C’è qualcosa che M3GAN non sa fare? Col suo metro e venti di altezza, è piccola ma potentissima. Quando ti dimentichi ti tirare lo scarico del wc o di lavarti le mani, lei sarà lì a ricordartelo. Può spiegarti la scienza dietro all’uso di un semplice sottobicchiere e assicurarti che tu lo utilizzi sempre. Prima di addormentarti, può leggerti delle favole della buonanotte; di giorno, invece, può registrare i tuoi ricordi e conservarli per sempre. Sa cantare, ballare e leggere i tuoi stati emotivi. È progettata per sapere sempre dove sei. Quando cadi, lei ti rimette in piedi. E quando sei vittima di atti di bullismo? Be’…
M3GAN – acronimo di Model 3 Generative Android – è una bambola a grandezza quasi naturale progettata da Gemma (Allison Williams) per essere il miglior amico di ogni bambino: un giocattolo così bello che non servono altri giocattoli. M3GAN, il nuovo film scritto da Akela Cooper (Malignant) e diretto da Gerard Johnstone, è una horror comedy darkissima su tutto quello che di brutto può accadere quando una bambola come questa viene lasciata libera di agire nel mondo. Le cose si mettono ovviamente malissimo, anche se tutto era partito più che bene.
M3GAN è un prototipo disegnato e codificato da Gemma e due suoi colleghi, Cole (Brian Jordan Alvarez) e Tess (Jen Van Epps), tutti impiegati presso la Funki, una società che fabbrica giocattoli guidata da un boss stupido e dispotico (Ronny Chieng) che da loro pretende solo nuovi modelli di animali domestici in versione Intelligenza Artificiale; la Funki è infatti nota per il marchio Purrpetual Petz, ovvero amici a quattro zampe in grado di fare pupù a comando. Invece, i tre colleghi giocano d’azzardo e fanno tutto il contrario: un giocattolo più caro, più complicato, più pericoloso (anche se questo dettaglio a loro ancora non è noto) che possa battere tutti gli altri giocattoli. M3GAN, appunto. Ciò che nasce come una trovata geniale si trasforma presto in un incubo.
Ma, lo ripetiamo un’altra volta, non era stato ovviamente programmato per essere un incubo. Una delle cose più divertenti di M3GAN, a parte la bastardissima diva A.I. protagonista, è che è tutto una pessima idea fin dall’inizio. Il progetto M3GAN viene fatto avanzare molto (troppo) rapidamente per via di un episodio che riguarda la vita della stessa Gemma. Sua nipote Cady (Violet McGraw) è appena rimasta orfana all’improvviso, e Gemma è diventata la sua tutrice. Ma l’unica forma di maternità che pensava di “praticare” è quella nei confronti dei suoi neonati tecnologici, ovvero i progetti che studia nel suo laboratorio. M3GAN sembra dunque la soluzione ideale: una sorta di genitore secondario (primo campanello d’allarme) per una zia incapace di gestire il trauma della nipotina (secondo campanello), la cui efficacia poggia su solide basi tecnologiche, come essere capace di studiare i modelli comportamentali dei bambini (terzo) in modo da imitarli alla perfezione (quarto).
Dobbiamo dunque aspettarci che una bambola vestita come le peggiori fighette che abbiate mai avuto come compagne di scuola, una specie di mean girl della prima stagione di Gossip Girl, si metta a uccidere tutta la gente che incontra per strada. È difficile pensare che tutto questo non succederà. Ed è solo la metà dell’attrattiva di questo film. Il trailer è diventato virale perché era allegramente stupido: si vedeva una specie di versione di Blair Waldorf (il personaggio di Leighton Meester in Gossip Girl, ndt) tra passi di danza e una lista di persone da far fuori. Ciò che rende M3GAN un po’ diverso dagli horror sullo stesso tema che l’hanno preceduto – come La bambola assassina, Gremlins o i pupazzi demoniaci della serie Puppet Master – è che la sua missione è quella di proteggere il suo proprietario. Non è stata progettata per essere malvagia: sono le minacce del mondo esterno a renderla tale. Ricorda un po’ Scarlett Johansson (o quantomeno la sua voce) in Lei – Her: un prodotto di Intelligenza Artificiale che va oltre gli usi per cui era stato pensato perché è troppo sofisticato, sa troppo, cresce ben oltre i parametri della sua esistenza digitale.
Ad ogni modo, le persone muoiono per davvero. Il caos aumenta. Non sarebbe giusto dire che M3GAN è un film totalmente folle, perché potrebbe spingersi anche molto più in là di quanto non faccia, ed essere più dark e più spaventoso su ogni fronte, incluso quello morale. Il materiale c’è tutto. Ma ciò che fa funzionare il film sono certi dettagli deliziosi. C’è qualcosa di irresistibile nel vedere questa sorta di Bratz gigante mentre strappa l’orecchio a qualcuno; o quando si mette improvvisamente a cantare un brano di Sia senza che nessuno gliel’abbia chiesto.
All’inizio, i nemici di M3GAN sono i tuoi stessi nemici: sono i tipi più cattivi in circolazione, ma ciò è chiaro come il fatto che il film vuole oltrepassare molto presto quel confine. In questo sta l’ironia del copione. Sa perché questo soggetto ci interessa così tanto, ma ci regala un reale senso di pericolo (a scapito della povera Cady) e una tensione crescente. La cosa davvero ardua non è vedere M3GAN far fuori la gente; è pensare che una bambina così vulnerabile e impressionabile come Cady possa seguire la bambola nella sua folle missione – perché capiamo benissimo da subito che potrebbe succedere.
Una versione migliore di questo film avrebbe preso quella strada, facendoci ridere e allarmare ancora di più. Ma il risultato è già più che soddisfacente. I momenti migliori di M3GAN non sono quelli zeppi di terrore e violenza, ma tutti i sottotesti più subdoli e ironici; momenti come quando M3GAN muove la testa e guarda le persone come se volesse dire loro “ve l’avevo detto”, o il suo modo di cambiare lo sguardo quando quello che credeva un amico diventa un nemico – e dunque pensa a come potrò mettere in pratica il suo prossimo omicidio.
È come se potessi leggere nei suoi pensieri, ed è questa la cosa davvero spaventosa. Perché a cosa può mai pensare M3GAN, se non alla più cieca violenza? Il film incespica solo quando vuole ricordarci che M3GAN sa tutto e può fare tutto. Quando invece ci lascia immaginare il processo che regola le azioni della protagonista, come se ancora non conoscesse le sue prossime mosse, allora funziona davvero. Perché non c’è da aver paura di una M3GAN con un coltello: c’è da aver paura di una M3GAN con un cervello.