A ogni generazione corrisponde un panico morale sul sesso. Di solito si teme che i giovani ne facciano troppo o che l’arte che consumano – film e Tv, musica, persino videogiochi – incoraggi comportamenti sconsiderati e immorali. Ma l’arrivo della Gen Z, la prima generazione cresciuta completamente online, ha stravolto questa narrazione. Statisticamente parlando, fanno meno sesso dei giovani delle generazioni precedenti e non mancano i dibattiti sulla loro presunta prudenza. Questi gusti – diciamo così – morigerati, insieme alla presa di coscienza #MeToo che ha reso Hollywood apparentemente restia nei confronti di materiale sessualmente esplicito, sono stati in parte incolpati del recente declino del sesso sui nostri schermi. Secondo uno studio, dal 2000 le scene di sesso nei film sono diminuite del 40%.
Ma le serie tv e i film degli ultimi 12 mesi o giù di lì sono decisamente in controtendenza. In parole povere, l’annata in corso è stata molto arrapante sullo schermo. Dal dramma del triangolo amoroso tennistico Challengers ai banchieri perversi di Industry, fino alla trasgressiva Nicole Kidman in Babygirl, molte delle opere che hanno recentemente catturato lo zeitgeist hanno irradiato sex appeal sotto forma di scene di sesso esplicito o di tensione sessuale pulsante. Il tratto in comune è che non si tratta solo di sesso fine a sé stesso. In tutte queste opere, il sesso è un veicolo per parlare di potere: chi lo detiene? E a quale scopo?
Prendiamo Queer, l’ultimo film di Luca Guadagnino basato sull’omonimo romanzo di William S. Burroughs. Il film segue il protagonista Lee (Daniel Craig), un americano che vive nella Città del Messico degli anni Cinquanta. Invecchiato, trasandato e dipendente dall’alcol, Lee passa il suo tempo inciampando da un bar all’altro, lanciandosi ubriaco verso giovani uomini attraenti.
Dopo un tentativo insoddisfacente con uno di questi ragazzi (Omar Apollo), Lee diventa ossessionato da Allerton (Drew Starkey), un militare della Marina americana in congedo che incontra per caso. Alla fine, i due avviano una sorta di relazione, in cui, almeno all’inizio, il sesso è reciproco e pieno di piacere. Le scene intime, comprese le rappresentazioni esplicite del sesso orale, sono molto più esplicite che nei film precedenti di Guadagnino, in particolare in Chiamami col tuo nome, la storia d’amore gay che è stata ampiamente criticata per essere, diciamo così, “sterilizzata”.
Ma non è questo che lo rende così eccitante. Man mano che la relazione tra Lee e Allerton progredisce, la tensione centrale diventa la disperazione di Lee di non perdere il suo giovane amante quando sente che si sta allontanando. Lee è talmente ossessionato dall’idea di tenersi stretto Allerton che lo porta con sé in una spedizione nella giungla sudamericana dove, in una lunga scena, vediamo i loro corpi sudati e scolpiti intrecciarsi in un’allucinazione indotta dalla droga. C’è un profondo erotismo nel modo in cui, nel loro stato onirico, i corpi di Lee e Allerton comunicano al di là del linguaggio.
Se Queer è uno dei film più sexy del 2024, è strettamente tallonato da un’altra collaborazione tra Guadagnino e lo sceneggiatore Justin Kuritzkes: Challengers. Per settimane dopo la sua uscita, il film con Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist è stato l’unica cosa di cui si poteva parlare: i meme, la moda e la tensione sessuale. Nel film, l’allenatrice di tennis Tashi Duncan (Zendaya) si trova bloccata nel mezzo tra i giocatori professionisti e gli ex amici d’infanzia Patrick Zweig (O’Connor) e Art Donaldson (Faist). Zweig gioca uno “show tennis” (un gioco divertente e ad alto rischio), mentre Donaldson gioca un “percentage tennis” (un gioco più affidabile e avverso al rischio). Entrambi gli uomini rappresentano un lato contrastante dei desideri di Tashi.
Secondo Kuritzkes, l’idea di adattare Queer è nata sul set di Challengers, quando Guadagnino gli ha consegnato una copia del libro di Burroughs e gli ha chiesto di leggerla. Considera i due film indissolubilmente legati. «Ho scritto Queer per tutto il tempo delle riprese di Challengers e l’ho finito due settimane dopo la fine del film», racconta Kuritzkes. «Li considero davvero fratelli. Queer non sarebbe potuto nascere senza Challengers».
C’è una sensazione di lussuria proibita che ribolle in entrambi i film. Quando incontriamo per la prima volta Tashi, una promettente giocatrice junior, Patrick e Art la seguono come cuccioli di cane arrapati. In preda agli ormoni adolescenziali, fanno di tutto per impressionarla, dal baciarsi sul letto al fare il doppio gioco. Vediamo poi Tashi dieci anni dopo – con un nuovo taglio di capelli e scarpe Chanel – come metà di una “power couple” del tennis con il suo attuale marito, Art. Nonostante appaia come una dominatrice dall’aspetto duro, sembra logorata dall’essere la chiave per il raggiungimento del potenziale di entrambi gli uomini e da anni in cui è stata trattata come il premio nella loro “gara di cazzi” per tutta la vita.
