Fatevi un favore e, sia che abbiate visto solo dei frammenti o che non l’abbiate mai vista, guardate l’intervista completa di Newsnight al principe Andrea del 2019. La trovate su YouTube. La conversazione è affascinante, rivelatrice e terrificante proprio come avrete forse sentito dire. Per i giornalisti, è una specie di masterclass osservare la conduttrice del programma Emily Maitlis porre con calma domande sulla natura della sua relazione con Jeffrey Epstein e mantenere fermamente la sua posizione. Agli aspiranti attori consigliamo di tenere d’occhio le espressioni e le reazioni del duca di York e di prendere appunti sul modo in cui tenta di aggirare le risposte senza mai rivelare le proprie emozioni, sulle motivazioni di tale confusione riguardo ai suoi legami con un uomo condannato per reati sessuali e, molto probabilmente, sulla sua colpevolezza. Per gli aspiranti boia, è possibile raccogliere qualche trucchetto su come legare e stringere i cappi. Per tutti gli altri, prendete i popcorn, sedetevi e preparatevi a raccogliere la mascella dal pavimento 50 minuti dopo aver premuto “play”.
Le conseguenze di quello che può essere giustamente definito un momento storico della Tv inglese sono state debitamente discusse e sezionate e trattate: il principe Andrea è stato rapidamente allontanato dai suoi doveri reali, è stato privato dei suoi titoli, e ha assistito al severissimo verdetto emesso dal tribunale dell’opinione pubblica. Come sia nata quell’intervista è il punto di partenza di Scoop (disponibile su Netflix dal 5 aprile). Sia una sorta di origin story che l’autopsia di un avvincente incidente televisivo, questa rievocazione drammatica del programma della BBC che ha fatto la storia (e la rovina) dell’establishment è una testimonianza di perseveranza, pazienza e preparazione. Soprattutto, però, è un omaggio al potere di una cerca-ospiti particolarmente scaltra.
E non è che la Sam McAllister di Newsnight, interpretata da Billie Piper (Doctor Who, I Hate Suzie), non meriti tutte le lodi per aver ottenuto questo incontro. Basato in gran parte sulla sua autobiografia di prossima uscita, il film si assicura che capiate il ruolo esatto che ha svolto attraverso ogni email che ha inviato, ogni angolo che ha smussato, ogni sacrificio che ha fatto, ogni caffè macchiato che ha bevuto. La vediamo mentre sta entrando in ufficio (in ritardo) con i suoi occhiali da sole da star del cinema anni ’70 e i suoi stivali leopardati, con in sottofondo Don’t Rain on My Parade di Barbra Streisand: McAllister ci viene immediatamente presentata come un’antieroina e, allo stesso tempo, una bionda pasticciona. Eppure, tra annunci di licenziamenti e discussioni su ciò che costituisce o meno una storia che meriti di andare in onda, Sam sopravviverà contro ogni previsione. Sappiamo già che siamo di fronte a una sorta di dramma procedurale; presto ci si chiede se non sia anche un reboot di Una donna in carriera.
Nemmeno il fatto di essere stata ripresa per aver detto la verità sulla stimabile conduttrice dello show, Emily Maitlis (Gillian Anderson, che aggiunge un altro nome alla sua recente lista di donne illustri e “di ferro”), riesce a mitigare la tempra di McAllister. Quando entra in contatto con Amanda Thirsk (Keeley Hawes), la segretaria privata del principe, la cerca-ospiti si imbatte in un vero e proprio colpo di fortuna. Una famigerata foto del 2010 di “Randy Andy” (Rufus Sewell) che passeggia a Central Park con Epstein – protagonista del lungo prologo di Scoop – salta fuori ogni volta che il duca di York attira l’attenzione su di sé. Thirsk e la neoassunta portavoce reale pensano di dover cambiare la narrazione sul suo conto. Thirsk vuole che Newsnight mandi in onda un servizio sul lavoro che sta svolgendo con i giovani imprenditori. McAllister vuole invece parlare di quell’amicizia compromettenti.
