8Melissa P. (2005)
È il titolo in qualche modo ripudiato dallo stesso Guadagnino, che in diverse interviste ha raccontato di pesantissimi interventi da parte della produzione, al punto da non riconoscere il suo stesso film. Dal pruriginoso bestseller 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire, aka il diario porno di Melissa Panarello – un’iniziazione alla sessualità che però prima è una sorta di buco nero e poi si trasforma in uno strumento di vendetta – diventato inspiegabilmente un caso letterario, il regista porta sullo schermo un adattamento ammiccante e voyeuristico, senza pero mai diventare scabroso e a rischio censura. Nella sua filmografia è tutto sommato trascurabile. Provate a pensare a un libro brutto che sia diventato un film discreto. Ecco.
7The Protagonists (1999)
Tratto da una storia vera: nel 1994, due ragazzini di Oxford si macchiano di un omicidio brutale a Londra. Con la sua opera prima Guadagnino cerca di esaminare ogni aspetto fisico e mentale del crimine, nel tentativo di comprendere le ragioni dietro un atto di violenza tanto inaudito. Un meta-thriller a struttura libera che prova a rompere i confini del dramma convenzionale e del cinema documentaristico, con la sua musa Tilda Swinton a fare da guida nell’indagine su quell’atto orribile e insensato. A volte è difficile da guardare, ma è un cinema coraggioso e immaginativo.
6Suspiria (2018)
“Divisivo” è l’aggettivo più giusto per definire questo film, perché non ci sono vie di mezzo: o lo si ama o lo si odia, come succede spesso al cinema di Guadagnino. Il capolavoro di Dario Argento aveva bisogno di un remake? Probabilmente no, ma in realtà questo Suspiria va oltre, come fosse una versione 2.0 che raggiunge picchi di meraviglia allucinata e vuole dare all’orrore un sottotesto storico. È pieno di scene di puro terrore girate e montate con una brutalità geniale. Un film ambiziosissimo, anche per Guadagnino, con una Tilda Swinton (again) straordinaria e una sorprendente Dakota Johnson. Featuring le musiche di Thom Yorke.
5A Bigger Splash (2015)
Di nuovo una sorta di remake, questa volta di La piscina di Jacques Deray, ma sempre personalissimo. Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Dakota Johnson e Matthias Schoenaerts trasformano una storia di ricchi edonisti malinconici in un mystery con un senso di minaccia costante. Swinton è una rockstar che ha subìto un’operazione alle corde vocali e si sta riposando a Pantelleria con il fidanzato (Schoenaerts), regista di documentari. A sorpresa arrivano sull’isola il suo vecchio manager e amante (un Fiennes bigger than life) e la figlia (Johnson). Guadagnino si muove nel paesaggio lussureggiante e tra le emozioni che ribollono nei personaggi. Una danza erotica mediterranea e voluttuosa. Sottovalutato.
4Bones and All (2022)
Guadagnino torna a lavorare con Chalamet, e come lo dirige lui nessuno mai. Una storia d’amore cannibale che riconferma la libertà di un Autore mai davvero compreso a casa sua, un coming of age dove però Timmy – in un ruolo opposto all’Elio di Chiamami col tuo nome (vedi più avanti) – è quello scafato, la guida di Maren (una magnifica Taylor Russell) in un mondo di gente che mozza dita e strappa cuori per sopravvivere. Girato, fotografato e musicato (da Trent Reznor e Atticus Ross) splendidamente, tenero (nonostante l’orrore) e contemporaneo nel rivestire quei corpi giovanissimi di messaggi senza però fare proclami. Leone d’argento per la regia a Venezia 79.
3Challengers (2024)
“Stiamo parlando di tennis?!”, si domandano i tre protagonisti Zendaya, Mike Faist e Josh O’Connor. Perché Challengers è un gioco ben al di là di racchette e terra rossa. È un gioco con il cinema (Bertolucci e non solo) e con tutto quello che il cinema può fare, a cominciare da un racconto libero, sexy, anticonformista. Guadagnino è un regista sensuale, indipendentemente dal fatto che punti il suo obiettivo su una pesca, su una congrega di streghe o su una coppia di cannibali in fuga. Ed è un cinema che gioca (e illumina) i divi pur restando sempre in qualche modo indipendente. Challengers è un film sulla libertà dei corpi e delle scelte – con una donna (la superstar Zendaya) al comando – travestito da lunga partita di tennis avanti e indietro nel tempo. La quintessenza della coolness: We Told Ya.
2Io sono l’amore (2009)
Alla ricerca della libertà perduta da tempo, l’algida moglie di un ricco uomo d’affari milanese (Tilda Swinton, who else?) intreccia una relazione con l’amico del figlio, un giovane (e pure un po’ grezzo) chef (Edoardo Gabbriellini). Fino a capire che nessun desiderio può essere soddisfatto senza un costo. Probabilmente uno dei film più eleganti mai visti sul grande schermo, tra Villa Necchi Campiglio e Sanremo, rimandi viscontiani e sfilate (di Jil Sander). Un distillato di sensualità (sì, di nuovo) e un appassionato character study su una desperate housewife e la sua borghesissima famiglia. Io sono l’amore è il titolo che impone Guadagnino sulla scena internazionale: vedi le star americane che spesso lo mettono tra i loro film preferiti. E pure noi.
1Chiamami col tuo nome (2017)
Tra un molle adagiarsi sull’erba e una pedalata in bicicletta stile Il giardino dei Finzi-Contini, a scrutarsi e sfiorarsi nell’afa della campagna cremasca avrebbe potuto esserci chiunque di noi, alle prese con il suo primo, inaspettato batticuore. Chiamami col tuo nome, basato sul romanzo di André Aciman, cattura meravigliosamente l’intensità dell’amore – e della passione – che scoppia tra Elio (Timothée Chalamet) e Oliver (Armie Hammer), quel sentimento che consuma e lascia un segno indelebile. E cattura anche la potenza del dolore quando quella persona che ti è entrata sotto pelle poi la perdi. Nessuno ha mai più guardato una pesca nello stesso modo. La consacrazione di Guadagnino a regista superstar (le nomination agli Oscar e la vittoria di James Ivory per la sceneggiatura) e la rampa di lancio per il divo (della Gen Z) più acclamato dai tempi della DiCaprio-mania: Timmy, of course.