Ci sono pochi espedienti di marketing cinematografico più allettanti del suggerimento di un segreto: una svolta o una rivelazione così scioccante, così sconvolgente, da cambiare tutto ciò che pensavate di sapere su un film, sui suoi personaggi, e bla bla bla. La curiosità del pubblico viene stuzzicata, poi gli spettatori diventano co-cospiratori: una volta che lo sapete, vietato spoilerare per chi non l’ha ancora visto. Hitchcock usò questo trucco per il meta-trailer di Psycho, per poi procedere a fornire non uno ma due dei twist più sbalorditivi della storia del cinema. Altri si sono affidati a quest’idea nello stesso modo in cui una persona ferita si affida a una stampella. È la prima lezione dello strombazzamento pubblicitario.
Se avete visto il trailer di Argylle, il nuovo comedy thriller del regista del franchise di Kingsman Matthew Vaughn, allora sapete che c’è la promessa di una svolta pazzesca nella trama. Non rivelate il segreto (o “non fate uscire il gatto dal sacco”, per dirla con la traduzione letterale del proverbio inglese, ndt), implora il team del film; il fatto che un felino abbia un ruolo importante nella trama rende la richiesta ancora più accattivante. Visto che siamo nel 2024, però, le persone hanno iniziato a ipotizzare in massa quale sarà la grande rivelazione, o chi sarà. Alcune delle principali teorie del complotto in particolare provengono da una fanbase con la reputazione di essere… più che attiva. Un collegamento nel mondo reale con il film ha solo alimentato l’idea che dietro tutto questo ci fosse qualcuno di estremamente famoso. Vaughn ha coraggiosamente negato tutto. Ma per parafrasare Elly Conway, la scrittrice di romanzi di spionaggio (interpretata da Bryce Dallas Howard) che si ritrova improvvisamente coinvolta in scontri tra agenzie di intelligence della vita reale: se fosse vero, non sarebbe esattamente quello che diresti per mantenere la sorpresa?
Sapendo cosa si nasconde dentro gli Easter egg che presto si schiuderanno, possiamo dire che sì, c’è davvero un segreto al centro di questo rimaneggiamento di altri film che mettono in scena intrallazzi tra spie, intrighi internazionali e tripli giochi. Che lo troviate scioccante o incredibilmente prevedibile, è molto soggettivo. Idem la mancanza di conferme concrete riguardo ad alcuni aspetti della presunta origin story del film. Quello che possiamo dirvi è che c’è un’altra rivelazione, ancora più profonda, molto prima dello spiegone del fantomatico mistero. Iniziate a sospettarlo prima ancora di finire il primo atto, ed è più o meno confermato nel momento in cui si presenta il grande momento “wow”. Lo spoiler è: Argylle è un brutto film. Un film davvero, davvero brutto.
E forse non è manco un gran segreto. Vaughn si è divertito con il genere action comedy per un po’, facendosi le ossa come produttore di Guy Ritchie (Lock & Stock – Pazzi scatenati, Snatch – Lo strappo) prima di dirigere il suo pastone poliziesco The Pusher (Layer Cake) nel 2004. Ha lavorato ad alcuni adattamenti fantasy (Stardust) e ad alcuni film di supereroi su commissione (Kick-Ass, X-Men – L’inizio). Ma forse ora è più conosciuto per aver supervisionato l’universo cinematografico di Kingsman, basato sui fumetti che ha co-creato con Mark Millar e Dave Gibbons, in cui un’unità praticamente invisibile all’interno dei servizi segreti del Regno Unito sconfigge supercriminali megalomani. I due film e il prequel sono allo stesso tempo eleganti e grossolani, e si rifanno a pressoché tutto, dai film di Bond alla cultura Britpop a folli storie “alternative”. La violenza è da cartone animato, le gag comiche sono tante e i cameo di celebs assortite ancora di più. Per capirci: è come se qualcuno vomitasse energy drink su un abito fatto su misura in una sartoria di Saville Row.
Argylle condivide la stessa sensibilità e amore per le caricature e le armi da fuoco, e inizia con un prologo che sembra preso in prestito da quella saga. Un misterioso uomo internazionalmente noto come agente Argylle (Henry Cavill) ha un appuntamento in un nightclub con una femme fatale di nome Lagrange (Dua Lipa). Flirtano e ballano, sfoggiando una mossa conosciuta come “l’elicottero” – pensate a una routine olimpica di pattinaggio sul ghiaccio mischiata a un’imitazione di sesso orale – finché Argylle non si rende conto che è una trappola. Fortunatamente, ha un mago della tecnologia (Ariana DeBose) e un aiutante (John Cena) che gli guardano le spalle. Dopo un inseguimento ad alta velocità attraverso le strade tortuose e sui tetti di una città greca sul mare, l’agente mette all’angolo la sua preda e si rende conto che lui e la sua squadra sono stati compromessi.
