Tutti i film noir iniziano con una decisione sbagliata. Love Lies Bleeding (nelle sale italiane dal 12 settembre, ndt), il nuovo film di Rose Glass dopo il suo horror di culto Santa Maud, inizia con una decisione sbagliata. Lou (Kristen Stewart) pulisce i bagni e lavora nell’ufficio di una palestra del New Mexico. Jackie (Katy O’Brian), aspirante bodybuilder a livello agonistico, è appena arrivata in città ed entra per allenarsi. Presto le due passeranno lunghe notti a devastarsi a vicenda, a scaricare cadaveri, a schivare proiettili e a correre per salvarsi la vita. Ma prima che avvenga questa conoscenza carnale e la successiva carneficina, le due si guardano in faccia in una sala pesi affollata. Questo è il grande errore. Le due giovani donne sono destinate l’una all’altra dal momento in cui vedono uno spirito affine, inquieto e pieno di lividi. Nessuna delle due si qualifica come un’idiota o una femme fatale. Questo duo è semplicemente condannato.
Potente mix di sesso, violenza, surrealismo e terra bruciata americana, Love Lies Bleeding era stato preannunciato fin dall’inizio come qualcosa di estremo e unico, e dire che K-Stew & Co. non hanno deluso in questo senso sarebbe dir poco. In effetti, questo è l’unico contesto in cui la parola “mite” potrebbe essere associata a questo thriller criminale in modalità “bestiale”. Ambientato alla fine degli anni Ottanta, proprio quando il muro di Berlino cade e il livello di paranoia post-Reagan inizia a salire, questa ode genderbent al buon vecchio amour fou raddoppia tutto, dalla sua orgogliosa queerness al suo nichilismo nero come la pece. Amare significa non dover mai dire “mi dispiace”, ma può significare dover occasionalmente spaccare la mascella di qualcuno.
Non ci vuole molto perché Lou cada tra le braccia di ferro di Jackie, o perché Jackie trasformi il flirt, la lussuria reciproca e gli steroidi in un posto stabile dove stare. Non che lei non si innamori dell’altra con la stessa intensità manifestata da Lou: ognuna di loro percepisce qualcosa di pericoloso nell’altra. Inoltre, non appena Jackie riuscirà a rimettersi in forma per un’imminente gara a Las Vegas, potrà trovare un lavoro tutto suo. La cattiva notizia è che lavorerà per il padre di Lou (Ed Harris), che gestisce un poligono di tiro locale e trasporta armi illegalmente in Messico. I federali stanno ficcando il naso da un po’ di tempo nei suoi traffici. Stranamente, chiunque faccia la spia su di lui ha la brutta abitudine di sparire all’improvviso.
C’è anche la questione di chi ha procurato a Jackie questo lavoro, ovvero quel bastardo del cognato di Lou, J.J. (Dave Franco). J.J. fa gli ordini del trafficante d’armi della città e, dato che la sorella di Lou, Beth (Jena Malone), ha l’abitudine di presentarsi con occhi neri e braccia contuse, ha una vena crudele. Una notte si spinge oltre. Beth finisce in ospedale. Lou finisce per minacciare di porre fine definitivamente a questo pezzo di merda una volta per tutte. Il padre suggerisce la moderazione. Jackie va su tutte le furie. Quando Lou la raggiunge, Jackie è già passata all’azione. “Ho fatto la cosa giusta”, dice, in stato confusionale. Ed è allora che tutto va molto, molto male.
Questa è la trama, che segue la stessa strada hard-boiled percorsa da un milione di autori di B-movies. Tuttavia, Love Lies Bleeding è molto più un’atmosfera che un omaggio o un viaggio narrativo, ed è qui che Glass, la sua co-sceneggiatrice Weronika Tofilska e il suo team di produzione differenziano questo noir da altri film nouveau pulpy. C’è un aspetto allucinatorio in ogni intermezzo a tinte rosse che coinvolge la maestosità satanica di Harris e il passato tormentato di Lou, con il direttore della fotografia Ben Fordesman che amplifica il bagliore delle luci al neon e la grinta della criminalità di provincia. Ogni primo piano delle vene rigonfie di Katy O’Brian, mentre va in escandescenza, sembra una scarica di roid-rage di seconda mano. Il sound design rende i colpi di pistola o i pugni allo stomaco sismici. Ogni sequenza di passione o di pestaggio è portata a un livello massimo.
Questo include sicuramente le scene di sesso, che è ciò che la maggior parte delle persone cita quando parla di questo film. Non si possono accusare di essere addomesticate o timide – a quanto pare, soffiarsi il fumo nel culo non è solo un eufemismo – né si può dire che siano gratuite. I noir hanno lavorato a lungo sugli stereotipi di genere, soprattutto quando si tratta del “male” che le donne fanno. Questo film non sfuma le linee di demarcazione tra maschi e femmine, ma le cancella, confondendo la mascolinità e la femminilità tradizionali al punto che non si riesce a separare l’una dall’altra. Le scene di sesso sono la chiave di tutto. Una parte del film vuole sovvertire queste idee con grandi gesti non binari attraverso le due interpreti principali, e una parte vuole semplicemente fare il botto mentre la colonna sonora di Clint Mansell fa il pieno di Skinemax.
Sarebbe un peccato se il sesso, la violenza e un finale che renderebbe orgogliosa PJ Harvey oscurassero il modo in cui Stewart e O’Brian aggiungono i loro personaggi alla lista delle grandi coppie criminali dello schermo: Bonnie e Clyde, Pierrot e Marianne, Kit e Holly, Violet e Corky. La Stewart era già un’icona queer prima di questo film, ma la sua interpretazione di Lou consolida la sua fama di antieroina dichiarata e orgogliosa. Per quanto riguarda O’Brian, ex poliziotta e attrice che sa come far sembrare seducente o minacciosa una fisicità esagerata, questo è il tipo di ruolo che definisce una carriera. Tutto ciò che farà sarà misurato in base a ciò che ha fatto qui. Love Lies Bleeding non ha tempo per una combustione lenta. È un film che arriva caldissimo e se ne va in una fiammata di gloria.