo, che ovviamente non rinuncia a James Bond, all’action, e a chi più ne ha più ne metta. Il dramma è che non si diverte nessuno. Noi no di certo.
James C. Strouse
Sempre in territorio romance, non poteva mancare il detour “mortifero”. Una donna (Priyanka Chopra Jonas) che ha perso il marito continua a mandare messaggi al vecchio numero di telefono dell’uomo senza sapere che è stato assegnato a un altro (il Sam Heughan di Outlander). Intanto chiediamo agli amici della TIM: è possibile? Secondo: come credete che andrà a finire? Ah, c’è anche Céline Dion che recita. Nel ruolo di sé stessa. Stracultissimo.
Steven Soderbergh
Steven Soderbergh veniva da una tripletta “indie” notevolissima: il brillantissimo Lasciali parlare con Meryl Streep, il sottovalutato neonoir No Sudden Move e l’hitchcockiano-lockdown KIMI – Qualcuno in ascolto. Non si spiega dunque che il suo ritorno ai grossi budget avvenga con il terzo capitolo di Magic Mike, che è anche uno dei film più idioti di sempre. Senza ritmo, senza storia, senza motivazione (soprattutto di Channing Tatum, più svogliato che mai). Ci sarebbe anche un messaggio di empowerment femminista veicolato da Salma Hayek: ok.
Florian Zeller
Dopo il magnifico The Father – Nulla è come è sembra, che ha dato il suo secondo Oscar a un gigantesco Anthony Hopkins, il drammaturgo e regista francese Florian Zeller parte ancora una volta da una sua pièce per raccontare un’altra storia di dolore. Ma stavolta l’impianto è ricattatorio e i pur bravi attori (Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby) affogano nella melassa. Un’opera seconda che semplicemente non si spiega, dopo uno degli adattamenti più belli e affilati degli ultimi anni.
Schede di Benedetta Bragadini e Mattia Carzaniga