Ogni film è anche un documentario del momento in cui viene realizzato – un plauso al regista francese che ha fatto questa citazione – ed è molto più interessante pensare a questa nuova Biancaneve live-action come a una capsula del tempo per il nostro momento “attraverso lo specchio” piuttosto che a una rivisitazione “fresca” di un caposaldo Disney. Grazie ai fumetti, alle produzioni teatrali e ai primi tentativi di adattare questa fiaba per lo schermo (tra cui la versione del 1916 che Walt Disney adolescente vide a Kansas City, Missouri, e che ebbe un impatto formativo sulla sua sensibilità artistica), la storia di una principessa esiliata e del suo gruppo di amici era già nota quando zio Walt realizzò il suo film d’animazione del 1937. Tuttavia, il suo Biancaneve e i sette nani fu quello che cambiò la storia del cinema e consacrò definitivamente il creatore di Topolino come icona del XX secolo, e sebbene ci siano state rivisitazioni della storia sia in chiave di commedia romantica camp (il Biancaneve del 2021 starring Lily Collins e Julia Roberts) che di horror goth (Biancaneve e il cacciatore, sempre del 2012, con Kristen Stewart, Charlize Theron e Chris Hemsworth), questo sarebbe stato il rifacimento ufficiale della Disney del XXI secolo. Avendo trasformato la maggior parte dei suoi classici d’animazione in stravaganti live-action di serie A, nel bene e nel male (con quest’ultima categoria che attualmente vince con un rapporto di 2 a 1), era giunto il momento di dare al film della principessa originale la sua nuova versione. Cosa sarebbe potuto andare storto?
Le risposte: troll dei razzisti sulla scelta del cast. Clapback e sound bites che non hanno fatto un favore alla sua star. Fan infantili che ancora una volta sostengono che la loro infanzia, ormai lontana, sarebbe in qualche modo rovinata perché, come dire, “cambia”. Una guerra culturale in corso che un’elezione ha reso un fantastiliardo di volte più volatile. Domande sul fatto che fare un film in cui i nani vengono trattati come caricature retrograde sia una cosa figa da fare al giorno d’oggi. Nel frattempo, la nuova Biancaneve ha espresso opinioni che hanno fatto arrabbiare le fazioni pro-Israele e la nuova Regina Cattiva ha fatto invece arrabbiare gli attivisti pro-Palestina. Benvenuti nell’intrattenimento per famiglie del 2025.
Sul serio, non si potrebbe chiedere un caso migliore per capire perché non possiamo più avere cose belle, oltre che un esempio del perché anche i prodotti popolari apparentemente più innocui non sono mai apolitici al 100%. E alla fine, la polemica che si è scatenata intorno a questa rivisitazione curiosamente priva di vita del regista Marc Webb (500 giorni insieme, The Amazing Spider-Man) sarà quasi certamente l’unica cosa che la gente ricorderà di questo reboot. Dopo che le luci in sala si sono spente, la speranza era che la polemica fuori dal cinema passasse in secondo piano e che l’unica cosa che contasse fosse ciò che accadeva sullo schermo. Invece, ci si può ritrovare a desiderare che un decimo del dramma che si sta svolgendo dietro le quinte sia stato in qualche modo trasformato in quello che sembra un incubo per tutti i Disney adult. Una volta si sarebbe potuto fare affidamento solo sulla forza del brand e farla franca con qualcosa di indistinguibile, concepito solo per attirare facili nostalgie. Ora non più.
Le basi rimangono più o meno le stesse: nasce una principessa. È amata da tutto il regno perché è così empatica e gentile. La mamma muore. Entra in scena una matrigna malvagia (Gal Gadot), che all’inizio sembra essere dolce e premurosa. Dopo una misteriosa scomparsa del re, si dichiara regina e imprigiona la ragazza, costringendola a una servitù senza fine e, peggio ancora, a un taglio di capelli a caschetto. Biancaneve diventa una giovane donna (Rachel Zegler). Una notte spia un ladro nella dispensa, che sta rubando patate per sfamare la sua comunità. Si tratta di Jonathan (Andrew Burnap), e prima che si possa dire “la gente non disprezza un ladro, se ruba per fame”, questo aspirante Robin Hood fa un appello alla carità. Più tardi, dopo che Jonathan viene catturato e incatenato alle porte del castello, Biancaneve lo aiuta a fuggire. Non si può certo dire che l’affascinante furfante sia principesco, nonostante la mascella forte e la splendida chioma. Tuttavia, lo si potrebbe descrivere come affascinante.
