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‘Oceania 2’ lascia che sia una ragazza a salvare il mondo. Ma non chiamatela principessa

Il sequel del film del 2016 è una specie di fotocopia dell’originale, ma non è detto che sia un male. Merito anche della forza della protagonista, che contravviene al canone femminile che la Disney ci ha proposto per anni

Foto: Walt Disney Studios

“Ancora non è una principessa!”, esclama la giovane donna che sta per andare a salvare i suoi amici (e probabilmente il mondo), riunire la sua comunità dispersa ed entrare nei libri di Storia. “Be’, molte persone pensano che tu lo sia”, risponde il suo compagno eroe-barra-spalla comica. Per intenderci: Vaiana è la figlia di un capo tribale dell’isola di Matunui, nel Pacifico meridionale, e quindi potrebbe essere considerata una regina in virtù della sua discendenza. Ma è soprattutto un’esploratrice, incaricata di navigare nei mari alla ricerca di nuove isole e, questa volta, di popolazioni sperdute. È una grande responsabilità. E ancora una volta, la ragazza si trova a dover fare affidamento sul suo ingegno, sulle sue abilità e sulla saggezza dei suoi antenati per sconfiggere una minaccia divina che potrebbe segnare la fine del loro mondo. In altre parole, nessuno se ne sta seduto a lucidare diademi e ad aspettare l’arrivo del Principe Azzurro.

Eppure, indovinate chi ha una bambolina con il suo nome e le sue sembianze, seduta sugli scaffali accanto ad Ariel, Jasmine e il resto della banda? Un cinico potrebbe dire che la Disney ha semplicemente preso in prestito un’ambientazione esotica, un’antica mitologia indigena e una tavolozza di colori del Sud Pacifico per realizzare il suo successo del 2016, il primo Oceania, e finire per vendere la solita vecchia storia di principesse, soltanto remixata con un forte sottofondo di emancipazione femminile. Qualcuno più lucido, tuttavia, si chiederebbe: a) non era forse giunto il momento di fare un remix, atteso da tempo, di questo particolare genere; b) se generazioni di bambini e bambine dalla California a Katmandu crescono conoscendo e rispettando la cultura polinesiana grazie a un film d’animazione con un granchio che canta in stile glam-rock, come può essere una cosa negativa; e c) perché non fare un film su una principessa Disney del XXI secolo in tutto e per tutto, ma senza tutto il bagaglio delle principesse Disney del XX secolo?

Otto anni fa, il film originale è arrivato sugli schermi grazie alla buona volontà, all’ottimo marketing della Casa di Topolino e a due grandi nomi – Dwayne Johnson, che dà la voce al semidio Maui (nella versione originale, ndt), e Lin-Manuel Miranda, che ha scritto una manciata di canzoni – nella speranza di aggiungere un altro personaggio al canone. Ora, oltre al diritto di vantarsi di aver fatto avanzare nuovi role model, Oceania 2 arriva nei cinema (in Italia dal 27 novembre, ndt) forte di una nutrita fanbase e di un brand già riconosciuto e amato. Hanno una formula vincente, una giovane eroina solida e con una voce da urlo (in originale la doppia l’attrice hawaiana Auli’i Cravalho, attualmente in scena a Broadway in Cabaret, ndt). Per questo motivo, nessuno vuole fare troppo rumore con il camakau, e il sentimento generale sembra essere qualcosa del tipo: il primo film vi è piaciuto, quindi ecco un secondo film che è molto simile al precedente. Questa è la buona notizia se è quello che cercate. Altrimenti, be’: dura solo un’ora e 40 minuti, male comunque non fa.

