Angelina Jolie2015
In principio fu Stromboli di Roberto Rossellini. Certo, rispetto ai film di questa lista è un capolavoro assoluto. Ma il primo film della coppia formata dal padre del neorealismo e Ingrid Bergman non è sicuramente una vetta, nelle rispettive filmografie dei due. Stessa ambientazione balneare, fin dal titolo, per il progetto in cui Angelina Jolie dirige il fu marito Brad Pitt. Anticipando, di fatto, la fine della coppia più dorata della Hollywood recente. Siamo in Costa Azzurra (ma in realtà il set fu allestito a Malta), teatro della recriminazione di una coppia che si era tanto amata. Un sonoro flop al botteghino americano (poco più di 500mila dollari in patria, 3,3 milioni nel mondo) e un unanime massacro da parte della critica: “Un vanity project che non riesce a fare della sua inerzia una virtù”, lo liquidò all’epoca Variety.
Sean Penn2016
Un divo due volte premio Oscar (per Mystic River e Milk) e con già ottime regie all’attivo (Lupo solitario, La promessa, Into the Wild – Nelle terre selvagge). Una diva anche lei con una statuetta all’attivo (per Monster). Lo status di nuova golden couple di Hollywood. Cosa poteva andare storto? Incredibilmente: tutto. Il film che Sean e Charlize realizzano insieme – lui solo dietro la macchina da presa, lei da protagonista insieme a Javier Bardem – è un disastro su tutti i fronti. Il mélo a sfondo umanitario – e involontariamente comico – è fischiatissimo al Festival di Cannes, dove viene presentato addirittura in concorso (sono pazzi, questi francesi). E affonda anche al botteghino: 1,1 milioni di dollari è il misero incasso su scala globale. Da lì a poco, naufragherà anche l’amore. Ci dispiace, ma forse cinematograficamente parlando è stato meglio così.
Darren Aronofsky2017
Altro giro, altra coppia da festival che solleva sonori “buuuuu” dalle platee (stavolta a Venezia). Darren Aronofsky costruisce attorno alla compagna e neo-musa Jennifer Lawrence una storia che riporta al mito di Eva e della creazione, come si evince fin dal titolo. Ma il risultato è un pasticciaccio über-kitsch che non giova né all’uno (che al Lido aveva vinto il Leone d’oro grazie a The Wrestler) né all’altra (che dopo l’Academy Award per Il lato positivo sembra non azzeccarne una, soprattutto quando si tratta di cinema d’autore). Il botteghino sorride un po’ di più (44 milioni di dollari, ma su 30 di budget: è comunque un mezzo flop), ma resta uno scult per gli anni a venire.
Olivia Wilde2022
A Venezia ha fatto chiacchierare per la bagarre che ha accompagnato la première: la protagonista Florence Pugh, in lite con la regista Olivia Wilde per via della relazione di quest’ultima con Harry Styles (che sostituisce Shia LaBoeuf), che non si presenta alla conferenza stampa ufficiale ma resta a bere uno spritz in terrazza è subito Storia della Mostra, e non solo. E poi il leak dei vocali, i pizzini a mezzo social, le gelosie incrociate… Ma la montagna partorisce un topolino, e la satira femminista ricorda cose già viste come La moglie perfetta (o una puntata di Black Mirror tirata troppo per le lunghe). Il pubblico comunque ha sembrato gradire un po’ di più (quasi 90 milioni l’incasso totale), o forse voleva solo sbirciare un po’ dal buco della serratura.
Charlie McDowell2023
Un tipico “Covid project” neanche terribile, ma nemmeno passato agli annali del thriller. Charlie McDowell, figlio di “Mr. Arancia meccanica” Malcolm, dirige la moglie Lily Collins (più Jason Segel e Jesse Plemons) in un film – arrivato direttamente su Netflix – che vorrebbe riecheggiare classici della tensione come Il coltello nell’acqua e Ore 10: calma piatta, solo su sfondo domestico (l’abbiamo già detto che eravamo in pieno lockdown?). Ma resta, per dirla con il Guardian, “un dramma guidato da personaggi che si sono addormentati al volante” (ed è una delle recensioni più gentili ricevute). Il matrimonio tra regista e attrice però procede tutt’oggi a gonfie vele: almeno quella maledizione è stata sventata.
Zach Braff2022
Florence Pugh, arieccoci. Stavolta non più “fuori” dalla coppia, ma dentro fin dal principio del progetto. Che le ha cucito addosso l’allora compagno (non senza polemiche per la grande differenza d’età: ma questi saranno stati o no affaracci loro?) Zach Braff. Ne esce un drama – da noi su Sky e NOW – mortifero e pieno di melassa che nemmeno delle ottime interpretazioni (quella di Pugh e la solita prova monumentale del veterano Morgan Freeman) riescono a rendere credibile. Per dirla col nostro collega americano, cioè il David Fear di Rolling Stone US: “Non si può dare la colpa a Braff per aver voluto costruire un film attorno a Florence Pugh; ma per il film che sta attorno a quella performance, allora sì”.