Nikita, ancora tu?
Daje e ridaje, sempre lì torniamo. A Nikita, la donna-che-non-deve-chiedere-mai inventata da Luc Besson e diventata un vero e proprio sottogenere dell’action francese. La sentinella non si discosta troppo dal modello: la protagonista è una soldatessa über-addestratata (Olga Kurylenko) che, traumatizzata da una missione in Siria finita male, si ritrova a Marsiglia a fare la sentinella, appunto, ovvero uno dei membri delle banali ronde cittadine. Ma la macchina da guerra è in agguato: chi l’avrebbe mai detto, eh?
La vendetta è un piatto che non va servito più
V per Vendetta. Ma anche per: Vi verranno mai in mente delle idee nuove? La storia che abbiamo sentito mille volte, ancora più for dummies. Anche perché il film dura 80 minuti appena (ed è l’unico pregio). La sentinella del titolo, tornata a Marsiglia dove vive mammà, si ritrova con la sorella violentata e quasi ammazzata. Si mette alla ricerca dei responsabili e… ma come, il film è già finito? In quanto a parabola da classico vengeance movie, il regista Julien Leclercq e il co-sceneggiatore Matthieu Serveau non si sono sforzati troppo. Anzi: rimasti al livello 1 del videogame. Andate a ripassarvi Park Chan-wook. O anche solo Liam “Io vi troverò” Neeson.
Olga corre
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Olga Kurylenko ‘fa brutto’. Foto: Netflix
Nata come modella, Olga Kurylenko ha un curriculum cinematografico di tutto rispetto. Dalla consacrazione come Bond Girl (nel capitolo più brutto dell’era Craig: Quantum of Solace) a set con registi come Terrence Malick (To the Wonder), Giuseppe Tornatore (La corrispondenza) e Terry Gilliam (L’uomo che uccise Don Chisciotte), fino a piccoli film da recuperare (vedi il cultissimo 7 psicopatici di Martin McDonagh e il sottovalutato Perfect Day di Fernando León de Aranoa). Diciamo però che la parte della action girl non la regge fino in fondo: sembra sempre più decorativa che realmente “dentro” l’azione, a differenza di Anne Parillaud (again) e succedanee assortite. Però corre un sacco: avrà preso lezioni da Tom Cruise, con cui ha recitato in Oblivion. Un appello ai creativi di YouTube: fate un montaggino del tipo “Every Tom Cruise Run Ever”, però con Olga. Non si arriverà a 18 minuti (andate a controllare: tutto vero), ma è già un buon inizio.
Arrivano i russi
Lungi da noi fare quelli che “ma questa rappresentazione etnico-culturale ci offende!”. Non ce la siamo presa manco per gli stereotipi a sfondo Riviera italiana del nuovo film Pixar, figuriamoci se lo facciamo per conto terzi. È solo (vedi sopra) la solita scarsezza di idee: ancora i russi, sempre i russi, fino allo sfinimento i russi (meglio se in rigorosa villozza con piscina). Sono un topos dell’action, certamente, e la Costa Azzurra ne è piena. Ma ecco, anche qua: BASTA. Un po’ di diversity pure tra i mafiosi brutti e cattivi non guasterebbe. Non lo diciamo da attivisti: solo da spettatori annoiati.
Metti un po’ di mano pesante, anzi pesantissima
È sempre colpa di Besson. È stato lui a inaugurare il filone “eroine che ti spiezzano in due” e ha fare della sua mano non proprio leggera (anzi) un marchio di fabbrica, se non addirittura uno stile. Gli emuli, però, hanno fatto ben peggio. Rispetto a Leclercq (ma anche a Pierre Morel, a Louis Leterrier, e tutti gli altri francesi da esportazione), Luc Besson è Éric Rohmer. O, quantomeno, di tanto in tanto un po’ d’ironia riesce a metterla: vedi il trashissimo ma divertentissimo Lucy, con una Scarlett Johansson più scatenata e autoironica che mai. Altro che sentinella…