The Suicide Squad – Missione suicida, diretto dal “papà” dei Guardiani della galassia James Gunn, arriverà nelle sale il 5 agosto. Il fumetto acido e villain di Joe Ostrander (ereditato dai creatori Robert Kanigher e Ross Andru) ha finalmente una sua reinvenzione cinematografica visivamente suggestiva. Sequenze action non di soli effetti digitali (griffati WETA), linguaggio parolacciaro e oltraggioso («Posso farti infilare un milione di topi su per il culo…»), un animo vagamente politico e ribelle, e soprattutto un cast notevole, dai protagonisti principali fino ai comprimari.
A parte Harley Quinn/Margot Robbie e Deadshot/Will Smith, Suicide Squad di David Ayer (2016) non era totalmente riuscito. Troppo indeciso tra fumetto e cinema, lieve cattiveria ed eroismo patriottico. L’ufficio stampa internazionale ci informa a mezzo mail che questo «non è un sequel, ma un film a sé stante». In realtà pare proprio un sequel-reboot (il sito IMDb lo ha efficacemente definito «re-quel»). Di sicuro il nuovo Suicide Squad è, a differenza del precedente, una girandola di battute corrosive e spesso antigovernative, combattimenti violenti con effetti visivi potenti, ma anche tanti veri effetti speciali matericamente “reali”.
Storia che (non) vince si cambia. O quasi
L’agente speciale Amanda Waller (il premio Oscar Viola Davis) riunisce nuovamente la “Task Force X” o Suicide Squad, ovvero il gruppo dei più pericolosi supercriminali di Gotham City, detenuti nel carcere di massima sicurezza di Belle Reve. Ricattati dal governo, Bloodsport (Idris Elba), Peacemaker (John Cena), Capitan Boomerang (Jai Courtney), Savant (Michael Rooker), Ratcatcher 2 (Daniela Melchior), King Shark (Sylvester Stallone), Blackguard (Pete Davidson), Javelin (Flula Borg), Polka Dot-Man (David Dastmalchian) e Harley Quinn (Margot Robbie) avranno nuovamente una microbomba dotata di localizzatore iniettata nel collo e dovranno partire per una missione segreta.
Guidato dal colonnello Rick Flag (Joel Kinnaman), il gruppo dovrà spingersi nella remota isola sudamericana di Corto Maltese (“creata” per l’universo DC da Frank Miller, un nome che omaggia il nostro Hugo Pratt). Qui la “Suicide Squad” dovrà unirsi ai rivoluzionari locali, per combattere il regime dittatoriale militare. Il loro compito è scoprire i misteri di un centro di pericolose ricerche scientifiche, che sperimentano meta-umani da combattimento a scopo bellico.
Toh, chi si rivede
Del cast precedente ritroviamo pochi attori. Viola Davis nei panni dell’agente Waller, che coordina l’azione segreta, Joel Kinnaman è di nuovo il militare Rick Flag che guida la missione sul campo. Tra i mercenari c’è ancora Jai Courtney come Capitan Boomerang e soprattutto lei, la divina Margot Robbie nei panni ipercromatici di Harley Quinn.
Già di culto la sequenza ultra efferata in cui Harley uccide molteplici nemici tra fiori, farfalle e improbabili uccellini cartoon, vagamente disneyani. Per il resto, poca originalità all’orizzonte…
La carica dei nuovi (anti)eroi
A dominare la scena, Robbie esclusa, sono due nuovi machos diversamente muscolosi: Idris Elba e John Cena. Elba avrebbe dovuto prendere il posto di Will Smith nei panni del cecchino Deadshot, si è preferito invece affidargli un personaggio diverso – per quanto simile – in vista di un possibile futuro ritorno di Smith. Interpreta dunque Bloodsport, tostissimo ex soldato reduce di guerra (nei fumetti al servizio di Lex Luthor). Nel film ci racconta di essere in carcere per avere sparato a Superman un proiettile di kryptonite…
L’ex wrestler Cena è Peacemaker, che, a dispetto del nome, è un violentissimo guerrafondaio. Nelle parole del regista James Gunn, «un po’ Capitan America, se Capitan America fosse un totale coglione». Proprio a Peacemaker è dedicata la prossima serie HBO Max scritta e diretta dallo stesso Gunn (prevista a gennaio).
Sylvester Stallone dà voce a King Shark, squalo dalle mastodontiche sembianze umanoidi che parla poco e ha sempre molta fame: «Gnam gnam!» (alcuni compagni di guerriglia rischiano di diventare un suo spuntino). Shark è stato realizzato tramite motion capture (dentro la tuta c’era l’attore Steve Agee, Sly ha doppiato il personaggio solo in post-produzione). La graziosa Daniela Melchior interpreta Ratcatcher 2, una ragazza in grado di comunicare telepaticamente con i topi, quasi come il pifferaio magico della fiaba dei fratelli Grimm. È figlia dell’eroinomane Ratcatcher (Taika Waititi), dotato degli stessi poteri.
C’è poi il depresso, vagamente woodyalleniano Polka Dot Man – il volto e il corpo di David Dastmalchian – che, trasformato ancora bambino in supereroe, vede la propria madre ovunque (viene definito il “Norman Bates” del gruppo). Può sparare pallini colorati che emergono dal suo corpo come un eritema. Infine, il fratello del regista Sean Gunn interpreta (in motion capture) l’antieroe più sacrificabile di tutti: il ripugnante e mentalmente non brillantissimo Donnola.
Perché non perderlo
Perché è un action al contempo sovversivo ed emblematico dei nostri tempi. Oscilla tra lieve impegno e totale disimpegno, umorismo infantile e temi adulti (non abbiamo contato le parolacce, ma è molto probabilmente il film DC più sboccato di sempre). La colonna sonora molto ritmata e stramba va da Folsom Prison Blues di Johnny Cash all’inedito Rain di Grandson e Jessie Reyez, passando per il punk rock californiano dei Culture Abuse (So Busted). È cupo e politico, ma con moltissimo umorismo corrosivo. È un luna park lisergico e vertiginoso, e James Gunn sa come farlo partire a tutta velocità.