Come si costruisce una personalità cinematografica? Non una professione nel cinema, né un gusto per il cinema. Una personalità, un modo di stare nel cinema dentro e fuori, insieme. Ginevra Elkann l’ha fatto, prima, appassionandosi ai film. Poi studiando regia. E, dopo ancora, da produttrice e distributrice (con Good Films), organizzando il suo catalogo con un’attitudine quasi da collezionista, radicandosi in quel terreno che vedeva nascere i nuovi autori italiani e non che definiscono il panorama di oggi.
Dopo un corto “d’esame” (era la tesi del suo master alla London Film School: Vado a messa, 2005), autrice ha voluto diventarlo lei stessa e più compiutamente quattro anni fa con Magari, rimasto al palo causa Covid e che però, proprio in epoca lockdown (è andato direttamente su RaiPlay), ha trovato la sua vera vita, e un successo forse da molti inatteso. Ha esordito da autrice raccontando, l’ha detto anche a Rolling Stone, “quello che conosco”: una borghesia (nel film non altissima, a differenza della sua d’appartenenza) disfunzionale ma teneramente umana, fatta di famiglie sgangherate verso cui tutti noi siamo, inevitabilmente, curiosi. Raccontare ciò che conosce è stato il modo migliore per sfidare e sgomberare i pregiudizi, cioè l’essere nipote di, figlia di (non devo dirvi di chi, vero?): era già tutto lì, possiamo parlare d’altro.
Liberatasi dai fardelli biografici, con Te l’avevo detto, opera seconda presentata alla Festa del Cinema di Roma dopo un passaggio a Toronto (arriverà prossimamente nelle sale con Fandango), alza l’ambizione. È un film che già divide, il che è sempre una buona cosa, un segno di vita. È, questo film, un’ipotesi di mondo che Elkann mette per immagini e in cui bisogna aver voglia di stare: io non ne uscirei mai.
Ed è un film, Te l’avevo detto, che definisce quella personalità cinematografica di cui dicevo prima. Al centro ci sono ancora solitudini, stavolta possibilmente più miserabili. Tre donne: una sciroccata nullafacente (Valeria Bruni Tedeschi) che ancora soffre per l’abbandono del marito ed è devota a Dio solo per egoismo (i biscotti al prete li porta, ma se poi lui non dice quello che lei vuol sentirsi dire se li riprende); un’ex pornostar (Valeria Golino) che vive i suoi amori di plastica illudendosi di una fama imperitura; una madre (Alba Rohrwacher) che cerca di ritrovare, per le strade di Roma, il figlio perduto per distrazione lungo la strada della vita. E un uomo: un prete in odore di empietà (Danny Huston) che ancora non ha risolto il suo Edipo (e con lui la sorella Greta Scacchi). E intorno ragazzi, vecchie signore (Marisa Borini, anche lei per sempre “mamma di”), compagni di vite passate (Riccardo Scamarcio), cani zoppi.
Si capisce dalle scelte di cast dove sta la personalità di Elkann. Ancor più che in Magari, questo copione (scritto dalla regista con Ilaria Bernardini e Chiara Barzini) nasce con vocazione di coralità quasi altmaniana (e forse non a caso c’è la Scacchi dei Protagonisti); per voglia di accumulo, depistaggio, improvvisazione. Le trame tornano tutte anche se si perdono per caos volontario, scombinatezza naïf, gusto per un cinema un po’ girovago. È – qui sta l’ambizione – una specie di Magnolia, parlando di eredità lasciate da Altman, però tra i parchi e le periferie di una Roma caldissima (ma perché hanno tutti la felpa?), e la fotografia di Vladan Radovic rende perfettamente questo senso di oppressione, fino a smarginare tutto, a far perdere i contorni e i riferimenti. Dove siamo? Che è un po’ la domanda – l’occhio sul mondo – dell’autrice.
Prendere o lasciare, e io prendo tutto: Bruni Tedeschi in full/fool effect che balla su Amore e capoeira (tutto vero), Golino splendida simil-Cicciolina in perenne ricerca d’amore, Rohrwacher che sembra riprendere l’on the road romano del corto di Jasmine Trinca Being My Mom, per parlare di micromondi che s’assomigliano. Si usano volti – e modalità recitative – che già conosciamo per cercare di costruire un altro luogo del cinema, e abitarlo diversamente. In tempi di personalità sempre più uniformi, mica è poco averne una così chiara.