Kuritzkes ha pensato che il tennis sarebbe stato un luogo interessante per esplorare queste dinamiche perché è uno sport che «contiene il caos dell’energia» che «mette le persone in scatole che stanno dentro altre scatole». Il tennis è piuttosto rigido, con molte regole su dove la palla può atterrare e dove i giocatori possono stare e per quanto tempo. «Con Challengers, tutti parlano del fatto che è un film molto sexy, ma la maggior parte delle scene di sesso sono interrotte, o si vedono i personaggi subito dopo aver fatto sesso», dice. «In realtà, l’intimità più profonda che questi personaggi condividono è sul campo da tennis». Paragona il rapporto tra i giocatori ai pugili, che si affrontano in una gara uno contro uno, solo che il tennis consiste nel non toccarsi e nell’avere il massimo controllo del proprio corpo e delle proprie emozioni. «Per me», dice, «questo è un profondo veicolo di repressione e insieme di erotismo».
Il tema della repressione è presente anche in Queer, dove l’ossessione di Lee per Allerton si basa sul fatto di non sapere se è davvero omosessuale. Questo spinge il loro viaggio nelle profondità della giungla alla ricerca di una pianta che presumibilmente lo aiuterà a vedere nella mente del suo giovane amante. Chi ha il potere qui? Lee ha i soldi, che usa per tentare la sua musa con un viaggio tutto pagato (in cambio di sesso due volte a settimana). Ma Allerton ha l’asso nella manica: la giovinezza, il sex appeal e l’essere forse fuori portata.
In realtà, l’arrapamento del 2024 è iniziato alla fine del 2023, con una serie di film che hanno fatto da esca per i premi e che erano particolarmente espliciti quando si trattava di sesso. C’era Saltburn, la perversa interpretazione di Emerald Fennell sul sistema di classe britannico, in cui il personaggio di Barry Keoghan beve acqua della vasca da bagno infusa di sperma e ha una scena di nudo integrale (in linea con il tema, Keoghan è stato spesso svestito o direttamente non vestito durante il tour stampa del film, e anche sulla copertina di Vanity Fair). Tra i film di quel periodo c’era anche Estranei, la straziante storia d’amore gay di Andrew Haigh in cui Paul Mescal lecca sensualmente lo sperma dal petto di Andrew Scott (in realtà si trattava di impasto per torte). E a marzo Emma Stone ha vinto l’Oscar come migliore attrice per la sua interpretazione di una giovane donna maniaca del sesso con il cervello di una neonata in Povere creature! di Yorgos Lanthimos.
Ciò che colpisce di questi esempi è che affrontano il sesso in un modo lontano dai contesti della vita quotidiana, come il luogo di lavoro. Nel 2017, quando è nato il movimento #MeToo, Hollywood ha iniziato ad affrontare la propria colpevolezza in ambito di trauma sessuale. A seguito di ciò, sono state realizzate delle drammatizzazioni della cattiva condotta sul posto di lavoro, come Bombshell – La voce dello scandalo, il film del 2019 con Margot Robbie e Nicole Kidman che racconta le molestie sessuali a Fox News, o The Morning Show, in cui un conduttore simile a Matt Lauer viene fatto fuori per relazioni illecite in ufficio. Ma a parte questo, le scene di sesso che abbiamo visto sono state per lo più celebrate per la loro tenerezza, come in Normal People, l’adattamento di Sally Rooney che ha lanciato la carriera di Mescal e della sua co-protagonista Daisy Edgar-Jones nel 2020. Quando queste serie sono stati discusse dai media, si è posto l’accento sull’importante ruolo degli intimacy coordinator. Nella seconda metà del 2024, invece, il sesso è tornato sul posto di lavoro, dove è stato rappresentato in modo più audace ed esplicito.
Nel dramma finanziario della HBO Industry, il sesso viene utilizzato per esplorare le caotiche relazioni professionali e personali tra un gruppo di finanzieri emotivamente danneggiati della banca fittizia Pierpoint & Co. All’inizio di quest’anno, Konrad Kay mi ha detto che Harper Stern (Myha’la) e Yasmin Kara-Hanani (Marisa Abela) rappresentano due versioni diverse di come le donne potrebbero sopravvivere in un ambiente dominato dagli uomini. «Le donne tendevano a dividersi in persone che cercavano di copiare gli atteggiamenti degli uomini o di diventare oggetti di desiderio per gli uomini», dice, ricordando il periodo in cui lavorava a vent’anni nel settore del trading. «Entrambe le cose erano percorsi di successo in una rigida gerarchia maschile».
