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‘Joker: Folie à Deux’ dà al pubblico ciò che vuole. O forse no

“Let’s give them what they want”, dice Lady Gaga a Joaquin Phoenix nel sequel del film che fu Leone d’oro nel 2019 e che ha riscritto la storia del cinecomic. Todd Phillips torna a Venezia e ribadisce la sua visione. Che però si fa ancora più cupa e disperata, nonostante la chiave musical

Foto: Warner Bros.

The music”. Sono le prime parole pronunciate da Arthur Fleck/Joaquin Phoenix in Joker: Folie à Deux, il film forse più atteso dell’autunno, di sicuro il più atteso di questa Venezia. Anche per ragioni di storia veneziana. Quella che cinque anni fa era solo una leggenda è stata confermata dal direttore Barbera: il primo film era previsto fuori concorso ma, per un errore nella lettera di risposta alla produzione, è stato invitato in competizione. Sapete com’è andata: Leone d’oro, oltre un miliardo di dollari al botteghino globale, e anche, appunto, un cambio di rotta per la Mostra. Pure i cinecomic, per quanto con una visione ben diversa dai multiversi Marvel, possono ricevere il premio maggiore in uno dei festival maggiori del mondo.

Il sequel, che non era scontato nonostante gli incassi, era dunque attesissimo, e tutti volevano un altro cambio di rotta, di passo. “The music”, dicevo. Sappiamo da tempo che Joker 2 è, almeno in parte, un musical, per quanto con una visione ben diversa dai classici del genere. Ma ci sono tante canzoni, i numeri perfettamente staged, persino il tip-tap. C’è Lady Gaga. Però la musica doveva cambiare, per forza.

Let’s give them what they want”, dice invece, in una sequenza appunto musicale, Lady Gaga, una Harley Quinn che smantella la mitologia del personaggio. E, in questo senso, Folie à Deux non tradisce le aspettative dei fan. C’è, ancora, un Phoenix monumentale, forse ancora di più. E più sperimentazione tematica e registica, in un campo che solitamente lo consente ben poco. E stavolta c’è, al cuore della cinefilia del regista Todd Phillips, un altro viaggio che sazierà i cinefili come lui: se il primo era un hommage alla coda del New American Cinema, alle mean streets e ai king of comedy di Scorsese soprattutto, questo è ora una virata in Technicolor alla grande tradizione della Old Hollywood, ora un salto negli anni ’60/’70 di Sonny & Cher e compagnia cantante (letteralmente). Ma ci sono anche versioni ruvide di canzoni che vengono de-musicalizzate, vedi la splendida performance di Phoenix su Bewitched.

Ma c’è un salto ulteriore. La cupezza del primo film, che ha riscritto il paradigma del supervillain dei fumetti in chiave intima, disperata, anche politica, è ancora più severa. La critica già al fondo di Joker 1 è ancora più dura. Per la speranza non c’è spazio (e il finale, per certi versi mai visto in un film del genere, lo conferma). È, Folie à Deux, la fotografia del collasso di ogni sistema: giuridico, carcerario, sanitario. E anche una critica al dibattito social(e) che parla continuamente e convulsamente di mental health e però, chiusi i profili Instagram, spesso si dimentica della realtà.

Certo, Joker 2, come il precedente, non vuole essere un comizio. That’s Entertainment è il tema portante, fra i tanti standard cantati in modalità quasi live da Phoenix e Gaga. E Phillips è uno che l’intrattenimento lo cerca, anche in un film che, commentava qualcuno dopo la prima proiezione stampa al Lido, sembra fare di tutto per auto-sabotarsi sul piano piacione-pop, quasi fare mea culpa dopo tutti quegli incassi nel 2019, dopo quel culto generato forse inconsapevolmente. E dunque, ecco schierati tutti o quasi i generi del puro intrattenimento cinematografico. Il musical, dicevo. Ma anche il legal thriller, il romance, il prison movie, il dramma puro e semplice. E la commedia, che però è sempre uno sberleffo cattivo, fino a quel che (non) vi dicevo.

È entertainment anche un festival come la Mostra di Venezia, e sul tappeto rosso Lady Gaga, molto brava nel film in una parte più cantata che recitata, ha fatto quello che ci si aspettava da lei, o anche di più. È arrivata a piedi – vestito severamente nero, copricapo di corna e pizzo: non le gioiose piume rosa di A Star Is Born – facendo di quel défilé quasi l’ingresso in una chiesa. Joker è diventato, negli anni, una religione con i suoi adepti, che ieri fuori dal Palazzo del Cinema, alcuni persino truccati come Arthur o Harley, aspettavano Phillips, Phoenix e la nuova ragazza del mucchio in un silenzio quasi sacrale.

I superfan al Lido sono già divisi: c’è chi è rimasto un po’ deluso, chi dice che lo deve rivedere perché una volta non è bastata, è stata una visione spiazzante. “Diamo al pubblico quello che vuole”: ma forse no. E anche per questo Joker – e il suo seguito – resta un caso unico, nel panorama dei blockbuster di oggi.

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