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‘The Mother’ non è il thriller con la Jennifer Lopez cazzutissima che speravamo

La diva si mette alla prova come eroina action nei panni di una killer in pensione che deve protegge sua figlia. Ma il risultato non è esattamente quello immaginato
Lucy Paez e Jennifer Lopez in 'The Mother'

Foto: Eric Milner/Netflix

In futuro ogni star del cinema ultra 45enne interpreterà un ruolo con un particolare set di abilità. Talenti che il personaggio avrà acquisito nel corso di una lunga carriera, magari come assassino, agente autorizzato dal governo o forse come ex soldato, ma sempre tostissimo. Sono capacità che lo rendono un incubo per persone come i poveri caratteristi e/o comparse che interpretano delinquenti, mercenari e menti criminali internazionali. Se quei cattivi avessero liberato mogli/figli/partner/animali domestici rapiti, sarebbe finito tutto lì. Invece no, e così ora la star del caso cercherà queste persone, le troverà, eccetera. Il resto lo sapete.

Ora è il turno di Jennifer Lopez di corrugare la fronte, fare lo sguardo minaccioso e scatenare l’inferno su coloro che osano minacciare i suoi cari, e The Mother è progettato per essere il suo grande momento “mamma orsa”, un po’ alla Io vi troverò con Liam Neeson. Il suo personaggio – nessun nome, per evitare che il pubblico venga distratto dai dettagli; chiamiamola solo “The Mother”, per ricordarci meglio ciò che provoca la crescita esponenziale di morti nella storia – è stato il miglior tiratore scelto che l’esercito abbia mai prodotto. Viene reclutata da un losco ufficiale britannico (Joseph Fiennes), che commercia anche armi sul mercato nero, per una serie di missioni clandestine. Una coinvolge un cliente (Gael García Bernal) con manie di onnipotenza. Entrambi gli uomini hanno una relazione con lei, e uno di loro la mette incinta.

Dopo che J.Lo ha deciso di rivolgersi ai federali, arriva un assassino incaricato di ucciderla e, per farla breve, la nostra dà alla luce la sua bambina prima del previsto. Secondo uno degli agenti dell’FBI (ciao, Edie Falco!), The Mother deve rinunciare alla figlia per evitare di metterla in pericolo. E deve pure nascondersi, e in fretta. L’agente buono William Cruise (Omari Hardwick), che peraltro ha un cognome da serie A per qualsiasi uomo in un film d’azione, propone che sia sua sorella ad adottare la creatura, e promette di tenere aggiornata la madre biologica.

Passano 12 anni. The Mother ha vissuto fuori dalla rete, in una capanna isolata in Alaska. La sua abilità con fucile e coltello ora serve esclusivamente per cacciare e tenere lontani i predatori, anche se si rifiuta di sparare alla lupa più simbolica nella storia del cinema. Poi scopre che sua figlia, un’adolescente che si fa chiamare Zoe (Lucy Paez), potrebbe essere in pericolo. Lo conferma un viaggio sotto copertura nel Midwest. Deve quindi salvare la ragazza, riportarla di nascosto nel 49esimo Stato per proteggerla e addestrarla nell’arte di uccidere nel caso in cui i cattivi le trovino. Spoiler: i cattivi le trovano (ma dai).

Lopez ha iniziato la sua carriera come ballerina e i suoi ruoli migliori sullo schermo – il nostro canone personale includerebbe Selena, Out of Sight, Le ragazze di Wall Street e il video musicale I’m Glad – sfruttano appieno quanto sia “fisica” come artista. (Non serve vedere filmati di backstage del suo meticoloso allenamento per scivolare giù da un palo da spogliarellista per riconoscerne il duro lavoro.) Eppure gran parte della mitologia di J.Lo superstar riguarda la richiesta di prestare attenzione a quanto impegno metta in tutto ciò che fa – chiamatela pure “sindrome di Tom Cruise” – e per gran parte di The Mother questo significa guardarla affrontare le scene d’azione come fossero routine di danza. C’è un sentore di coreografia intrisa di sudore che aleggia anche sui combattimenti meno cinetici, sulle scene di inseguimento e sulle sparatorie. Sembra che ci sia voluto molto tempo e sforzo per creare questa ragazza con la pistola.

Aiuta il fatto che la regista Niki Caro sia brava a mettere in scena rumore e furia (recentemente ha diretto il remake live-action di Mulan), e Lopez corre, salta, tira pugni, striscia sotto le macchine e sfreccia in motocicletta abbastanza per superare a pieni voti il corso accelerato da eroina d’azione. Il modello potrebbe essere Jason Bourne al quadrato ma, dal punto di vista emotivo, la sua killer professionista a pagamento è più vicina a Charles Bronson – a parte urla e strilli prima della tortura di uno scagnozzo, il personaggio tiene tutto dentro. Il che troppo spesso si traduce in una sottrazione vuota e stoica che non fa per Jennifer e offre scambi a mezza bocca che non fanno nessun favore a Lopez, ai suoi partner o al film.

L’apparenza di madre d’acciaio si ammacca nelle scene successive con Paez, che centra un mix di petulante angoscia adolescenziale e disturbo da stress post-traumatico, colpendo i punti deboli di quella donna sospettosamente protettiva. Stesso copione per un momento di stallo con García Bernal, dove lui mette alla prova la sua determinazione con un’esplosione di campiness anche un po’ inquietante. (Hardwick avrebbe meritato più tempo sullo schermo e il villain di Fiennes merita un bel 7 nell’arte di arricciare i baffi.) Sulla carta, mescolare il concetto di sacrificio materno con l’esperienza di una “macchina per uccidere” – e se Stella Dallas potesse ammazzare qualcuno con un colpo alla testa da 500 metri? – pareva un’ottima idea, per giunta perfetta per Lopez. Ma il risultato è che per buona parte di The Mother J.Lo sembra una star del cinema che fa un’imitazione di come immagina un’eroina tosta, disincantata e logora anziché interpretarne una. Lopez è un’attrice con una serie di skill particolarmente profonde, anche dal punto di vista espressivo. Peccato che in questo revenge movie ne abbia usate ben poche.

Da Rolling Stone US

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