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Parigi brucia (ancora) nei ‘Miserabili’ di Ladj Ly

Potente, scomoda, rabbiosa, capace di scardinare le sicurezze di un Paese: l'opera prima di Ladj Ly è arrivata l'anno scorso a Cannes senza patenti né padrini. Ed è diventata il miglior film francese dell'anno

Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori.

Parigi brucia (ancora). Fatevene una ragione, è un dato di fatto. Che contiene però un avvertimento: se gli adulti trovano la strada del compromesso, le nuove generazioni, battute e umiliate, hanno davanti a sé solo quella della rivolta. E già, tira una brutta aria: proprio là dove è stato gettato il seme della violenza, negli stessi luoghi dove Victor Hugo ambientò i suoi Miserabili: che poi se ci pensi, “da allora non è che le cose sono cambiate tanto”. Un giorno e mezzo nella vita di tre sbirri (di cui uno appena arrivato nella “squadra”), tra ragazzini che per fare i grossi rubano al circo un leone, fratelli musulmani, nomadi, malavitosi, ras del quartiere che non vogliono guai: riesplode la banlieue dei palazzi tutti uguali (ma ora ripresi col drone), nella periferia-polveriera è ancora tempo dell'”odio”. Però tranquilli: fino a qui tutto bene…

È arrivato l’anno scorso a Cannes senza patenti né padrini, lo stile ruvido dell’autodidatta, la macchina a mano e pochi soldi in banca: sarà per quello che ci è piaciuto subito (e non solo a noi, visto la clamorosa asta dei distributori italiani e non per accaparrarsi il film), già molto prima che ripartisse con il premio della giuria, prima delle nomination a Oscar e Golden Globe, prima del César per il miglior film francese dell’anno.

Perché sì, Ladj Ly è uno giusto: lo capisci subito. Uno che non parte a raccontare chissà cosa, ma quello che vede, i luoghi che vive, la sua casa in fiamme. Classe ’78, originario del Mali, ma cresciuto a Montfermeil, lo stesso quartiere dove ha ambientato I miserabili e in cui tuttora risiede, il più grande talento emergente del cinema transalpino non è un debuttante che viene dal nulla: si è guadagnato rispetto e credibilità fondando, in quella incandescente periferia, una scuola di cinema gratuita, accessibile a tutti. Una specie di avamposto culturale, di laboratorio della speranza. È l’humus da cui nasce anche il cortometraggio da cui ha tratto il suo film d’esordio: un poliziesco sociale dove perdono tutti, asciutta, spietata e nitida fotografia di uno status quo dove il finale è, inevitabilmente, sospeso.

Con un realismo asciutto, un cinema che ti sta sempre molto addosso, Ladj Ly rilancia il tema, impossibile da disinnescare, delle periferie, attraversando, in maniera quasi documentaristica, il genere per farne discorso politico (la violenza della polizia, la responsabilità e l’assenza dello Stato davanti a un territorio-ghetto) e dare corpo e voce a quel presagio di dramma che attraversa la pellicola sin dall’inizio. Film potente, I miserabili, scomodo, rabbioso, capace di scardinare le sicurezze di un Paese che sembra in grado di ritrovarsi unito solo per i mondiali di calcio: il regista non si accontenta di chiuderlo (come avrebbe potuto) nelle 24 ore, decide di spingerlo oltre, sino all’inevitabile. E anzi, ora pensa addirittura di moltiplicare quel movimento, farne una trilogia, scoprire, andando a ritroso nel tempo recente, quali sono le radici di un disagio comune, degli abusi di ieri in cui si specchiano quelli di oggi. Senza compromessi: ma con la certezza che, da qualunque parte della barricata ci si ritrovi, prima o dopo si è tutti Les Misérables.

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Il film sarà disponibile in esclusiva dal 18 maggio su MioCinema.it, la piattaforma digitale dedicata al cinema d’autore, e sulla Pay Per View Sky Primafila Premiere.

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