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Short Culture Cuts #4: I corti d’autore sono diventati lunghissimi

Il bellissimo ‘Le pupille’ di Alice Rohrwacher, che punta all’Oscar, dura 37 minuti. E anche Pedro Almodóvar si sta specializzando in short movie tutt’altro che short. Che oggi i “piccoli” siano davvero film e basta?

Foto: Disney+

Una serie a puntate, in collaborazione con MAX3MIN – Very Short Film Festival, per riflettere su cosa è, oggi, corto. Spoiler: tutto.

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E se ora che tutto è corto, anzi cortissimo (su queste pagine lo scriviamo sempre), i corti fossero improvvisamente diventati lunghi? Dico i corti d’autore, quelli che valgono come film a tutti gli effetti – lo dico per capirci: lo so che i corti sono film a tutti gli effetti. Film a tutti gli effetti che però durano 40 minuti, come l’episodio di una serie – e credo che l’era della Prestige Tv, poi superata dalla Peak Tv, ormai a sua volta superata dalla Too Much Tv, abbia davvero sparigliato le carte, cambiando probabilmente per sempre la percezione di cosa sono i film, un episodio può essere un film con tutti i crismi, vedi il terzo della prima stagione di The Last of Us ora in corso; fine della lunghissima (scusate, lo so che qua famo tutto corto) digressione.

Le pupille di Alice Rohrwacher, bellissimo, ha ottime chance di vincere l’Oscar come miglior cortometraggio live-action. Le pupille dura 37 minuti. È un corto? Tecnicamente sì. È un film (sempre per detto alla “per capirci”, come sopra)? Certamente. Come costruzione, scrittura, regia, non ha nulla da togliere alle Meraviglie o a Lazzaro felice. Anzi, posso dirlo? È pure più felice, centrato, ispirato per certi versi. Le bambine, le suore, la provincia italiana, ma tutto senza birignao. E la letterina di Elsa Morante, la torta, Valeria Bruni Tedeschi, tutto perfetto.

Le pupille era a Cannes come film a tutti gli effetti (non nella selezione dei corti, per capirci), così come a Venezia 2020 lo splendido The Human Voice di Pedro Almodóvar (30 minuti). (Pedro Almodóvar che, parentesi, ha appena girato Strange Way of Life, western gay con Ethan Hawke e Pedro Pascal. Ma ne riparleremo.)

Succede da sempre, direte. È vero. Agnès Varda passava dal lungo (persino lunghissimo) al corto con la nonchalance che solo lei aveva, e potremmo oggi dire che la sua filmografia sia divisa tra film mini e maxi? Che gli uni siano meno rappresentativi degli altri? Ma è un fatto che gli Oscar – se vogliamo fare affidamento su quel premio aziendale – nelle ultime edizioni abbiano premiato corti via via sempre più lunghi. The Long Goodbye, del 2021, dura 26 minuti; Two Distant Strangers, vincitore nel 2020, 32 minuti.

È quando i corti son troppo, ehm, corti che certi autori decidono di allungarli. Mi viene in mente il caso di Les misérables di Ladj Ly, stesso titolo e praticamente stesso cast per lo short movie (del 2017, durata 16 minuti) e per il lungo (del 2019, premiato a Cannes e consacrazione globale per il suo autore).

Forse chiedo ad Alice Rohrwacher di allungare Le pupille, anche se va benissimo così com’è. Oppure di farci una serie: del resto, le serie oggi non sono tanti piccoli film messi uno dopo l’altro?

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