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Sono state annunciate le nomination ai 95esimi Premi Oscar, e subito parte il giochino: quali sono le sorprese e chi è stato invece snobbato? Tra i secondi, era ovviamente nell’aria l’esclusione di Babylon di Damien Chazelle, ode alla nascita/fine di Hollywood che ha raccolto pochi consensi tra la critica internazionale (i nostri, però, sì). Non manca qualche candidatura (colonna sonora del fedele Justin Hurwitz, costumi e scenografia), ma regia, interpretazioni (Margot Robbie e Brad Pitt) e soprattutto film restano fuori dalle rispettive categorie. Un film nato incompreso.
Forse non proprio una sorpresa, perché la nomination di Alice Rohrwacher per il corto Le pupille (prodotto da Alfonso Cuarón) era piuttosto annunciata. Ma non è mai facile “prenderci quello che è nostro” a casa degli ammerigani, e per giunta con una piccola delizia che ruota intorno a una torta natalizia in un istituto cattolico per ragazze durante la guerra (starring anche Alba Rohrwacher e Valeria Bruni Tedeschi). Alice c’è riuscita. E ora il prossimo 12 marzo, tutti in piedi sul divano per tifare, in attesa del prossimo film dell’autrice, La chimera.
Sono già iniziate le polemiche con relativo hashtag: #OscarsSoMale. Il titolo che avrebbe dovuto trascinare l’ondata femminile pareva The Woman King, che però resta al palo: nessuna candidatura di quelle sperate, cioè miglior film, attrice protagonista (Viola Davis) e regista. Cioè Gina Prince-Bythewood, esclusa al pari di nomi come Sarah Polley (il cui Women Talking ha però incassato la nomination come best picture) e Maria Schrader (Anche io, sul caso #MeToo). Possiamo dirlo senza passare per sessisti? Tutte candidature quest’anno più deboli, rispetto ai colleghi nominati.
Il titolo Netflix pigliatutto non è, come forse qualcuno immaginava pre-Venezia 79, Bardo, la cronaca falsa di alcune verità di Alejandro González Iñárritu, candidato solo per la fotografia. Ma Niente di nuovo sul fronte occidentale, il dramma bellico tratto dal romanzo di Erich Maria Remarque e diretto dal tedesco Edward Berger (consacrato negli USA da serie tv come The Terror, Patrick Melrose e Your Honor). 8 nomination in totale, comprese quelle di miglior film e miglior film internazionale. Uno dei veri dark horse di questa stagione.
Dopo essere stata “trombata” nella categoria miglior cortometraggio (non è entrata nemmeno nella shortlist per il minifilm del brano All Too Well, da lei stessa diretto), Taylor Swift viene esclusa pure dalla cinquina delle migliori canzoni originali. Con Carolina, la folk song scritta per il (bruttissimo) melodrammone La ragazza della palude. Dentro invece le colleghe-popstar Rihanna (Lift Me Up, scritta per Black Panther: Wakanda Forever) e Lady Gaga (Hold My Hand, da Top Gun: Maverick). Ma Naatu Naatu, prima canzone da un film hindi (RRR) mai nominata, tallona entrambe…
Dopo il successone della serie Normal People, l’attore irlandese (che sarà il nuovo Gladiatore per Ridley Scott) ha scelto spesso film indie e ruoli in chiaroscuro, come quello di un giovane padre separato che combatte contro una forma di depressione nel bellissimo Aftersun. A Mescal non piace prendere la strada più facile e il suo coraggio è stato premiato con una prima nomination, a sorpresa ma meritatissima. Contro l’Elvis di Austin Butler, Colin Farrell nella sua comfort zone (Gli spiriti dell’isola) e il ritorno di Brendan Fraser (The Whale) probabilmente non ce la farà, ma è solo l’inizio.
Eddie Redmayne è un favourite dell’Academy. Dopo l’Oscar per La teoria del tutto e una candidatura per The Danish Girl, a molti sembrava scontata una nomination per il ruolo dell’infermiere killer di The Good Nurse. Invece, proprio come la co-protagonista Jessica Chastain, nada. Il suo posto, diciamo così, è occupato dal Brian Tyree Henry di Causeway, che non pareva così scontato. Ma che a sua volta viene preferito alla lead Jennifer Lawrence, anche lei a questo giro rimasta a bocca asciutta.
Eccola, la sorpresa delle sorprese. Nella cinquina delle migliori attrici non sono entrate la già citate Viola Davis, Jennifer Lawrence e Margot Robbie, ma nemmeno le inglesissime Olivia Colman (per Empire of Light) ed Emma Thompson (Il piacere è tutto mio). La spunta però l’altrettanto British Andrea Riseborough, volto con tantissimi titoli alle spalle (da Birdman ad Animali notturni, fino alla serie ZeroZeroZero) ma mai considerata come avrebbe meritato. Almeno fino ad ora, grazie al drammatico To Leslie, storia vera di una madre texana che cerca di ricostruirsi una vita. La statuetta pare già opzionata dalla fortissima Cate Blanchett, ma questa per Andrea è già una vittoria.
L’amatissimo sequel di Top Gun è stato apprezzato anche dall’Academy: sei candidature complessive, tra cui quelle a miglior film e miglior sceneggiatura non originale. Un successo di pubblico (1,5 miliardi di dollari l’incasso globale) e critica. Tanto che qualcuno si aspettava una sorpresa: la nomination a Tom Cruise, vero artefice dell’operazione e uomo di cinema “totale”, tra i best actor. Sarebbe valso come riscatto dopo anni, gli ultimi, in cui è stato percepito solo come action star. E invece, stavolta non si vola.
La doppia nomination tra le best supporting messa a segno dalle attrici di Everything Everywhere All at Once non era scontata, soprattutto nel caso di Stephanie Hsu (l’altra candidata è Jamie Lee Curtis, alla sua prima volta: incredibile ma vero). Ma ancor meno scontata era quella a Hong Chau, vista quest’anno anche nel piccolo cult The Menu e candidata per The Whale. Cioè il film “di” Brendan Fraser (anche lui nominato), che può invece contare su un’ottima spalla. Giustamente riconosciuta dall’Academy. E due attrici asiatiche nella stessa categoria sono già un bellissimo record.
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