Rolling Stone Italia

‘MaXXXine’: horror, porn* e anni ’80 per chiudere una trilogia di culto

Ti West e la sua musa Mia Goth concludono la saga preceduta da ‘X , A Sexy Horror Story’ e ‘Pearl’. Forse questo non è il migliore dei tre film, ma l’omaggio/critica alla Hollywood di un tempo e l’interpretazione sempre eccezionale della protagonista restano di primissima qualità

Foto: Universal Pictures

Ha vissuto quello che i giornali hanno ribattezzato “il massacro delle pornostar del Texas”. Una lunga e oscura notte che ha lasciato i suoi colleghi, professionisti nel campo dell’intrattenimento per adulti, in qualità di corpi disegnati per terra con il gesso. Ora Maxine Miller – meglio conosciuta con il nome d’arte di Maxine Minx – deve affrontare un ambiente così orribile e spietato che le sue possibilità di sopravvivenza sono probabilmente meno di zero: il mondo della cinematografia hollywoodiana. MaXXXine (nelle sale italiane dal 28 agosto, ndt) è molte cose: un tributo ai film slasher degli anni ’80, un affettuoso tributo all’immoralità d’epoca, la fine di un’importante trilogia horror del XXI secolo e un’ulteriore conferma del talento della coppia formata dal regista Ti West e dalla sua musa Mia Goth. Ma è anche una frecciatina al fatto che la Fabbrica dei Sogni è sempre stata un incubo nella vita reale per molte persone con la speranza di farsi strada verso la vetta, e un ironico promemoria del fatto che la carneficina che si consuma davanti agli occhi degli spettatori non è nulla in confronto alle atrocità davvero criminali che accadono dentro gli Studios. Los Angeles mangia sé stessa, e le sue strade sono piene di cadaveri.

Scusate, vi stiamo facendo sembrare questo film una specie di progetto di tesi di socio-antropologia. State comunque guardando un horror che prova un piacere perverso nel mostrare un potenziale stupratore che si fa pestare i testicoli in un amorevole e raccapricciante primo piano. Terza collaborazione tra i bravi autori dell’ode grindhouse anni ’70 X – A Sexy Horror Story e del particolarmente inquietante e brillante Pearl (entrambi usciti nel 2022), MaXXXine sguazza nelle sordidezze della Tinseltown di un tempo con l’intensa dedizione di una rievocazione della Guerra Civile. È forse il titolo più debole dei tre, ma questo non dice tanto della qualità di quest’opera in particolare, quanto dell’altissimo livello raggiunto da West e Goth con i capitoli precedenti. Dopo aver “settato” la loro tesi (la repressione sessuale stavolta in piena era Reagan), il regista e la sua star continuano a unire i puntini tra sesso e violenza, porno e horror, tra il pubblico ludibrio e il privato comportamento predatorio. Non c’è un business sanguinoso come quello dello spettacolo.

Per quanto riguarda la fantastica Miss Minx, si è “ripresa” (notare le virgolette) da quell’incubo di qualche tempo fa e si è affermata come una stella di nuova generazione nel mondo del cinema hard. Ora è pronta a conquistare il cinema tradizionale. Fortunatamente per lei, un potenziale crossover è in agguato all’orizzonte: il ruolo da protagonista in The Puritan II, sequel di un grande film slasher. Quando Maxine va a fare il provino, trasforma quelle battute da film d’exploitation in qualcosa di simile a un monologo shakespeariano. Un lavoro eccellente, le viene detto dai produttori. Ora, per favore, togliti la camicetta. La disinvoltura con cui la nostra eroina si leva la maglia, ma non il suo sangue freddo, suggerisce che è ben consapevole di come si svolge il gioco. Il mondo del porno è solo più trasparente al riguardo.

La regista, Elizabeth Bender (la Elizabeth Debicki di The Crown), vede nell’ambizione di Maxine – per non parlare della sua storia personale – qualcosa di molto intrigante. L’attrice ottiene la parte. Proprio in quel momento, però, una misteriosa videocassetta arriva alla porta di Maxine. Vi si trovano notizie su quell’orribile massacro avvenuto in Texas. Ma ci sono anche vecchi filmati casalinghi di Maxine che, ragazzina, si produce in un numero di tip-tap mentre il padre predicatore elogia la figlia fuori dallo schermo e le fa recitare il mantra del Sogno Americano: “Non accetterò una vita che non merito”. Forse questo sguardo non richiesto sul suo passato ha qualcosa a che fare con il viscido investigatore che si aggira nei paraggi interpretato da Kevin Bacon in modalità “100% creepazoid“. O forse è collegato al fatto che qualcuno che indossa un paio di guanti neri la sta pedinando da un po’. Nel frattempo, molti dei suoi amici e dei suoi ex colleghi hanno iniziato a morire uno dopo l’altro…

Dietro questa sfilza di omicidi ci sono molti possibili sospetti, che vanno dall’investigatore privato alla regista stessa, fino all’agente di Minx (Giancarlo Esposito). I telegiornali menzionano in modo evidente un serial killer soprannominato “lo Stalker della Notte” che sta terrorizzando Los Angeles. Anche i due poliziotti (Bobby Canavale e Michelle Monaghan) che indagano sulla serie di delitti non sono al di sopra di ogni sospetto. West è naturalmente meno interessato al “chi è il colpevole” e più al “come sono stati realizzati”, mettendo in scena omicidi raccapriccianti in stile old school con l’occhio di un professionista e il feticismo di un fan del genere.

Mia Goth con Halsey in una scena del film. Foto: Universal Pictures

È anche molto più intenzionato a dare alla sua musa un altro palcoscenico meticolosamente allestito su cui dare il meglio di sé e, come in X e Pearl, Goth dimostra ancora una volta che non c’è al momento attrice migliore in questo campo. Il suo apporto a questa festa rétro-splatter non può essere sottovalutato; la star è in grado di comunicare che la sua forza d’acciaio è sia un meccanismo di difesa che una caratteristica duramente conquistata da Maxine, oltre a dare perfettamente corpo al disturbo da stress post-traumatico sotto il suo sorriso smagliante e l’acconciatura cotonatissima. Anche se non c’è nulla al livello del monologo finale o del primo piano di Pearl, Goth trasforma comunque questa parabola di vendetta in un pezzo di nostalgia pulp di primissima qualità. West è più che disposto a essere semplicemente il von Sternberg della sua Dietrich in versione slasher. Se riesce letteralmente a versare litri di sangue, a fare riferimenti all’epoca del Satanic Panic e a rendere omaggio a Omicidio a luci rosse con un’iniezione di Frankie Goes to Hollywood, questa è solo la ciliegina sulla torta.

Il fatto che MaXXXine si concluda tra le fiamme sotto l’insegna iconica di Hollywood non solo non sorprende, ma è anche inevitabile: questo è un film che vive di meta-citazioni ambientato nell’epicentro dell’industria cinematografica, e che piazza citazioni come la stella di Theda Bara sulla Walk of Fame e il set del Bates Motel dell’hitchcockiano Psycho. Ogni strada di Hollywood ha la sua storia, che spesso è una storia dell’orrore, e anche se questa non è esattamente una tesi originale, West e Goth sanno come far funzionare il loro assunto di partenza. Vediamo per la prima volta Minx come una totale nullità e la lasciamo da grande star, lavata dai suoi peccati grazie alla salvezza rappresentata dai film horror. Si tratta certamente di una lettera d’amore a un’epoca che non c’è più, ma il fatto che sia scritta con un inchiostro rosso sangue non è affatto casuale.

Da Rolling Stone US

Iscriviti