Nel frattempo, quel maledetto specchio magico – quello che sembra e parla una copia dell’attrazione di Disneyland di una volta – continua a dire alla Regina che non sarà mai la più bella di tutte se Biancaneve è ancora in gioco. Così fa quello che farebbe qualsiasi tiranno narcisista, ovvero usare i social media e diffondere un sacco di menzogne e calunnie per far arrabbiare la base. Ci scusiamo, volevamo dire “assume un boscaiolo per uccidere Biancaneve in una foresta”. Per fortuna, il boscaiolo (Ansu Kabia) ha una crisi di coscienza e dice a Biancaneve di scappare. La ragazza incontra un gruppo di animali in CGI, trova una casa vuota con un letto e fa un pisolino. Gli occupanti tornano a casa. Suggerimento: sono in sette.
A proposito di questi tizi dai nomi coloriti e piuttosto letterali (Mammolo, Pisolo, Brontolo, eccetera): non vengono chiamati nani. Sono “creature magiche” rese in CGI e doppiate da attori di varie forme e dimensioni. Si capisce perché la Disney abbia voluto affrontare questo aspetto problematico della fiaba, anche se ci si ritrova subito a rabbrividire per la distrazione e la strana dissonanza con cui queste parti fondamentali del viaggio di Biancaneve da vittima ad angelo della vendetta vengono presentate nel film. Non stiamo proponendo una soluzione migliore, ma solo notando che queste scene sono estremamente irritanti. Biancaneve è disposta a insegnare a Cucciolo – che si è trasformato in uno sciocco santo bullizzato con il più fanciullesco dei giochi di parole – a fischiare. Ma fortunatamente non si accontenta di ripulire questi ragazzi o di girarsi i pollici fino al giorno in cui arriverà il suo principe. L’ex altezza reale sarà troppo impegnata a guidare la Resistenza, insieme a Jonathan e al suo gruppo di banditi straccioni, per combattere tutti gli uomini della Regina. Questa è la principessa Disney spaccaculi di cui abbiamo apparentemente bisogno.

Gal Gadot è la Regina Cattiva. Foto: Walt Disney Pictures
Non è l’allegra decostruzione del modello che il film originale del 1937 ha fissato nella pietra – siate carine, passive e pazienti, signorine, e alla fine un bel principe vi salverà – ad essere irritante, soprattutto perché questi concetti non sembrano risalire all’era Hoover, ma all’età della pietra. No, ciò che irrita di questa Biancaneve è il modo in cui si dà una pacca sulla spalla da sola per essere così dichiaratamente progressista. Zegler ha una voce incantevole e, come ha dimostrato West Side Story, può reggere il confronto con attori più noti quando necessario. Tuttavia qui si fa notare a malapena e, a parte l’indovinato e pirotecnico numero in stile Broadway sulle note di Aspetto un desiderio (in originale Waiting on a Wish, ndt), una delle poche canzoni nuove scritte da Benji Pasek e Justin Paul, la sua Biancaneve è puro estratto di vaniglia. Per quanto riguarda Gadot, non riesce a decidere se la sua Regina Cattiva debba essere camp o agghiacciante, e finisce per non essere nessuna delle due. Anche il suo grande numero, La più bella (All Is Fair), fa pensare a qualcuno che cerca l’equilibrio vocale tra Marilyn Monroe e Marlene Dietrich, prima di trovare uno stile più vicino al primo.
Anche le scenografie e i costumi, tutti progettati per rispecchiare la ricchezza visiva del cartone animato del 1937, non emanano tanto un’atmosfera da regno magico, quanto piuttosto un’energia da fiera a tema medievale. Il tutto risulta così insipido e banale che è sorprendente pensare che questo sia il film che ha suscitato un tale clamore per quasi due anni. Si avverte la fatica di cercare di rivolgersi a tutti, di corteggiare sia i puristi che le platee pro-modernizzazione, di essere il meno offensivo possibile – e di riuscire comunque a non soddisfare quasi nessuno. Questa Biancaneve non è forse il peggior adattamento live-action di una pietra miliare dell’animazione, ma si candida a essere il più insipido. Tuttavia, il film guadagna punti come storia della buonanotte, perché vi farà sicuramente addormentare.