Alzi la mano chi ha visto, rivisto e stravisto Nightmare Before Christmas a Natale. E continua a farlo, pure trent’anni dopo. Eccomi qua, come (credo) tutti i novenni italiani dell’epoca perché, be’, l’uscita al cinema il 5 dicembre 1994 parla da sé. Basti invece la data di debutto americana, 29 ottobre 1993, per testimoniare che sì – ovviamente – è un film di Halloween. Di più: è forse il film che ha definitivamente portato la “maledizione di Halloween” dalle nostre parti, complici anche Vado, Vedo e Prendo, i tre bimbetti mostruosi che intrappolano Babbo Natale nel sacco del Bau Bau con la scusa del “giochetto o scherzetto”.
D’altra parte, Nightmare Before Christmas è un film di Tim Burton. Anzi, no, perché poi giustamente il regista Henry Selick se la prende: «Ho sempre pensato che la sua storia fosse perfetta e, certo, lui ha disegnato i personaggi principali. Ma siamo stati io e il mio team a dare vita a tutto», aveva ribadito non più tardi di un annetto fa ad AV Club. Per la cronaca, sintesi estrema di com’è andata: a inizio anni ’80, mentre lavora alla Disney, Tim scrive una poesia dal titolo The Nightmare Before Christmas. Arriva perfino a disegnare uno storyboard e a creare dei modellini, ma la Casa di Topolino blocca tutto, perché “mica possiamo produrre una roba così dark” (semicit.). «Lavorandoci, ho avuto infinite discussioni con lo Studio», ha ricordato in passato Tim Burton. «Non possiamo avere un personaggio principale che non abbia gli occhi!», dicevano. «Come vive qualcuno che ha soltanto le orbite? Sono cose che ti logorano».
Segue licenziamento di Burton ma, pochi anni dopo, arrivano Beetlejuice – Spiritello porcello, Batman e Edward mani di forbice. Conseguenza: tutti pazzi per Tim Burton (ma dai). Nightmare diventa così improvvisamente interessante, ma i diritti sono ancora di Disney e il nostro è già impegnato sul set del sequel dell’Uomo Pipistrello, oltre a non volersi sobbarcare la lentezza e la fatica dello stop-motion. La regia viene così affidata a Selick, esperto di quell’animazione a passo uno (così in italiano). E, giusto per dare un po’ di numeri: oltre 100 persone hanno lavorato al film per tre anni, realizzando un minuto di film ogni settimana di riprese; sono stati costruiti 230 set su una ventina di teatri di posa; c’erano 227 pupazzi e, soltanto per Jack, sono state create 400 teste. Mic drop.
Peccato che, appena tre settimane prima del debutto del film, distribuito dallo Studio attraverso il brand per adulti Touchstone Pictures perché “troppo spaventoso per i bambini”, si decise di promuoverlo come Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas. D’altra parte, non esisterebbe Nightmare senza Tim Burton.
L’autore ha spiegato che l’idea gli è venuta in un negozio, guardando fantasmi e zucche far posto a Babbi Natale e renne, e grazie alla tradizione latina del Día de los Muertos: «Ho sempre sentito un legame con quella celebrazione», ha dichiarato in un’intervista al New York Times. «Per la gente è qualcosa di oscuro, ma in realtà non è così. E la contrapposizione di quelle immagini cupe con sentimenti spirituali positivi mi ha sempre parlato». La poesia originale, dicevamo, serviva una prova in più a sostegno della tesi: Nightmare è un film di Halloween. Ecco la prima strofa.
It was late one fall in Halloweenland,
and the air had quite a chill.
Against the moon a skeleton sat,
alone upon a hill.
He was tall and thin with a bat bow tie;
Jack Skellington was his name.
He was tired and bored in Halloweenland.
Era autunno, a Halloween, autunno inoltrato.
E faceva molto freddo, un freddo desolato.
In cima a un colle, illuminato dalla luna,
Jack Skeletron meditava sulla sua sfortuna.
Alto, sottile, un tipo allampanato,
portava al collo un pipistrello annodato.
Era stanco di Halloween, che noia mortale!
Ogni cosa in quel posto era sempre sempre uguale.
Nightmare è un film in stop-motion, che ha per protagonista uno scheletro che detiene il titolo di Re delle Zucche e in 73 minuti (!) piazza una quantità pazzesca di scene e personaggi memorabili. Ed è fondamentalmente un musical. Già, perché Danny Elfman (non ci interessano qui le accuse contro di lui) compose 10 tracce tra cui Questo è Halloween, cantata in coro dai cittadini di Halloweentown (again, film di Halloween), e Re del Blu, Re del Mai by Renato Zero, che dà meravigliosamente voce a Jack nei brani in versione italiana, contribuendo a farne il fenomeno della pop culture che è diventato oggi.
Parlare solo di “film” (di Halloween) ormai è impensabile. Trent’anni dopo, Nightmare è tornato nelle sale americane (in Italia no, lacrimuccia) ed è bigger than ever: ci sono concerti dal vivo (feat. Billie Eilish – who else? – nei panni di Sally), attrazioni a tema nei parchi Disney e, sì, un merchandise che forse può competere solo con quello di Star Wars, tra giochi da tavolo, maglioni, pupazzi di ogni dimensione, tazze, TUTTO.
E, nota gossippara ma non troppo: vedere Tim Burton saltellare sorridente per mano a Monica Bellucci sui red carpet oggi e insieme leggere che «lo spunto di Nightmare era basato anche su quei sentimenti che maturano in chi ti percepisce come qualcosa di oscuro o strano quando in realtà non lo sei» cambia forse anche la percezione che di Tim abbiamo sempre avuto.
Ora scusate, vado a fare l’albero di Natale con i pupazzetti di Jack, Sally e Zero.