Ma tutto questo non è altro che il frutto dell’immaginazione di una leggendaria autrice di spy novel. Argylle è l’eroe di una serie di romanzi popolarissimi scritti da Elly Conway, e quello a cui abbiamo appena assistito fa parte di un capitolo del quarto volume. Elly infatti ha appena finito la bozza del quinto libro, anche se sua madre (Catherine O’Hara) pensa che la storia abbia bisogno di un finale migliore, continua a dirle. In vena di cambiare aria, la scrittrice lascia la sua casetta in riva al lago in Colorado, infila il suo gatto Alfie in uno zaino e salta su un treno per andare a trovare sua mamma a Chicago. Un tizio di nome Aidan (Sam Rockwell) si siede di fronte a lei. E questo gentiluomo trasandato e loquace che assomiglia a Gesù e con un cappello da pescatore in testa non è esattamente una compagnia gradita.
Poi un “fan” chiede a Elly un autografo, ma è un tentativo di omicidio. Ben presto, Aidan sconfigge un intero gruppo di killer professionisti che vogliono la testa dell’autrice. I due e il gatto riescono a scappare, a quel punto Elly scopre che quei bestseller di spionaggio che ha sfornato negli ultimi cinque anni sono un po’ troppo vicini alla saggistica. Il fatto che il suo ultimo romanzo si concluda con un cliffhanger che coinvolge un file contenente informazioni riservate pericolose mette in agitazione molti pezzi grossi delle agenzie di intelligence. Tutti, incluso un dirigente corrotto della CIA (Bryan Cranston), sono in attesa di vedere cosa conterrà il prossimo capitolo sfornato da questa scrittrice stranamente preveggente. Si spera che questo porti a trovare il vero file prima che parecchie brutte cose diventino pubbliche.
Ecco lo spunto per giri del mondo, sparatorie, alcune sequenze di combattimento esagerate, riprese da capogiro, volti ancora più famosi (ciao Samuel L. Jackson, Richard E. Grant e Sofia Boutella), battute artificiose e un paralizzante senso di déjà vu. L’unico grande colpo di scena è seguito da un sacco di colpi di scena più piccoli ammucchiati uno dopo l’altro, che vi porteranno a chiederci se Vaughn e lo sceneggiatore Jason Fuchs (Pan, Wonder Woman) stessero intenzionalmente cercando di trovare il punto di rottura della tolleranza del pubblico di fronte ai continui cambi di marcia. Congratulazioni, ragazzi, ce l’avete fatta! Come succede nei film di Kingsman, ci sono scene che spingono sull’adrenalina pura e iniziano come un divertissement che vuole piegare il genere di partenza, fino a quando divertenti non lo sono più. Anche una sparatoria particolarmente ispirata, e pensata come un numero di danza old school tra pennacchi fluttuanti di fumo viola e giallo, finisce per essere troppo.
C’è una sensazione mortale che si prova guardando il film, come se la vera rivelazione di Argylle fosse: abbiamo decifrato il codice su come prendere una manciata dei vostri attori preferiti, una trama infallibile ah-ah-bang-bang e metterci dentro ogni singola cosa che di solito piace in questo genere di film. Non è colpa di Rockwell e Howard se quella che dovrebbe essere una spinosa interazione romantica fallisce, o che la star di Jurassic World sia lasciata completamente da sola nel tentativo di dare vita a una serie di incontri potenzialmente fatali con archetipi di film di spionaggio.
Non importa quante risatine questa stanca ricostruzione di uno spy movie provi a strapparvi, il film è evanescente fino alla fine. A quel punto un colpo di scena post titoli di coda sembra suggerire altre avventure a venire: ma sembra meno una promessa e più una minaccia. Secondo lo slogan intrigante del film, potreste iniziare a guardare Argylle chiedendovi chi sia il vero agente Argylle, ma sicuramente finirete di vederlo con in testa un’altra domanda: non dovrebbe essere illegale uno spreco tanto colossale di talento e tempo così preziosi?