Quando hai 13 anni, la posta in gioco è altissima per ogni cosa: amicizie, storie d’amore, con chi passi il tempo, a quali feste sei invitato. Niente ha un quadro di riferimento adeguato, perché è tutto così nuovo e non sai se devi affrontare la vita come il bambino che eri o l’adulto che vuoi essere. La nuova coming-of-age comedy targata Netflix Non sei invitata al mio Bat Mitzvah (in originale You Are So Not Invited to My Bat Mitzvah) riesce a trasmettere questa situazione di cambiamento in un modo profondamente attento e, nello stesso tempo, con la leggerezza di una piuma. Sulla scia di Are You There God? It’s Me, Margaret (ancora inedito in Italia, ndt), fa parte di una mini-ondata di ottimi film su ragazze adolescenti: raccontano le loro ansie, i loro desideri e, cosa forse più importante, i legami che le fanno crescere (e le crepe che possono invece farle a pezzi).
Poi c’è quest’altro elemento: Non sei invitata al mio Bat Mitzvah vede Adam Sandler nei panni di attore e produttore, ma il suo nome viene menzionato soltanto nel secondo paragrafo di questa recensione. E questo è in parte dovuto al fatto che si inserisce nel resto del cast, che sembra essere in gran parte composto dalla sua famiglia, guidata dalla figlia Sunny, che interpreta Stacy Friedman, la protagonista del Bat Mitzvah, un fascio arrabbiato e confuso di desideri e caos sociale. Insieme a lei c’è anche un’altra figlia di Sandler, Sadie, nel ruolo della sorella maggiore, e la moglie di Adam, Jackie, nel ruolo della madre della migliore amica di Stacy, Lydia (Samantha Lorraine), con la quale Stacy è destinata a impegnarsi in una battaglia per un ragazzo – who else? – che le cambierà la vita. Adam, ovviamente, interpreta il patriarca, Danny, che vorrebbe davvero vedere la sua bambina superare questo passaggio senza problemi. Idina Menzel interpreta la moglie di Danny, Bree, tanto da far diventare il film, oltre che un affare di famiglia, anche una reunion di Diamanti grezzi.
Gridate al nepotismo quanto volete, ma le ragazze Sandler se la cavano abbastanza bene, e sembra anche che si divertano un mondo. Aiuta molto il fatto che il film sia diretto (da Sammi Cohen) e scritto (da Alison Peck, tratto dal romanzo Young Adult di Fiona Rosenbloom) con grande energia, intriso di un passo entusiasta che non preclude una profondità sincera. In effetti il più grosso dilemma di Stacy è come bilanciare i drammi dell’adolescenza con il desiderio di fare la cosa giusta agli occhi, be’, di Dio. E suo padre prende decisamente sul serio il compito. A un certo punto, turbata da preoccupazioni molto adolescenziali, Stacy chiede a suo padre di darle tregua. “Benvenuta nella vita da ebreo”, risponde lui. “Non abbiamo mai tregua”.
Tra i punti di forza di Bat Mitzvah c’è la sua rappresentazione moderna e inclusiva dell’ebraismo. I membri del clan sono di tutti i colori e credo: asiatici, neri, etero, gay. Il rabbino di Stacy nonché insegnante preferita alla scuola ebraica, Rabbi Rebecca (Sarah Sherman del Saturday Night Live, che ruba la scena), è buffa ed eccentrica, una tipa disinvolta che stimola ironicamente i suoi studenti e parla con una sorta di musicalità. Ma è serissima quando si tratta della sua fede e, quando sente che la sua protetta si sta allontanando dalla retta via, non gliele manda certo a dire.
Il film sottolinea che il Grande Evento è una festa costosa, con un tema ossessionante, e insieme un rituale sacro che rappresenta l’accettazione delle responsabilità dell’età adulta. Una di queste responsabilità, come apprende Stacy, è ammettere quando si ha torto e pagarne il prezzo. Bat Mitzvah non ha bisogno di fare troppe prediche: idee e temi sono inseriti organicamente nella sceneggiatura di Peck.
Tenendo in considerazione tutto quello che abbiamo scritto, questo è pur sempre un film di Adam Sandler, il secondo titolo forte che ha realizzato per Netflix in tanti anni dopo il dramma sul basket Hustle (va sottolineato che in questo nuovo film il Bat Mitzvah è a tema basket: sì, al nostro piacciono i canestri). Man mano che Sandler invecchia, sembra rilassarsi sempre di più. Porta il suo fisico da papà con la pancetta con una certa noncuranza. Di solito i suoi film non si sforzano così tanto di cercare la risata facile e lasciano invece che lo humour fluisca dai personaggi. E hanno un interesse profondo per la vita vera, con tutto quello che comporta passare indenni attraverso le varie fasi e andare avanti. È davvero emozionante vedere una star la cui specialità ha subìto un blocco nello sviluppo rifiorire in un periodo più maturo. Ora sembra che stia preparando le future generazioni di Sandler al successo. Bat Mitzvah parla di una ragazza che cresce, ma anche suo padre sembra fare altrettanto.