Thierry Fremaux ci aveva già provato nel 2015 a sconsigliare i selfie sul red carpet della Croisette, definendo la pratica «ridicola e grottesca: le celeb non sono sembrate mai così brutte». Ma questo non aveva fermato dive come Eva Longoria, che non aveva resistito all’autoscatto dalla mitica Montée des marches. Nel 2016 la mania aveva contagiato persino registi come Claude Lelouch e Roman Polanski. Ultimamente infatti non sono solo i fan a pregare per aggiudicarsi la proverbiale foto con le star (come si faceva una volta con gli autografi), ma erano le stesse stelle del cinema a volersi ritrarre con il telefonino sul tappeto rosso, spesso e volentieri per motivi social, naturalmente. Perché, soprattutto se sei una creatura (anche) del web, non basta essere immortalato dai reporter di mezzo mondo: il selfie è il selfie, è uno status symbol, è un “io c’ero” urlato attraverso Instagram. Un autoscatto sulla Montée, lo sanno tutti, equivale a milioni di mi piace e di nuovi followers.
Ora però il direttore artistico del Festival di Cannes ha detto basta, decidendo di mettere al bando l’abitudine dell’autoscatto dal tappeto rosso più prestigioso e glamour: “La trivialità e il rallentamento nel flusso provocate dal disordine dei selfie rovina la qualità del tappeto rosso e lo stesso festival” ha spiegato Fremaux in un’intervista al magazine Le Film Francais. Secondo il direttore, quello della Montée des marches è un rito (quasi religioso, aggiungiamo noi) e deve riacquistare la solennità che i selfie rubati qua e là desacralizzavano. Perché il punto è proprio questo: Cannes, più di ogni altra manifestazione, sprigiona una vibrazione old fashion che continua a tenere il pubblico sotto il suo incantesimo, contro il lato oscuro del mondo moderno, quello social. Sostanzialmente a togliere misticismo alla magia del cinema e delle star, come aveva dichiarato anche Catherine Deneuve, è il mostrare troppo: “Essere una stella comporta glamour e segretezza. Non dovresti far vedere tutto della tua vita privata, con così tante immagini è difficile mantenere un certo grado di mistero”.
Quello che sfugge però è che ormai i selfie sono una parte (quasi) inevitabile della vita e, se non si cade nel bisogno patologico di esibirsi, un aspetto pure divertente. Anche per le star. Puoi essere stato protagonista di decine di copertine, ma quando ti trovi Meryl Streep, Jack Nicholson o Steven Spielberg vicino, il bisogno di documentarlo diventa irrefrenabile. Così come quando stai camminando sul tappeto rosso di Cannes. Senza contare che se la tua immagine è ovunque, esaltata o criticata, ma sempre scattata nella prospettiva di altri, il desiderio di riappropriasene è fortissimo. E di fatto il selfie ti permette di mostrarti come vuoi. Frémaux potrà anche pensare che quella sia la tua versione peggiore, ma non è importante, se ti senti al tuo meglio.
La pratica dell’autoscatto, ha spiegato il direttore, si porta dietro anche ritardi sulla rigida tabella di marcia di una kermesse del calibro di quella francese. Vero. Ma lo stesso succede anche quando, sul red carpet, vengono organizzate promozioni folkloristiche: Jack Black nel 2008 si presentò accompagnato da uno stuolo di Kung Fu Panda mentre faceva arti marziali sul tappeto rosso e Sacha Baron Cohen nel 2012 arrivò a dorso di cammello per la proiezione de Il Dittatore. Per citarne solo alcuni.
Allontanare il grande cinema dai social, e quindi dalle nuove generazioni, è esattamente quello che non dovremmo fare, anche a costo di perdere un po’ di aura divina. Detto questo, resta una problematica: visto che scattare semplici fotografie con il telefonino non è vietato, in che modo il blocco degli autoscatti verrà fatto rispettare dallo staff di Cannes? E allora via alla sfida per le celeb: fatti un selfie con Fremaux. Sono aperte le scommesse su chi riuscirà nell’impresa. E se per caso Jennifer Lawrence fosse a Cannes (lo sapremo il 12 aprile, dopo la presentazione del programma), potrebbe essere una buona puntata.