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Storia ‘diversa’ del cinema: Il mito dell’eroe – Parte I

Tra gli esempi più virtuosi degli anni recenti c’è il Russell Crowe di ‘State of Play’. Ma da Cooper a Brando, da Dean a Depp, in tantissimi hanno incarnato personaggi portatori di valori e ideali assoluti. Una (prima) carrellata

Foto: Universal Pictures

In State of Play Russell Crowe è un eroe. Certo non è un diamante extra alla Gary Cooper, ma un eroe. Dà corpo e volto a Cal McAffrey, un giornalista veterano di grandi servizi. Intende difendere il suo migliore amico, Stephen, un politico emergente nel mirino della solita multinazionale da molti miliardi di dollari, corrotta, che vuole il potere assoluto. Cal procede a suo modo, indagando, correndo pericoli. Non è un diamante dunque tiene per sé degli indizi, o li consegna in ritardo alla polizia, viola qualche ufficio, sottrae qualche numero di cellulare sequestrato, di passaggio è andato a letto con la moglie dell’amico. Alla fine emerge che il “colpevole” è proprio Stephen. Con la morte nel cuore Cal lo denuncia. Ha vinto il mestiere, chiamiamola deontologia, ha vinto l’etica radicata, ha vinto l’eroe. Nella sequenza finale Cal scrive il pezzo mentre tutti i suoi, il direttore, i redattori, la sua spalla, gli sono intorno, in apnea con gli occhi sul display dove si sta componendo quel pezzo da Pulitzer. A toccare “invia” lascia che sia la sua assistente.

La memoria del cinema, la mia almeno, richiama un personaggio e un episodio simili. In Detective’s Story Paul Newman è l’investigatore Lew Harper. Indaga sul rapimento e la morte di un miliardario californiano. Scopre che tutto è stato organizzato dal suo migliore amico. I due sono in macchina, l’altro dice: “Guarda che meritava di morire, era la persona peggiore che esistesse”. Newman gli risponde: “Quando ti ho conosciuto tu eri candidato per diventare governatore della California, adesso uccidi un uomo. È una cosa normale per un aspirante governatore? C’è da riflettere…”. Quando l’altro gli punta la pistola – “Ecco perché non mi denuncerai” – Newman scuote il capo: “Per come mi sento adesso se premi quel grilletto non è certo la cosa peggiore che possa capitarmi”. Harper scende dalla macchina e va a compiere il proprio dovere. Una storia del 1966, quando c’erano in giro più eroi di adesso. Dunque McAffrey&Crowe è l’eroe del cinema del maggio 2009. È bello che sia ancora così.

Al lemma “eroe” sulla Treccani, fra le altre definizioni si legge: “Nel suo significato generale il termine denota chi si leva al di sopra degli altri in quanto è potente, forte, di nobile stirpe”. E ancora: “Risponde al bisogno di concretare, nella figura di un essere, che racchiude in sé gli attributi della divinità e dell’umanità, la storia, la vita e le aspirazioni sociali e morali del gruppo umano che l’ha foggiato”. La Rizzoli Larousse riporta: “Chi in guerra o in imprese pericolose si distingue in azioni valorose, (…) principale personaggio di un’opera letteraria (romanzo, dramma ecc.), principale attore in un’avventura, in un avvenimento”. Integro legittimamente “opera letteraria” con “e filmica”. E aggiungo: l’eroe ci appartiene di diritto, è indispensabile alla nostra normalità e alla nostra debolezza. Indispensabile.

Ecco alcuni eroi dei libri, dei film e della vita vera, fra realtà e fiction, appunto, fra sacro e profano, reperiti di getto in mix anarchico, esemplari, fra i molti. Tutti, ribadisco, toccati dal cinema. Ercole, Giasone, Achille e Ulisse, Ben-Hur e Marco Vinicio, Gesù, Robin Hood e Ivanhoe, D’Artagnan, Francesco e Bernadette, Lincoln, Kennedy, Luther King, Marlowe e Poirot, Wayne, Cooper, Flynn e altri di quella generazione, Rick di Casablanca, il giovane Holden Caulfield, Brando di Fronte del porto, Presley e Dean, Cassius Clay, Connery&Bond, Rambo&Rocky, Ford&Indiana Jones, Gassman/Sordi della Grande guerra, Angelo Roncalli e Karol Wojtyla, Batman e l’Uomo Ragno, Cruise di Mission: Impossible, Clooney di Michael Clayton, Depp&Sparrow. E poi Marlene, Greta, Marilyn, Audrey, Julia&Pretty Woman, Angelina&Lara Croft e la Jolie da sola.

Nel nostro tempo l’eroe, quello “extra”, è sbiadito, è banale. Sono arrivati Hannibal, Tarantino e i Coen. Sono eroi diversi, cattivi, hanno un largo bacino di utenza. La loro mutazione è stata quasi completa, la chimica si è talmente trasformata che… non sono più eroi. Comunque anche i nomi detti sopra continuano ad avere un loro bacino.

Fine della prima parte

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