Si prendono pugni in faccia, saltano attraverso finestre, si danno fuoco, guidano moto in vicoli strettissimi e scendono scale ripide a velocità che sfidano la morte. Sono gli stunt men and women: il loro mestiere è far sembrare che le star – i cui nomi stanno sopra il titolo del film – rischino la vita solo per intrattenere voi, gli spettatori. Nel mondo odierno pixel-mangia-pixel, dove VFX e CGI la fanno da padrone, questi impavidi artisti possono sembrare un’anomalia: un ritorno a un’era analogica in cui esseri umani reali (!) dovevano dare i brividi e le emozioni che sono un aspetto fondamentale del DNA del cinema. Ma gli stunt rappresentano ancora una parte importante del settore, e sono ancora coloro che chiami quando hai bisogno di qualcuno che precipiti da un elicottero su un motoscafo in fiamme lanciato a 130 chilometri all’ora.
E la maggior parte di loro rimane anonima, semplici servitori quotidiani della magia del cinema. “I might fall from a tall building / I might roll a brand new car / But I’m the unknown stunt man / Who made Redford such a star“. Questi versi sono tratti dal testo della sigla di The Fall Guy (in italiano Professione pericolo, ndt), la serie Tv degli anni ’80 in cui Lee Majors interpretava Colt Seavers, un gentiluomo che di giorno faceva schiantare le Porsche davanti alle macchine da presa e raccoglieva taglie sui criminali nelle ore libere. Era una serie che andava in onda in prima serata e che rendeva omaggio a questa forma d’arte, anche se manteneva il mito del temerario senza nome e senza volto. (La maggior parte delle persone potrebbe dirvi che a impersonare Seavers era l’ex Uomo da sei milioni di dollari; anche i fan più devoti di The Fall Guy probabilmente avrebbero bisogno di cercare su Google chi fosse la controfigura di Majors.)
Non sono sicuro che qualcuno nel 2024 stesse aspettando con ansia l’adattamento per il grande schermo delle cinque stagioni, anche se ricordate con affetto, di quel fenomeno dell’era Reagan. Non è esattamente un titolo di richiamo per la generazione TikTok. Ma tantissimi spettatori vogliono ancora spendere soldi per vedere attori incredibilmente affascinanti e fotogenici impegnati in un kiss-kiss-bang-bang, mentre i loro volti vengono proiettati a sei metri di altezza, specialmente se uno di loro è “il Ken che sarebbe diventato re” (del box office, e non solo).
Ed ecco perché esiste The Fall Guy, un film – nelle sale dal 1° maggio – che prende in prestito il titolo e alcuni nomi da quella serie Eighties, ma poi brucia le gomme mentre corre per la sua strada. Sì, è anche un modo per l’ex stuntman-turned-regista David Leitch (Atomica bionda, Bullet Train) di rendere il giusto tributo ai suoi fratelli feriti e ammaccati. Non per niente tutto inizia con un montaggio di veri stuntman che fanno quello che sanno fare meglio. Ma in realtà l’intero film si basa sull’emozione di guardare Ryan Gosling ed Emily Blunt che si fanno gli occhi dolci tra esplosioni, inseguimenti in auto, sparatorie e battute sul mondo dell’industry. Questo sì che è intrattenimento!
Gosling interpreta Colt Seavers, la storica controfigura del più grande divo action del mondo, Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson). Sul suo ultimo set, Colt ha trascorso molto tempo con Jody Moreno (Blunt), l’operatrice di camera, e pensa che sia più di una semplice avventura. Quella che avrebbe dovuto essere una caduta di routine all’indietro da 12 piani imbragato ai cavi si trasforma però in un incidente che manda lo stuntman in ospedale. Un anno e mezzo dopo, Seavers per mantenersi parcheggia le auto di clienti facoltosi in un ristorante di L.A. Non ha mai più parlato con Jody dopo quello che è successo, né ha risposto alle sue telefonate e ai suoi messaggi. Tutta quella storia l’ha gettato in una spirale esistenziale, e ha trasformato il suo status di controfigura di Ryder in una cosa del passato.
Poi un giorno il telefono squilla. È l’agente di Ryder, Gail (Hannah Waddingham, quella di Ted Lasso). Ha bisogno che Seavers prenda un aereo per Sydney il prima possibile. Sembra che il suo cliente principale abbia perso la sua nuova controfigura, mettendo a repentaglio il suo ultimo film action di fantascienza Metalstorm, e lui è l’unico che può salvare la situazione. Seavers non vuole averci niente a che fare. Fino a quando non scopre che Jody è la regista del film, e si rende conto che questa potrebbe essere la sua occasione per dare finalmente un’altra occasione alla loro storia d’amore. Seavers sarà pure impavido nel momento in cui si grida “Azione!”, ma quando si tratta di questioni di cuore, è semplicemente Colt.
