Prima degli anni ’70, forse solo qualche cristiano pio e devoto avrebbe potuto spiegare cos’è e che cosa fa un esorcista. Ma dopo che il blockbuster horror di William Friedkin, adattamento del bestseller di William Peter Blatty, uscì nelle sale, il termine diventò parte del lessico comune. All’improvviso, chiunque sapeva tutto di quei preti teoricamente specializzati in possessioni demoniache; le cronache del tempo riportano la richiesta crescente, da parte delle chiese di tutto il mondo, di esperti della memoria, invocati a gran voce dai parrocchiani dopo l’uscita del film. La parola “esorcista” presto diventò sinonimo della resurrezione di un certo tipo di Cattolicesimo, e di quella branca di film dell’orrore che coinvolgono religione, soprannaturale e Satana in persona (o quasi). Per gli esorcisti di professione, il capolavoro di Friedkin funzionò meglio di un P.R.
Gli esorcisti di oggi, invece, potrebbero intentare una class action contro L’esorcista – Il credente, il nuovo film – appena arrivato nelle sale – che nei loro confronti opera come una vera e propria macchina del fango. “Requel” (così lo chiamano) pensato per inaugurare una nuova trilogia, il film di David Gordon Green che cerca di ridare nuova vita alla saga avrebbe invece bisogno, per sopravvivere, di essere attaccato a un respiratore: l’opera originale non può che uscirne demolita. Ci sono di momenti così disastrosi e incoerenti da far pensare ai fan che forse l’intera operazione serve solo a rivalutare il pessimo sequel del ’77 (L’esorcista II – L’eretico), che al confronto con questo pare un film di tutto rispetto. Non si può dare la colpa al Diavolo per questo disastro: persino lui probabilmente vorrebbe che il suo nome fosse rimosso dai titoli di coda.
Green ha già girato dei “requel” in passato: ha resuscitato il franchise di Halloween con un primo film incredibilmente riuscito, per poi arrivare a un terzo capitolo semplicemente terribile. Ma l’esperimento del nuovo Esorcista non funziona già in partenza. Come l’originale del ’73, anche Il credente ha un incipit per così dire esotico. Non siamo più in Iraq ma a Port-au-Prince, Haiti, dove il fotografo Victor Fielding (Leslie Odom Jr.) e la sua moglie incinta (Tracey Graves) si stanno godendo le loro vacanze. La donna riceve una benedizione per il suo futuro bebè da parte di un guaritore locale. Ma siamo nel 2010, il tragico terremoto che ben conosciamo colpisce l’isola e inizia la tragedia.
13 anni più tardi ritroviamo Victor, che ora vive in Georgia insieme alla figlia adolescente (Lidya Jewett). Nel tentativo di comunicare con la madre morta, la ragazza e una sua compagna di scuola, Katherine (Olivia O’Neill), si avventurano in un bosco. Tre giorni dopo, le due vengono ritrovate in un capanno; non si ricordano nulla di ciò che è accaduto loro, né sanno perché sono lì. Victor e i genitori ultracattolici di Katherine, Miranda (Jennifer Nettles) e Tony (Norbert Leo Butz), temono che alle figlie sia successo qualcosa di terribile: dopotutto, osserva Miranda, i ragazzi vanno nei boschi per parlare con gli spiriti. Cos’altro dovrebbero fare altrimenti, da quelle parti?
Le due ragazze tornano a casa, e iniziano a succedere altre cose molto strane. Angela continua ad accendere e spegnere le luci del bagno, e a sentire delle voci; e sull’addome le compaiono delle cicatrici che sembrano comporre le parole “Help me” (vi ricorda qualcosa?). Katherine, invece, ha iniziato a sviluppare una brutta allergia nei confronti della Chiesa. Entrambe cominciano a passare la maggior parte del tempo a letto, con un look che sembra pensato dal personal stylist di Lucifero. La loro non è la tipica strafottenza adolescenziale, c’è qualcosa di più. E, naturalmente, di brutto. La vicina di casa di Victor (Ann Dowd) pensa che né le autorità né il prete locali possano aiutare le due ragazze. Devono rivolgersi a qualcuno di specializzato in questo genere di materia. Proprio come aveva fatto moltissimi anni prima quell’attrice che viveva a Washington D.C. la cui figlia aveva sviluppato gli stessi sintomi…
La maggior parte dei “requel” sfrutta la nostalgia dei fan riportando nell’universo di turno vecchi personaggi e gli attori che li interpretavano, perciò non sorprende rivedere la veterana Ellen Burstyn nei panni della madre accorata Chris MacNeil. Negli anni precedenti, la donna ha trasformato la sua esperienza con il demonio in un libro intitolato A Mother’s Explanation, che l’ha allontanata dalla figlia Regan. Chris accetta di aiutare le due famiglie, ma l’attrice premio Oscar viene fatta fuori molto presto.
Gli spettatori più attenti forse noteranno le tante citazioni all’Esorcista originale disseminate nel film da Green e dai suoi sceneggiatori (Peter Sattler, Scott Teems e Danny McBride), da certe battute riprese paro paro al trucco del maestro del make-up Dick Smith; per fortuna ci risparmia l’iconica inquadratura con la silhouette di Max von Sydow sotto il lampione, altrimenti sarebbero partite ulteriori bestemmie. Ma quello che salta di più all’occhio nell’Esorcista – Il credente è proprio quello che manca: un’autentica sensazione di tensione e terrore. Non solo perché il linguaggio e la fisicità che, con il personaggio di Regan, avevano sconvolto le platee negli anni ’70 sono stati decisamente addomesticati (riguardatevi l’originale e vedrete quanto suonano ancora scandalose le parole di quella ragazzina demoniaca); ma anche perché tutto ci sembra sì familiare, ma anche del tutto “generico”.
Lo scontro finale sembra preso da un qualsiasi film Blumhouse (casa di produzione specializzata in film horror, ndt) degli ultimi dieci anni. Il Cattolicesimo che era alla base della crisi di fede del film originale è messo da parte a favore di un confuso sfondo multireligioso. E persino i concetti più interessanti vengono ridotti a un misero monologhetto recitato dalla povera Ann Dowd. E non si può davvero credere a come Il credente (pardon) non riesca a produrre assolutamente nulla, nonostante tutti gli sforzi: non un salto sulla poltrona, non un senso di minaccia soprannaturale, non un sottotesto sul nostro mondo alla deriva, non una riflessione su Dio o la mitologia cristiana. Se questo film è davvero pensato come l’inizio di un nuovo corso per questa amatissima saga, allora farebbero bene ad andare direttamente all’inferno.