Rolling Stone Italia

‘The Watchers – Loro ti guardano’: la piccola di casa Shyamalan segue le orme di papà, ma il risultato funziona a metà

Ishana Night, figlia di M. Night, non va liquidata come “nepo baby”. Ma il suo horror ambientato in una casa in mezzo ai boschi , e starring una sempre convincente Dakota Fanning , non segna la nascita di una vera nuova autrice del genere

Foto: Warner Bros.

Nel profondo dei boschi dell’Islanda occidentale – in “una foresta che non appare su nessuna mappa” – c’è una casa. Una porta d’acciaio, dotata di numerose serrature e chiavistelli per tenere al sicuro i suoi occupanti, è l’elemento più evidente. Il retro della casa sembra, in un primo momento, uno specchio a tutta parete; in realtà è una finestra panoramica “a senso unico”. Nessuno all’interno può vedere ciò che accade all’esterno. Ma chi o cosa potrebbe essere in agguato all’esterno? Chi sta fuori, invece, ha una visuale perfetta, in stile palcoscenico, su ciò che accade all’interno. Siete già spaventati?

The Watchers – Loro ti guardano, adattamento del romanzo horror d’esordio di A.M. Shine firmato dalla sceneggiatrice e regista Ishana Night Shyamalan – e sì, quel cognome è terribilmente familiare – fa leva su alcune importanti paure primarie, dall’inquietudine per le cose che si nascondono nell’ombra alla sensazione di essere confinati in uno spazio ristretto con zero vie d’uscita. La freccia più grande nella sua faretra, tuttavia, è il sospetto di essere osservati da forze sconosciute; forze che hanno una strategia, un’ascia di guerra e la capacità di colpirci quando vogliono. Avete mai avuto la sensazione di essere osservati? I personaggi di questo film celtico-gotico ambientato nella solita capanna nel bosco (un sottogenere tornato sorprendentemente popolare al momento) sanno esattamente cosa state passando. Se poi si finisce per provare un livello di terrore paragonabile anche solo a un decimo del loro, dal comfort di una poltrona in un cinema buio, è tutta un’altra storia.

Prima di finire intrappolata in una casa alla mercé di alcuni fanatici del reality soprannaturale, Mina (Dakota Fanning) era solo una ventenne americana che viveva a Galway. Trascorreva le sue giornate occupandosi di creature rinchiuse dentro gabbie di vetro in un negozio di animali – attenzione alle metafore! – e le serate a indossare parrucche e a girare per i bar in cerca di incontri veloci e senza impegno. Circa quindici anni prima ha avuto un incidente d’auto con la sorella e la madre, che ha causato la morte di quest’ultima. Ora Mina fa tutto ciò che le serve per anestetizzare il dolore esistenziale legato a quel trauma.

Questo non significa necessariamente attraversare mezza Irlanda per consegnare un pappagallo a un cliente, sia chiaro. Ma il suo collega alla fine la spinge a farlo, con l’avvertenza che in questo modo lascerà la città e riuscirà a distrarsi un po’. Mina si mette in viaggio. Quando si avvicina al confine di una foresta – quella che la voce fuori campo ci ha detto non essere presente su nessuna mappa – la radio perde il segnale, il telefono va in tilt e l’auto si spegne. Mina esce dal veicolo insieme al pappagallo, alla ricerca di qualcuno che possa aiutarla. Quando si volta un minuto dopo, l’auto non è più visibile. Sta calando la notte e un’area buia piena di strani rumori lamentosi non è esattamente il luogo in cui ci si vuole trovare dopo il tramonto. All’improvviso Mina nota una donna dai capelli argentati che corre tra gli alberi. Poi scorge la casa. “Se vuoi restare viva, devi entrare subito”, le dice la donna. Cinque, quattro, tre…

La signora diventata l’improbabile salvatrice di Mina si chiama Madeline (Olwen Fouéré). Da qualche tempo vive in quella che lei chiama “la casa”. I suoi coinquilini sono Daniel (Oliver Finch) e Ciara (la Georgina Campbell di Barbarian). Fino a poco tempo fa, il marito di Ciara, John (Alistair Brammer), completava il gruppo. Ma è partito in cerca di aiuto e, dato che è lo stesso che abbiamo visto inseguito da qualcosa di sinistro nel prologo del film, è lecito pensare che non tornerà tanto presto. O, se tornerà, sarà di sicuro diverso dal John che conoscevano.