(Tra parentesi: considerato il suo nome, il fatto che Ryder si vanti di fare da solo le acrobazie e lo stile e l’atmosfera di Metalstorm – che vede un tizio sparare agli alieni su una spiaggia –, è proprio impossibile indovinare su quale star si basi il personaggio di Taylor-Johnson. E per “impossibile” intendiamo: “ovvio”. A rischio di sembrare troppo secchione, il fatto che Seavers faccia di tutto per chiedere al team degli effetti digitali “di farmi assomigliare a Tom Cruise” suggerisce che questo è il mondo in cui esistono entrambi i Tom, e sembra quasi un modo preventivo per evitare paragoni. Ma non sappiamo se Ryder abbia mai provato a montare gazebo di Scientology mentre girava il suo blockbuster di fantascienza.)
Una volta tornato nella mischia, Seavers riceve un’accoglienza gelida da parte della donna che ha essenzialmente ghostato. Sa di aver fatto un casino. Jody è anche contenta di rivederlo, ma pure diffidente, arrabbiata e pronta a punire il nuovo stuntman facendolo sbattere contro una decina di volte contro una roccia. C’è anche il mistero di un omicidio, un inseguimento che coinvolge un camion della spazzatura e un cane che può mordere a comando proprio “lì”, molti trucchi che vedono Gosling – o meglio, le sue controfigure Logan Holladay e Ben Jenkin; questa volta vi risparmiamo la ricerca su Google – correre, saltare e guidare come un pazzo, e alla fine una grande scena pensata per catturare tutti i cattivi. Vabbè. Ovviamente Leitch ha riempito questa commedia d’azione con i suoi soliti combattimenti coreografici, le piogge di proiettili e i boom!; e anche gli attori secondari, che includono Winston Duke come coordinatore degli stuntman del film e Stephanie Hsu nei panni dell’assistente di Ryder, utilizzano queste sequenze a proprio vantaggio. (C’è un momento in cui Duke lancia un tomahawk di scena stile L’ultimo dei Mohicani contro un criminale e urla “Daniel Day-Lewis!” che sembra così ridicolo che riusciamo a malapena a smettere di ridere mentre scriviamo questa frase.)
The Fall Guy però è al suo meglio non quando è tutto furia e caos, ma quando lascia semplicemente che Gosling e Blunt si scambino battute assurde e diano ad ogni scena che condividono quella tensione del “lo-faranno-o-non-lo-faranno?”. Non c’è bisogno di sottolineare che Gosling ha eccellenti doti comiche a questo punto, soprattutto dopo aver regalato da solo alla cerimonia degli Oscar una delle scene più cult di sempre. Non abbiamo bisogno di convincerci del fatto che questi due attori abbiano un’alchimia straordinaria insieme o che recitino l’uno con l’altra in un modo che integra perfettamente i loro punti di forza (vedi ancora: gli ultimi Oscar). Gosling e Blunt sono tutto quello di cui il film ha bisogno per funzionare. Diverse ore dopo aver visto The Fall Guy forse dimenticherete la maggior parte delle acrobazie progettate per mettere in mostra l’esperienza della troupe d’élite di Leitch composta da piloti, esperti di arti marziali e tizi che rischiano la vita. Ma probabilmente ricorderete un lungo e “intimo” scambio tra Colt e Jody che si parlano con i megafoni. Oppure, nella scena più importante del film, una meta-conversazione tra i due che prevede l’uso di split screen – realizzata, naturalmente, tramite uno split screen – che vede Blunt fare un uso perfetto di una mano aliena di scena.
Non vogliamo sminuire Leitch per aver scritto una lettera d’amore verso una forma d’arte così spesso data per scontata o, peggio, lasciata a morire da un’industry che non ne apprezza le abilità. Sul serio: create subito una categoria per gli stuntmen agli Oscar! È solo che gran parte di The Fall Guy sembra indistinguibile da decine di altri film d’azione, almeno finché Gosling e Blunt non iniziano a flirtare, litigare e giocare tra loro, e vi sembrerà di fluttuare a un centimetro sopra la vostra poltrona. Potreste guardarli andare avanti per ore. Insomma, il film inizia come un prodotto realizzato per celebrare coloro che “fanno” il cinema, rendendo il giusto inchino ai talenti che contribuiscono al successo ma raramente ne ottengono il credito. Si conclude però con un omaggio più centrato alle star del cinema, ricordando che l’effetto speciale più grande rimane un primo piano di due persone famose che si scambiano un bacio, una battuta o semplicemente uno sguardo.