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Il supercandidato Everything Everywhere All at Once sembra aver ipotecato anche le statuette agli attori non protagonisti (sulla protagonista Michelle Yeoh ci torneremo nei prossimi giorni). Ma la gara dei supporting è tutt’altro che chiusa. Ecco chi potrebbe (e dovrebbe) spuntarla secondo noi. (Nella foto: Jamie Lee Curtis in Everything Everywhere All at Once e Barry Keoghan in Gli spiriti dell’isola)
Fino a qualche mese fa, la regina del Wakanda sembrava la favorita assoluta. Poi è arrivata l’onda lunghissima di Everything Everywhere All at Once, e la doppia nomination tre le attrici non protagoniste (vedi più avanti). Ma Bassett resta una candidata forte. E il record che potrebbe battere – sarebbe il primo interprete del Marvel Cinematic Universe non solo candidato, ma pure vincitore di un Oscar – potrebbe solleticare l’Academy.
Accanto al colosso (in tutti i sensi) Brendan Fraser, Hong Chau è l’amica/infermiera (non) protagonista di alcune delle sequenze chiave del film. Non siamo fan del film, ma l’attrice di origine vietnamita, che sta vivendo un momento d’oro (quest’anno era anche nel piccolo cult The Menu), merita un posto in cinquina. Tuttavia, la sua resta la nomination che già difficilmente potrebbe tradursi in premio.
Un BAFTA, un coro unanime di commenti positivi, tre candidature forti a “scortarla” al Dolby Theatre (cioè quelle ai colleghi Colin Farrell, di cui nel film interpreta la sorella, Brendan Gleeson e Barry Keoghan). Ma Gli spiriti dell’isola potrebbe arrivare a un altro primato: quello di film con ben quattro candidature per le interpretazioni (esattamente come Everything Everywhere All at Once) e nessuna statuetta. Nonostante la bravura di Condon (e di tutti gli altri), potrebbe andare esattamente così.
Per quanto strafamosa (e amata), Jamie Lee Curtis, alla sua prima candidatura (ebbene sì), potrebbe essere il dark horse di questa annata. Cioè il candidato apparentemente più debole che invece alla fine sbaraglia tutti. Anche se non partecipa alle cene tra candidati agli Oscar perché va a letto presto (vedi la clip che sta girando in queste ore sui social), forse a questo giro le toccherà addirittura l’after party. Con statuetta in mano – o con un plug anale, come quelli che tiene in ufficio il suo clamoroso personaggio.
La seconda nomination a Everything Everywhere All at Once sul fronte attrici non protagoniste e alla “figlia” di Michelle Yeoh, da adolescente ribelle a supereroina galattica che fa esplodere teste (tramutandole in palloncini). Ma se multiverso dev’essere, allora senza dubbio la sfidante “in casa” Jamie Lee avrà la meglio.
La categoria dei supporting maschili è quella che, più di ogni altra, quest’anno sembra blindata. E per quanto adoriamo il meraviglioso scorbutico di Brendan Gleeson e il capolavoro di Martin McDonagh, con tutta probabilità l’attore irlandese dovrà cedere il passo. Anche perché, nella cinquina, deve dividere i consensi rispetto al film con Barry Keoghan (vedi più avanti).
Il gioiellino indie, starring Jennifer Lawrence nei panni di una soldatessa in riabilitazione dopo il ritorno dall’Afghanistan, ha ottenuto solo una candidatura: quella a Brian Tyree Henry per il ruolo di un meccanico che, proprio come la protagonista, sta cercando di superare un trauma. Il film è stato apprezzato nella bolla, ma gli è mancata la forza per arrivare al grande pubblico. E l’attore di Atlanta se la deve vedere con dei mostri.
Se vincesse, a 88 anni, Hirsch sarebbe l’attore più vecchio a portarsi a casa il premio nella storia degli Oscar. Aggiungiamoci anche che ha il minor tempo sullo schermo rispetto a tutti gli altri colleghi del film. Ma, essendo un caratterista di razza (la sua prima nomination arrivò per Gente comune), in pochi minuti di monologo sui rischi del “vissi d’arte” ruba la scena nei panni di Boris, lo zio del giovane fittizio Spielberg. Senza, pare, nessuna indicazione registica da parte di Steven.
Se non toccherà al multiverso (ci arriviamo), il secondo favorito secondo i pronostici è Barry Keoghan, che ha già la vittoria ai BAFTA dalla sua. L’attore dà un’anima arrapata, sfortunata e senza speranza dal suo personaggio, lo scemo del villaggio nella controversia tra i due amici-non più amici di Gleeson e Farrell. Sarebbe pure una bella storia di riscatto, visto che Keoghan ha avuto una vita tutt’altro che facile. Ma, almeno per ora, la vediamo difficile (pardon).
Dopo aver vinto Golden Globe e SAG, Ke Huy Quan sembra destinato a portarsi a casa pure l’Oscar. E non solo perché Everything Everywhere All at Once è IL film dell’anno: il suo Waymond Wang, il marito della protagonista che è pure comproprietario della lavanderia a gettoni (senza parlare delle altre incarnazioni), è una spalla pazzesca per Michelle Yeoh. E se l'Academy ha l’occasione per sconfiggere il white privilege non ci pensa due volte. La partita sembra già chiusa in tutti i multiversi.
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