Ora che Mina si ritrova a far parte di questo improbabile quartetto, le vengono dettate delle regole. Non si può uscire dopo il tramonto. Quando “loro” escono di notte, bisogna essere sempre rivolti verso la finestra, in modo che quelli che Madeline chiama “gli osservatori” possano guardarli. Le enormi buche disseminate per la foresta? Non entrarci. I numerosi cartelli metallici scritti fatti a mano che segnano un centinaio di punti di riferimento per il “non ritorno” ai margini del bosco? Non oltrepassateli, perché non farete in tempo a trovare un riparo e, in ogni caso, tornate alla regola numero 1. Se Mina fa come le è stato detto, tutti sopravvivranno per vedere un altro giorno. In caso contrario, la new entry potrebbe far arrabbiare gli osservatori. E le lasciando intendere con forza che non deve farli arrabbiare assolutamente, altrimenti…

Dakota Fanning con Georgina Campbell in una scena del film. Foto: Warner Bros.

Mina si ritrova rinchiusa in quella che è essenzialmente un’edizione da incubo del Grande Fratello, un paragone che The Watchers piazza esplicitamente quando la nostra eroina s’imbatte in un DVD del fittizio show televisivo Lair of Love lasciato da un misterioso ospite soprannominato “il Professore”. Chiunque abbia un debole per le analogie altisonanti potrebbe collegare questi spettatori invisibili – che sembrano dire in continuazione ai loro prigionieri “here we are now, entertain us!” – ai fanatici più accaniti dei film horror, molti dei quali chiedono costantemente spaventi più grandi, più audaci e più forti. Sarebbe dare troppo credito a questa rivisitazione di un romanzo di per sé molto popolare, anche se non si può certo biasimare chi ha cercato invano di trovare un significato più profondo oltre al desiderio di farci fare un salto sulla poltrona. Perché se questo fosse l’unico criterio, questo esercizio di “spettralità” funzionerebbe al minimo. The Watchers è un’opera che sembra, suona e si legge come un film di paura, tranne per le parti in cui si sente che gli spaventi sono gestiti in modo maldestro o si esauriscono prima che abbiano avuto la possibilità di esplodere. (Sentitevi liberi di avviare un dibattito sui nepo baby, noi diciamo solo che mentre la signorina Shyamalan ha il suo occhio per le composizioni inquietanti, questo tipo materiale richiederebbe una mano più sicura e un regista più esperto nel tradurre per immagini le idee più stravaganti del copione.)

E data la sua ambientazione e il suo gusto per il folklore regionale, The Watchers si rivela una favola per più di una ragione. Se conoscete il libro, sapete già chi, cosa, dove e perché si cela dietro i suoi segreti. Se invece non l’avete letto, sappiate che tutto verrà svelato e che, al di là dell’immedesimazione nel personaggio di Dakota Fanning (e dell’ammirazione per il modo in cui riesce a fare moltissimo lavorando di sottrazione anche nelle scene più ad alta tensione), ben poco riuscirà a trattenere il vostro interesse. O si accetta l’accumulo di colpi di scena, svolte, sorprese della trama e snodi nel misticismo del terzo atto, oppure si dice soltanto: “Aspetta, cosa?!”, e semplicemente si smette di guardare il film. Il modo in cui guarderete The Watchers e il modo in cui elaborerete la sua serie di climax che richiedono sempre più sospensione dell’incredulità è una vostra scelta. A differenza del quartetto al centro del film, però, potete sempre alzarvi e andarvene.

Da Rolling Stone US

Iscriviti