Nikita, ancora tu?
Daje e ridaje, sempre lì torniamo. A Nikita, la donna-che-non-deve-chiedere-mai inventata da Luc Besson e diventata un vero e proprio sottogenere dell’action francese. La sentinella non si discosta troppo dal modello: la protagonista è una soldatessa über-addestratata (Olga Kurylenko) che, traumatizzata da una missione in Siria finita male, si ritrova a Marsiglia a fare la sentinella, appunto, ovvero uno dei membri delle banali ronde cittadine. Ma la macchina da guerra è in agguato: chi l’avrebbe mai detto, eh?
La vendetta è un piatto che non va servito più
V per Vendetta. Ma anche per: Vi verranno mai in mente delle idee nuove? La storia che abbiamo sentito mille volte, ancora più for dummies. Anche perché il film dura 80 minuti appena (ed è l’unico pregio). La sentinella del titolo, tornata a Marsiglia dove vive mammà, si ritrova con la sorella violentata e quasi ammazzata. Si mette alla ricerca dei responsabili e… ma come, il film è già finito? In quanto a parabola da classico vengeance movie, il regista Julien Leclercq e il co-sceneggiatore Matthieu Serveau non si sono sforzati troppo. Anzi: rimasti al livello 1 del videogame. Andate a ripassarvi Park Chan-wook. O anche solo Liam “Io vi troverò” Neeson.
Olga corre
Nata come modella, Olga Kurylenko ha un curriculum cinematografico di tutto rispetto. Dalla consacrazione come Bond Girl (nel capitolo più brutto dell’era Craig: Quantum of Solace) a set con registi come Terrence Malick (To the Wonder), Giuseppe Tornatore (La corrispondenza) e Terry Gilliam (L’uomo che uccise Don Chisciotte), fino a piccoli film da recuperare (vedi il cultissimo 7 psicopatici di Martin McDonagh e il sottovalutato Perfect Day di Fernando León de Aranoa). Diciamo però che la parte della action girl non la regge fino in fondo: sembra sempre più decorativa che realmente “dentro” l’azione, a differenza di Anne Parillaud (again) e succedanee assortite. Però corre un sacco: avrà preso lezioni da Tom Cruise, con cui ha recitato in Oblivion. Un appello ai creativi di YouTube: fate un montaggino del tipo “Every Tom Cruise Run Ever”, però con Olga. Non si arriverà a 18 minuti (andate a controllare: tutto vero), ma è già un buon inizio.
Arrivano i russi
Lungi da noi fare quelli che “ma questa rappresentazione etnico-culturale ci offende!”. Non ce la siamo presa manco per gli stereotipi a sfondo Riviera italiana del nuovo film Pixar, figuriamoci se lo facciamo per conto terzi. È solo (vedi sopra) la solita scarsezza di idee: ancora i russi, sempre i russi, fino allo sfinimento i russi (meglio se in rigorosa villozza con piscina). Sono un topos dell’action, certamente, e la Costa Azzurra ne è piena. Ma ecco, anche qua: BASTA. Un po’ di diversity pure tra i mafiosi brutti e cattivi non guasterebbe. Non lo diciamo da attivisti: solo da spettatori annoiati.
Metti un po’ di mano pesante, anzi pesantissima
È sempre colpa di Besson. È stato lui a inaugurare il filone “eroine che ti spiezzano in due” e ha fare della sua mano non proprio leggera (anzi) un marchio di fabbrica, se non addirittura uno stile. Gli emuli, però, hanno fatto ben peggio. Rispetto a Leclercq (ma anche a Pierre Morel, a Louis Leterrier, e tutti gli altri francesi da esportazione), Luc Besson è Éric Rohmer. O, quantomeno, di tanto in tanto un po’ d’ironia riesce a metterla: vedi il trashissimo ma divertentissimo Lucy, con una Scarlett Johansson più scatenata e autoironica che mai. Altro che sentinella…