Chissà che direbbe Martin Scorsese della resurrezione di James Dean. Se i film Marvel non sono cinema, lo è forse la riesumazione digitale dei morti? Il sommo divo Fifties torna in vita – digitale: che però, ci hanno insegnato i sociologi, è il nuovo reale – per Finding Jack, filmone appena annunciato sulla guerra del Vietnam. Noi millennial siamo abituati ai revenant dai tempi di Brandon Lee nel Corvo, i baby boomer hanno caragnato sulla rediviva Carrie Fisher nell’ultimo Star Wars: ma in quei casi, almeno, c’era del girato su cui lavorare.
Qua siamo nel campo: ologramma di Nat King Cole che duetta con la figlia Natalie (o di Claudio Villa con Manuela da Paolo Limiti, ma non era un ologramma: in Rai non avevano ancora i potenti mezzi di oggi). Se Scorsese medesimo in The Irishman si diverte a ringiovanire De Niro e Pacino invece di ingaggiare attori che più giovani di loro lo sarebbero già (sono troppo scarsi? può darsi), la scelta di dissotterrare Dean potrebbe rispondere allo stesso principio. Non ci sono avatar di James disponibili, al momento? Dane DeHaan lo ha interpretato nel biopic Life, ma voi giustamente vi domanderete: Dane chi?
Robert Pattinson s’è vagamente jamesdeanizzato nelle campagne Dior: ma non scherziamo, su. Per amplificare il côté gay, potrebbe starci Timothée Chalamet versione guadagnina. No, un attimo, ci son tutti i regazzini delle serie. Dunque, chi? Ah: il belloccio di Euphoria. Ma ho dovuto googlare il nome (che, così non lo cercate pure voi, è Jacob Elordi). Ecco, gli italiani! Luca Marinelli sarebbe perfetto. O Alessandro Borghi. O, per andare sul sicuro, un grandissimo Beppe Fiorello. Oppure, visti i tempi che corrono, ci vuole un James Dean nero? O donna? Troppo difficile. Fanno bene a rifarlo al computer. Non sarà cinema, ma tanto ormai chi ci va più.