Jennifer Lawrence è esilarante. Certo, si è fatta un nome come attrice in drammi indipendenti (The Burning Plain – Il confine della solitudine, Un gelido inverno – Winter’s Bone), in blockbuster e franchise (la trilogia di Hunger Games, X-Men 2.0), in film snervanti che stanno da qualche parte tra l’horror e il thriller (Hates – House at the End of the Street, Passengers) e in qualunque categoria vogliate inserire madre!. David O. Russell ha capito subito che Lawrence era perfetta per le sue dramedy distorte e nevrotiche, ed è impossibile pensare che Il lato positivo e American Hustle avrebbero funzionato altrettanto bene senza di lei. Dopo essersi presa una pausa ed essere diventata mamma, l’interprete premio Oscar è tornata e ci ha regalato Causeway, dimostrando che era ancora disposta ad andare a fondo ed esplorare il lato oscuro. Le donne complicate sono sempre state il suo forte, anche quando era dipinta del blu di Mystica.
Ma se vi è capitato di vedere Lawrence nelle sue apparizioni nei talk show o di beccare il suo cazzeggio sul tappeto rosso, sapete che l’attrice nativa del Kentucky è divertente. Imprevedibilmente, incontrollabilmente e WTF divertente. Ha un’energia caotica tale da farvi pensare che questa star del cinema sia una novella incarnazione di Carole Lombard, qualcuno la cui bellezza non è stata ridotta ma completata da un senso dell’umorismo davvero folle. Nessuno, nemmeno Russell, aveva davvero attinto a quella parte del suo personaggio pubblico; anche nel suo ruolo in una “commedia” come Don’t Look Up, Lawrence si era ridotta a essere la voce farneticante della ragione in un mare di pazzi.
Quindi, quando diversi mesi fa è uscito un trailer senza censure che suggeriva che alcuni creativi avevano finalmente capito come sfruttare la personalità scatenata e i numeri comici di Lawrence, il tutto per una premessa che metteva alla prova i confini del “buon gusto”, l’interesse c’era, eccome. Alla fine avremmo ottenuto quello che volevamo: la J-Law senza filtri che lei stessa aveva professato di domare in nome della maturità e tornata scatenata e sboccatissima. Questo sarebbe uno spasso degno di una regina segreta della commedia sexy. Giusto? Giusto?!
Niente da fare. Fidanzata in affitto dà a Lawrence la possibilità di comportarsi in modo ripugnante e antisociale contro un mare di idioti di sangue blu, nei panni di una zoticona vincente che affronta un mondo di snob un “vaffanculo” alla volta. Inutile dire che è lei la cosa migliore di questo tentativo raffazzonato di una commedia sexy classificata come “per adulti”, nello stesso modo in cui una margherita sembra molto meglio del mucchio di merda da cui sta crescendo. Il suo tempismo, il suo modo di rispondere con un sarcasmo incendiario, la sua straordinaria destrezza con la commedia fisica: datele una scala mentre indossa i pattini, uno scaffale da abbattere dopo che è stata presa a pugni in gola o un coglione patentato contro il quale sfogarsi e Lawrence non vi deluderà. Nemmeno J-Law senza il guinzaglio del bon ton però può salvare qualcosa di così pigro e disperato da offendere. Il film semplicemente non è al suo livello. A nessun livello, in realtà.
Il suo personaggio, Maddie Barker, è originario di Montauk, New York, e ha la meritata reputazione di devastatrice. Ha fatto amicizia con la maggior parte dei ragazzi in città e poi subito dopo li ha ignorati; la lista dei suoi nemici è lunga chilometri. La rabbia nei suoi confronti è pari solo al risentimento che nutre per tutte queste persone ricche che si sono trasferite di recente, trattando i cittadini come schiavi e facendo salire alle stelle le tasse sulla proprietà sulla casa della sua defunta madre – che ora lei non può pagare perché è appena rimasta senza automobile, dopo aver perso il suo lavoro di autista di Uber.