Nonostante lo scontro in atto, le due si tengono in contatto. McAllister pensa che ci sia qualcosa di interessante, anche se i suoi capi Stewart Maclean (Richard Goulding) ed Esme Wren (Romola Garai) non sono sicuri che sia degno di Newsnight. Poi Sam riceve una soffiata dal paparazzo che ha scattato la foto a New York, che lei ha rintracciato e con cui ha iniziato una corrispondenza; dice che l’FBI sta per arrestare Epstein per traffico sessuale di minori. McAllister si precipita a casa di Thirsk a tarda sera e la avverte che sta per succedere qualcosa di grave a Buckingham Palace. Le trattative per un’intervista rientrano in corso. Il principe Andrea è ancora convinto di essere indistruttibile, dopotutto è il figlio prediletto della regina. McAllister sente odore di scoop. “Un’ora di televisione”, dice qualcuno, “può cambiare tutto”.
Il regista Philip Martin ha all’attivo innumerevoli ore di regia televisiva, dalla miniserie HBO Caterina la Grande a, ovviamente, diversi episodi di The Crown, e le lezioni apprese sul set di quest’ultima sembrano essere tornate utili in questo caso. Per quelli di noi che sono stati svezzati dal punto di vista di quella serie sulla famiglia reale britannica, siamo abituati a vedere Buckingham Palace come lo sfondo di ogni sorta di manipolazione mediatica, di macchinazioni per la lotta per il potere e di puro e semplice melodramma. Martin sa come mettere in scena tutti questi elementi, e quando l’attenzione comincia a spostarsi su entrambe le parti che si preparano alla battaglia, Scoop inizia a prendere il ritmo. Maitlis, Wren e McAllister escogitano piani d’attacco. Thirsk e il suo team mettono il principe sotto esame, alla ricerca di possibili insidie. Quanto al principe Andrea, è impegnato a sgridare le cameriere perché non mettono correttamente in ordine i suoi animali di peluche. Si può già vedere all’orizzonte l’iceberg che affonda la nave avvicinarsi rapidamente.
L’intervista entra finalmente nel vivo, Sewell e Anderson – che è particolarmente brava a cogliere i manierismi di Emily Maitlis senza trasformare la sua performance in un’imitazione – si scambiano colpi ben coreografati e, anche se nel film non viene messa in scena l’intera conversazione, i punti salienti sono tutti presenti, così come le piccole deviazioni, il contatto visivo costantemente mantenuto tra i due, la spiegazione di una condizione medica che gli impedisce di sudare (!) come prova che tutte queste cose non sarebbero mai potute accadere, il soprannome “Pizza Express”, l’affermazione “condotta indecorosa”, seguita dalla replica: “Indecorosa? È un molestatore sessuale!”. Sewell riesce a interpretare il principe Andrea in modo più goffo che arrogante, anche se il secondo aggettivo riassume meglio l’atteggiamento del vero principe durante l’intervista; ma resta la sensazione di un uomo che si considera intoccabile e che, nonostante o proprio per questo, continua ad autosabotarsi. “Penso che sia andata bene”, commenta il duca. Spoiler: non è andata bene per niente.
Scoop vorrebbe essere l’equivalente giornalistico di un heist movie: è pieno di sguardi tesi, corse avanti e indietro, schede delle telecamere trattate come se fossero contrabbando spionistico, chiacchiere sommesse su quando annunciare la messa in onda e su come reagiranno i reali. Il resto è, letteralmente, Storia. Più complemento a quell’intervista vera che analisi forense della vicenda alla base, il film riesce a mostrare agli spettatori che, anche in quest’epoca di clickbait e di successi istantanei, la professionalità “lenta” e vecchio stampo di cronisti che tentano la missione donchisciottesca di praticare il vero giornalismo può ancora far crollare un gigante. E poi basta aspettare la tempesta perfetta.