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«Credo ciecamente nella natura, nella verità e nell'immaginazione. Credo nel sangue, nella vita, nelle parole e nelle motivazioni». Basti soltanto questa frase a raccontare Gael García Bernal. E quel temperamento passionale e indomito, che sullo schermo si trasforma in un magnetismo e in una sensualità senza pari. Nato a Guadalajara da due attori teatrali messicani politicamente impegnati, Gael fin da ragazzino ne seguì l’inclinazione, portando la denuncia politica e l’impegno sociale anche in molti dei suoi film. Interprete-simbolo del nuovo cinema messicano (da Iñárritu a Cuarón), è riuscito a diventare una star internazionale senza mai perdere radici e convinzione. Per l’uscita di Cassandro, il suo nuovo film sull’icona arcobaleno del wrestling messicano, abbiamo stilato il suo best of.
Foto: Loic Venance/AFP via Getty Images
Stava ancora studiando recitazione quando Iñárritu lo vide sul palco al Royal National Theatre e decise che sarebbe stato Octavio, giovane testardo e dalla sensualità straripante nel mondo violentissimo di Amores perros. Tra le vacanze pasquali e qualche escamotage (come fingere di avere un misterioso virus per poter stare sul set), riuscì a girare il film, che segna l’inizio del nuovo, grande cinema messicano. Primo capitolo della Trilogia sulla morte del regista messicano e candidato all’Oscar come miglior film straniero, lancia Gael nel firmamento del cinema d'autore. L'attore sarà poi anche tra i protagonisti di Babel.
In origine fu Iñárritu, ma subito dopo arrivò Cuarón. Che arruola Gael e (su consiglio di quest’ultimo) l’amico d’infanzia Diego Luna per incarnare due adolescenti alla scoperta del sesso in un road movie a metà tra lo stile irriverente hollywoodiano e quello messicano, più politico e low-budget. A Venezia 58, Gael e Diego vinsero il premio Mastroianni come emergenti e il film il premio per la sceneggiatura. Fu un successone, registrò uno storico record d’incassi in Messico e venne censurato negli USA, scatenando la polemica di alcuni critici contri i sistemi di classificazione.
Aveva già interpretato Che Guevara nel film tv statunitense Fidel – La storia di un mito, ma il personaggio del giovane Ernesto nel lungometraggio presentato a Cannes è il breakthrough definitivo per Gael. Ispirato proprio dai diari del rivoluzionario argentino, il film racconta il viaggio del 22enne Che, ancora studente di medicina, attraverso l'America Latina insieme all’amico Alberto Granado, tra spensieratezza e primi tumulti di impegno sociale e politico. García Bernal diventa l’attore messicano più celebre al mondo, attirando l’attenzione di autori europei come Gondry e Almodóvar.
Foto: Focus Features
Un noir alla maniera di Almodóvar, un caso cinematografico che fece parecchio discutere: la storia di due compagni di collegio che hanno condiviso turbamenti adolescenziali e la scoperta della (omo)sessualità (uno di loro è rimasto segnato dal prete pedofilo direttore dell’istituto) e che si ritrovano casualmente dopo diversi anni. Pedro fa di García Bernal il suo feticcio: lo spoglia, lo traveste da donna, lo trasforma in una sorta di dark-lady al maschile. «L'ho trovato perfetto sia come uomo che come donna», dirà il regista spagnolo.
Il film più onirico di Gondry trova corpo in García Bernal, nei panni di un ragazzo infantile che vive costantemente tra sogno e realtà e che, innamoratosi di una donna (Charlotte Gainsbourg), è deciso a mostrarle il suo mondo fantastico. Un’esplorazione delle emozioni che sta tutta nello sguardo sognatore di Gael. Awww.
René Saavedra è un giovane pubblicitario anticonformista al quale viene affidato il fronte del NO nella campagna per il referendum popolare, cui il dittatore cileno Augusto Pinochet è costretto a sottoporre il proprio incarico nel 1988. Larraín affronta uno dei momenti nodali della storia cilena e ne affida il peso all’attore, che ci regala un’interpretazione low-profile essenziale alla riuscita del film.
Gael tira fuori il suo talento comico per dare vita a Rodrigo, l’enfant terrible dei direttori d’orchestra che arriva sul podio della Filarmonica di New York e scombussolarne tutti gli equilibri e a sfidarne costantemente le regole. Talento sopraffino pazzissimo, il suo personaggio è una sorta di santone della musica classica, in comunicazione persino con Mozart, in un ambiente in cui suonare il clarinetto è più rock che essere uno dei Rolling Stones. Golden Globe meritatissimo. Senza se e senza ma il migliore García Bernal.
Altro giro, altro gigantesco Larraín. Che vuole ancora una volta con sé Gael, eccezionale nei panni del prefetto della polizia Óscar Peluchonneau, incaricato di umiliare e arrestare il poeta comunista mentre quest’ultimo scrive la sua celebre raccolta di poesie, Canto general. Un rapporto di gioco e ossessione tra chi insegue e chi viene inseguito, che diventa una potente metafora di resistenza contro l’oppressore.
García Bernal è l’anima irresistibile di questo heist movie in cui due studenti fuoricorso rubano 140 manufatti Maya e mesoamericani dal Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico. L’azione diventa riflessione su una generazione, sul controllo delle opere, che celebra la sacra cultura di una nazione mettendo in discussione il suo valore, con una stoccata alla natura del commercio museale: in fondo non è stato tutto rubato? Un Gael ancora una volta impegnatissimo.
Ema è un drama selvaggio e anarchico travestito da dance movie, il ritratto incendiario di una donna in fiamme costretta a lottare con la pressione sociale e il bisogno di conformarsi. Se Mariana Di Girolamo debutta in grandissimo stile a ritmo di reggaeton, García Bernal è la spalla perfetta nei panni del marito coreografo scontroso e complicato. Un film che balla a un ritmo tutto suo.
Nell’incubo bio-tech by M. Night Shyamalan, Gael è il marito di una coppia in procinto di separarsi che va con la moglie (Vicky Krieps) e i due figli in gita su una spiaggia vergine e spettrale, per poi scoprire che su quella spiaggia s’invecchia di colpo. Una parabola sul tempo perduto (e ritrovato) di cui García Bernal incarna l’inquietudine, anche grazie a quei primissimi piani fortissimi.
L’ultima fatica dell’attore è il biopic su Cassandro (disponibile su Prime Video) e cioè il “Liberace della Lucha Libre” che il film consacra definitivamente a icona LGBTQ+. García Bernal offre quella che probabilmente è la migliore interpretazione della sua carriera nei panni dell’exotico wrestler messicano che ha rivoluzionato lo sport e messo in ginocchio la sua cultura machista. ¡Que viva Gael!
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