Ecco perché Maddie risponde a un annuncio su Craigslist di una coppia locale (Matthew Broderick e Laura Benanti) sulla loro Buick. Non vogliono soldi, però. In cambio della macchina, questi due genitori preoccupati vorrebbero che la trentenne Maddie uscisse con il loro figlio diciannovenne, Percy (l’esordiente Andrew Barth Feldman). Per usare la frase di Maddie, dovrebbe, ehm, “frequentarlo”. Il ragazzo è intelligente ma timido, talentuoso ma ha paura della propria ombra. In autunno andrà al college e i suoi vogliono aumentare la sua autostima. Quale modo migliore se non farlo sedurre da una donna più grande?
Ora, o vi state indignando o state accettando di buon grado questa situazione moralmente discutibile che sarebbe stata definita “sporca” negli anni Sessanta, “rischiosa” negli anni Settanta e un po’ Risky Business – Fuori i vecchi… i figli ballano negli anni Ottanta. (Puoi vedere frammenti di quel primo film di Tom Cruise, insieme a un pizzico del Laureato, nell’idea di un ragazzo che viene iniziato a un’età adulta caratterizzata da sesso, capitalismo e volgarità.) Fidanzata in affitto cerca la combinazione risate/tenerezza che i fratelli Farrelly hanno perfezionato, specialmente quando il film vuole che vi interessiate ai personaggi. Maddie inizia a prendere in simpatia questo ragazzo. Lui, a sua volta, la convince ad aprirsi sui problemi di suo padre quando non sta cercando di montarlo o non viene presa a calci all’inguine. Sentirete il film sforzarsi di farvi ridere di pancia mentre cerca di toccare anche le corde del vostro cuore, ma inciampa goffamente da un tono all’altro. Dite quello che volete sui Farrelly: hanno capito come centrare la giusta combinazione di agrodolce per una commedia fondamentalmente sporca. Questo film è semplicemente amaro.
E in più cerca anche di evocare l’ondata decennale di commedie al femminile con protagoniste che si comportano malissimo, che ha raggiunto il picco con Le amiche della sposa e il suo punto più basso con Bad Teacher – Una cattiva maestra. Non sorprende che il regista e co-sceneggiatore Gene Stupnitsky abbia scritto pure quel film con Cameron Diaz che ci ha regalato un’eroina simile e gloriosamente degenerata che alla fine si addolcisce, matura, eccetera. Stupnitsky ha lavorato anche su The Office, ma qualunque cosa abbia imparato sulla commedia non la usa in questo film. Le scene sembrano finire proprio mentre stanno iniziando a guadagnare una sorta di slancio comico, e non c’è ritmo in nessuno dei pezzi che dovrebbero farvi stare male dalle risate grazie al talento di Lawrence. I personaggi secondari compaiono per un nanosecondo, poi svaniscono dalla memoria del film. (Hasan Minhaj, Kyle Mooney e Ebon Moss-Bachrach meritano tutti delle scuse.) Abbiamo già detto che Lawrence è nuda e sta picchiando dei ladri su una spiaggia quando prende un calcio nei genitali? Questo è il tipo di pezzo forte pensato per far spanciare il pubblico, e probabilmente sulla carta spaccava. Ma, per come viene presentata la sequenza, è come trovarsi ad assistere alla morte improvvisa della gag sullo schermo.
Più a lungo guarderete le parti comiche di Fidanzata in affitto che inevitabilmente si trasformano in fallimenti, più vi incavolerete. Lawrence ce la mette tutta, lavora tantissimo per far funzionare i dialoghi, i doppi sensi e rendere questo passo falso degno di empatia, si butta nelle routine slapstick e negli epic fail sexy di Maddie con entusiasmo. E vorreste che il film supportasse la sua interpretazione, anziché renderla difficile. Alla fine, il modo migliore per vedere il suo lavoro qui è tramite YouTube, quando i momenti ispirati di follia gonzo e le reazioni con gli occhi spalancati rimarranno da soli come brevi sprazzi di divertimento e si distingueranno dal film in cui sono intrappolati. Il futuro delle raunch-com per adulti degli Studios, per non parlare di quelle che escono nelle sale, dipende da star come Lawrence che fanno esattamente quello che fa lei per sostenere il film. È difficile non pensare che questo tentativo di resuscitare il genere ne stia in realtà minando il futuro.