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‘Il ministero della guerra sporca’: i “bastardi senza gloria” di Guy Ritchie sono irresistibili

Il nuovo film del regista inglese, tratto da una storia (incredibile ma) vera, ricorda moltissimo il precedente di Tarantino. Ma il divertimento non manca, la cinefilia dell’autore è contagiosa e il cast funziona alla grande (Henry Cavill in testa)

Foto: Prime Video

C’era una volta, nella Londra devastata dalla guerra, Winston Churchill. Che si trovò di fronte alla potenziale fine dell’Inghilterra come la conosceva. Il Blitz era in pieno svolgimento. L’Europa veniva lentamente schiacciata sotto i tacchi di Hitler. Gli U-Boat tedeschi avevano trasformato l’Atlantico in un cimitero, paralizzando di fatto lo sforzo bellico degli Alleati. Il Primo Ministro aveva bisogno di un contrattacco efficace.

Chiese quindi a diversi funzionari dell’intelligence nazionale, tra cui un ufficiale di Marina di nome Ian Fleming, di aiutarlo a reclutare soldati, agenti segreti, furfanti e – Dio lo aiuti – una star del cinema per un piano noto come “Operazione Postmaster”. Gli obiettivi erano le navi che trasportavano rifornimenti all’Asse. Affondando quelle navi, si sarebbe potuto letteralmente ribaltare la situazione a loro favore. Il perno di questo attacco segreto dietro le linee nemiche era un certo Gus March-Phillips, un veterano delle incursioni dei commando e un gentiluomo con però il gusto di impegnarsi in quella che Churchill definì “una guerra poco signorile”. Era una persona reale, impegnata in una lotta all’ultimo sangue molto reale.

Che questo militare britannico avesse o meno l’abitudine di scuotere la lingua mentre mitragliava la Gestapo, o che sfoggiasse un paio di baffi folti da mascalzone, è irrilevante; quando si fa un film sulle imprese di personaggi così grandi, anche la leggenda viene portata alla massima esagerazione. E poi nessuno scambierebbe mai Il ministero della guerra sporca di Guy Ritchie (disponibile su Prime Video, ndt) per un biopic. È l’avventura di un gruppo di uomini della Seconda guerra mondiale in missione, ma con una sete di sangue e riferimenti cinematografici assolutamente moderni. E non potrebbe essere più divertente di così, se vi piace un certo tipo di ironia, sempre mescolata a una carneficina sfacciata.

Una volta fatta la conoscenza di questa sporca mezza dozzina – che diventa una banda di sette uomini una volta liberato il vecchio amico di Gus, Geoffrey (Alex Pettyfer), da una camera di tortura della Gestapo – Ritchie lascia liberi questi “bastardi senza gloria” giramondo e li mette al lavoro per uccidere i nazisti. Cosa che fanno, con straordinaria abilità e poco rispetto delle regole di cavalleria che caratterizzano i combattimenti vecchio stile. Il regista britannico ha fatto subito centro con il suo esordio, Lock & Stock – Pazzi scatenati, che ha mixato la cultura dei ragazzi cockney al comedy thriller degli anni Novanta, e ha poi intervallato diverse variazioni su quella formula con lavori in franchising ad alto budget (Sherlock Holmes, King Arthur – Il potere della spada, eccetera). Ma ha anche lavorato in modo più “leggero” su una lunga lista di quelli che sembrano essere i suoi sottogeneri preferiti del passato, passando con disinvoltura dallo spionaggio anni Sessanta (Operazione U.N.C.L.E.) al revenge movie anni Settanta (La furia di un uomo – Wrath of Man), dagli omaggi a James Bond (Operation Fortune) e ai drammi bellici (The Covenant).

Ora, con un racconto basato su una storia incredibile ma vera – ma non così strana da non poter essere ulteriormente “fictionalizzata” in modo da aumentare l’adrenalina, le scenografie barocche e il brivido di guardare nazisti che mangiano piombo caldo – Ritchie si tuffa a capofitto in una classica avventura su sfondo della Seconda guerra mondiale. Il film è pieno di ammiccamenti, strizzate d’occhio e vere e proprie note a piè di pagina, con citazioni da qualsiasi cosa: Casablanca, I cannoni di Navarone, Buio oltre il sole e moltissimi altri classici.

C’è un film più recente che inevitabilmente vi verrà in mente, mentre guardate questi personaggi archetipici pavoneggiarsi, agitarsi e massacrarsi a vicenda; tuttavia, se pensate che i paragoni con Bastardi senza gloria siano dei colpi bassi, vi preghiamo di notare che Ritchie ha scritturato lo stesso Til Schweiger già chiamato da Tarantino per interpretare il peggiore fra i nazisti. Anche i titoli di testa vi sembreranno decisamente familiare. Il ministero della guerra sporca sembra fin troppo in debito nei confronti di quell’opera precedente, di cui continua a sentirsi fortissima l’eco: Cavill a volte sembra fare la versione di Michael Fassbender di un soldato britannico piuttosto che il vero March-Phillips, Eiza González sembra imitare la seducente sabotatrice di Diane Kruger, e così via. Diverse scene sembrano ricalcare, seppur leggermente “remixate”, alcuni momenti salienti di Inglourious Basterds, che a loro volta erano rielaborazioni di cliché e tropi precedenti. Ma la sensazione di vedere una copia di una copia di una copia non svanisce mai.

Tuttavia, quest’impressionante somiglianza non compromette il divertimento: Il ministero della guerra sporca mantiene il sapore ruggente dei romanzi d’appendice di un tempo. Si sente la gioiosa cinefilia dietro la macchina da presa, che è assente da molti dei film di Ritchie su gangster e compagnia bella. E, proprio come Operazione U.N.C.L.E., quest’opera a metà tra un documentario di History Channel e il cinema Sam Peckinpah tira fuori il meglio dal genere che vuole omaggiare: la sua passione per quei vecchi film testosteronici è contagiosa.

Così come lo è la gioia che emana il cast mentre ciascuno dei suoi membri si cimenta in incursioni, seduzioni, doppigiochi e un party che sembra preso da un film hollywoodiano d’altri tempi. Coi suoi baffoni che nessun trucco digitale potrà mai eguagliare, Cavill è un action hero sempre convincente; González sa come giocare col suo fascino mentre combatte astutamente in nome della regina e della patria. L’intero gruppo si diverte a recitare sopra le righe, ma senza mai sacrificare la tensione necessaria per far funzionare film come questo. L’apparizione dei veri protagonisti, prima dei titoli di coda, ricorda che l’eroismo è stato autentico: questa operazione ha davvero dato un grande vantaggio agli Alleati. Il ministero della guerra sporca non è un vero e proprio tributo. Vuole solo omaggiare il cinema di una volta, con un contorno di trovate modernissime. E noi possiamo solo dire, sfoggiando il nostro miglior accento British: missione compiuta.

Da Rolling Stone US

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