Nella terza stagione di Industry, vediamo Yasmin usare il sesso per reclamare parte del potere che gli uomini le hanno tolto quando la sottovalutano o la oggettivizzano. Improvvisamente alla deriva dopo la scomparsa dello squallido padre, Yasmin inizia una relazione con Henry Muck, un aristocratico feticista del pissing. Quando lui la invita per la prima volta in un ristorante per sedurla, lei lo conduce in bagno e lo sminuisce allo specchio, dicendogli che non ha alcuna possibilità con lei, prima di tentarlo con il suono sibilante della sua pipì nel cubicolo. Questo momento ricorda quello della prima stagione, quando Yasmin veniva molestata sessualmente sul lavoro da un collega anziano, Kenny. A quel punto, si è riaffermata dominando sessualmente la sua cotta in ufficio, Rob Spearing (Harry Lawtey), facendolo masturbare davanti a lei nei bagni dell’ufficio prima di leccare il suo sperma sullo specchio. A volte può sembrare che Yasmin abbia il controllo, ma la sua sopravvivenza nei circoli più elitari dipende dagli uomini, come ha dimostrato nel finale della terza stagione quando ha scelto di sposare Henry, un uomo che ha ammesso di essere troppo egoista per amarla veramente.
Babygirl, il film ipersessuale di A24 con Nicole Kidman e Harris Dickinson, esplora dinamiche simili nelle alte sfere del mondo aziendale. Il film segue Romy (Kidman), una potente CEO del settore tecnologico di New York che “ha tutto”: una carriera da #girlboss, un marito sexy (Antonio Banderas) e delle bellissime figlie per cui trova il tempo di preparare lo zainetto ogni mattina. Ma dietro la sua immagine immacolata, Romy nasconde un segreto: è una masochista che desidera il sesso non paritario, rischioso e perverso. I suoi feticci vengono utilizzati per sviscerare una delle questioni più complesse della politica sessuale: perché siamo così spesso attratti da persone e situazioni che sappiamo ci faranno del male? E perché potremmo desiderare che lo facciano?
Nella scena d’apertura del film, si vede Romy masturbarsi con un porno BDSM e raggiungere l’orgasmo, pochi istanti dopo averne finto uno a letto con il marito. Ben presto, inizia a esplorare queste fantasie con Samuel, un nuovo stagista appena laureato. Romy conosce bene il linguaggio dell’era post-MeToo. Sa che quello che sta facendo è sbagliato, perché è in una posizione di potere rispetto a Samuel. Ma la loro relazione è complicata dal fatto che, in camera da letto, lei è totalmente sottomessa a lui: lui le dice cosa fare, dove andare, e dimostra il suo potere su di lei in modi pericolosi, come presentarsi a casa della sua famiglia senza preavviso, lasciare biglietti allusivi sulla sua scrivania e, cosa più bizzarra, ordinarle bicchieri di latte da bere in pubblico.
Quando Romy teme che possa fare del male a Samuel, lui risponde: “Farmi del male? Penso di avere io il potere su di te. Potrei fare una telefonata e tu perderesti tutto”. Questo non fa che eccitarla ancora di più, perché più tardi confesserà che, per eccitarsi, “deve esserci un pericolo, devono esserci delle cose in gioco”. Nel tentativo di nascondere la relazione, Romy si arma sia della sua femminilità che del suo status di CEO. E quando l’affaire viene inevitabilmente scoperto, le persone che si trovano sotto di lei nella scala professionale cercano di usare proprio queste cose contro di lei per il proprio tornaconto. In questo senso, Babygirl è una case history su come il potere corrompa non solo chi lo ha, ma anche chi lo desidera.
Tutto questo ci riporta alla mente una citazione spesso attribuita a Oscar Wilde: “Tutto nel mondo riguarda il sesso, tranne il sesso. Il sesso è una questione di potere”. Kuritzkes pensa che questo sia vero «fino a un certo punto», ma che sia molto più complicato del fatto che una persona eserciti il proprio potere su un’altra per puro interesse personale. In Challengers, Kuritzkes indica numerosi momenti in cui i personaggi si comportano sia per la cura dell’altro che per i propri interessi. In Babygirl, Samuel è sadico ma si preoccupa sinceramente per Romy. E nonostante abbia molto meno da perdere rispetto a lei, è quello che è più sconvolto dalle fluttuazioni della loro relazione. In Industry, Yasmin che sceglie Henry al posto di Rob potrebbe essere letta come una mossa egoista o transazionale, ma in seguito scopriremo che la giovane donna ha architettato una situazione in cui ognuno di loro ha ottenuto qualcosa – denaro, status o sicurezza – attraverso la dissoluzione del loro triangolo amoroso.
«È seducente essere così cinici da pensare che il sesso sia sempre una questione di potere», osserva Kuritzkes. «È un ragionamento chiaro e semplice, ma le persone non sono così semplici. E anche se volessimo essere così cinici, o se questo ci rendesse la vita più facile, non credo che, in fin dei conti, la maggior parte di noi lo sia». Forse, quindi, i film e le serie più sexy dell’ultimo anno hanno mostrato il potere unico del sesso stesso. Di combinare la cura con il controllo, il pericolo con il desiderio, e tutti i sentimenti intermedi.