Rieccoci dunque sull’isola di Matunui, con Vaiana che esplora i mari ogni volta che può e si gode la natura che la circonda. Di ritorno da un viaggio di tre giorni con Pua (il suo maiale da compagnia, carino, coccoloso e bavoso) e Hei Hei (il suo pollo da compagnia con gli occhi da insetto e muto come una roccia), Vaiana si imbatte in una tazza mezza rotta con dei segni sconosciuti. È la prova che ci sono altre comunità là fuori. Se la ragazza riuscirà a trovarle, potrà unirle tutte sotto l’ombrello di un unico popolo delle isole del Pacifico. Ma prima deve spezzare una maledizione mettendo piede su un’isola magica, nascosta da una tempesta impetuosa causata da una divinità un po’ stramba di nome Nalo. Una volta che Vaiana ci sarà riuscita, la sua patria diventerà una tra le tante. Arruolando il suo corpulento amico Moni (Hualalai Chung), l’ingegnere del villaggio Loto (Rose Matafeo) e l’anziano contadino Kele (David Fane di Chi segna vince) come suo equipaggio, salpa per compiere il suo destino, eccetera.

Nel frattempo, da qualche parte vicino al portale psichedelico degli dèi, Maui se la sta spassando con un’avvenente femme fatale di nome Matangi (Awhimai Fraser), che si caratterizza soprattutto per il suo amore per i pipistrelli e per gli abiti da sera alla Morticia Addams. La donna ha intrappolato e legato il semidio per motivi che verranno presto rivelati. Tutto quello che dovete sapere è che sì, Maui e Moana finiranno per fare squadra; sì, l’adorazione esagerata di Maui da parte di Moni diventerà una battuta omoerotica ricorrente; sì, qualcuno si riferirà a Pua e Hei Hei come a “uova e pancetta”; sì, i piccoli e dispettosi pirati conosciuti come Kakamora sono tornati, e più kakamoriani che mai; e sì, la squadra deve superare molti ostacoli, difficoltà e piccole tragedie prima di imparare a lavorare insieme, a superare i propri limiti e altre frasi ispiratrici.

Oceania 2 è migliore dei sequel straight-to-video che la Disney concedeva ai suoi titoli più popolari ai tempi? Certo che lo è, e l’animazione dei paesaggi delle isole del Pacifico, delle onde blu dell’oceano e dei fenomeni meteorologici dalle sfumature violacee non potrebbe essere più affascinante. C’è una vongola delle dimensioni di Godzilla in cui la banda deve imbattersi, come Giona nel ventre della balena, e fidatevi di noi quando vi diciamo che non vi farà assolutamente venire in mente questo. La voce di Cravalho è ancora un’arma potente, anche se con Miranda assente (Abigail Barlow ed Emily Bear si sono occupate della scrittura delle canzoni), non c’è un solo nuovo earworm del livello di We Know the Way (in italiano La strada di casa, ndt) o You’re Welcome (da noi diventata Tranquilla!, ndt). La più vicina è Get Lost (Perditi, cantata da Giorgia, ndt), che suona letteralmente come se qualcuno avesse incrociato Shiny (Lo splendente Tamatoa, sempre dal primo Oceania, ndt) con Friends on the Other Side (Gli amici nell’aldilà, dalla colonna sonora della Principessa e il ranocchio, ndt). Non crederete a quanto vi manchi il tocco del creatore di Hamilton.

L’aspetto più confuso è la mancanza di un vero e proprio cattivo Disney, e mentre una tempesta assassina benedetta da una pioggia più viola di un raduno di imitatori di Prince potrebbe essere un furbo ammiccamento al cambiamento climatico (oppure no: forse stiamo davvero leggendo troppo fra le righe), il fatto che la grande battaglia finale sembri troppo vaga non gioca a favore di Oceania 2. “Mi manca un po’ il mostro di lava”, dice Maui a un certo punto, e noi possiamo solo aggiungere: “Difficile”. Ma ancora una volta, una sorta di Ursula 2.0 non è il motivo per cui la gente accorrerà nelle sale. Vogliono solo una nuova dose della vecchia magia di Oceania. La maggior parte delle persone che vi hanno regalato l’originale sono felici di accontentarvi e di riscuotere nuovi incassi. Cos’altro possono dire se non: “Tranquilli”?

Da Rolling Stone US

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