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Venezia 77, il ritorno del cineforum nel festival senza congiunti

Se negli ultimi anni la Mostra aveva fatto delle ‘La La Land’ e dei ‘Joker’ la sua bandiera, il Covid la costringe a riesumare una vocazione d’essai, cinéphile, indie: funzionerà?

Foto: Biennale di Venezia

Il virus, la pandemia, le cavallette. Sappiamo tutti com’è andata quest’anno, dunque ci aspettavamo una Mostra in versione ridotta: la parola non è mia, l’ha usata il direttore Alberto Barbera nell’annunciare, stamane, il cartellone venturo. Ma è sul titolo Gaza mon amour – non credo gli autori Tarzan e Arab Nasser conoscano il sommo “film da festival” Eutanasia mon amour, una delle meraviglie di Quo vado? di Checco Zalone – che, almeno io, ne ho avuto la conferma. Sulla carta, Venezia 77 pare il cineforum che organizzavano i miei da ragazzi col loro collettivo post-sessantottino (ora i miei guardano Netflix). Saranno film bellissimi, di quelli in stile Mubi con cui ho passato la quarantena, non ho dubbio alcuno. Ma ciò che sorprende è il cambio (coatto) di rotta: se negli ultimi anni Venezia aveva fatto delle La La Land e dei Joker la sua bandiera (è una metonimia per: titoli hollywoodiani che al Lido iniziavano la loro cavalcata alla conquista della Awards Season), il Covid la costringe a riesumare una vocazione d’essai, cinéphile, indie, chiamatela come volete. Aggiungo: «rigorosa», l’aggettivo più usato per descrivere il film vuoi kazako vuoi afgano invitato quest’anno.

Gli americani non vengono: tra i «contender» (sempre parola di Barbera) dei prossimi premi ospiti del concorso, si segnala giusto Nomadland di Chloé Zhao con Frances McDormand, tema il nomadismo interno agli States, insomma non esattamente Gravity. E andrà bene così (speriamo). Ci sono tanti italiani, «ma non più degli anni scorsi» (sempre il direttore), a cominciare dall’apertura con Lacci di Daniele Luchetti, e poi Emma Dante tratto da Emma Dante (Le sorelle Macaluso), Susanna Nicchiarelli (Miss Marx), le donne sono tante, otto in concorso, gli attivisti di Instagram saranno contenti (anche se una delle prime registe nominate era subito definita “moglie di”: speriamo non se ne siano accorti), «ma la percentuale generale è ancora troppo bassa» (idem). C’è il documentario di Guadagnino su Ferragamo (l’attesa serie Sky We Are Who We Are l’aveva già rubata il Cannes fantasma col suo famigerato bollino), e quello su Paolo Conte (sottotitolo: Via con me), e Picchio Favino (Padrenostro) come unica attestazione dello stardom nostrano, e l’esordio di Pietro Castellitto (I predatori), che pare la più grande speranza delle prossime stagioni (interpreterà pure Totti nello sceneggiato calcistico). Castellitto Junior sarà anche in Freaks Out di Gabriele Mainetti, che però nel programma non c’è. E non c’è nemmeno Diabolik dei Manetti (senza la i). Pure i blockbuster italiani disertano la Mostra, e anche questo è un fatto.

Il regista Claudio Noce e Pierfrancesco Favino sul set di ‘Padrenostro’, tra i quattro titoli italiani in gara alla Mostra 2020. Foto: Emanuela Scarpa

Tra un filippino e un polacco, il solo vero film che al momento vogliamo vedere è l’organizzazione di un festival nell’era delle mascherine. E quello sì sarà un kolossal. La logistica è ancora fumosa, s’è parlato di varchi, distanziamento, di certo anche i congiunti non potranno stare seduti vicini, e questa mi sembra l’unica buona notizia: finalmente certifichiamo a livello istituzionale che è meglio andare al cinema da soli, come io sostengo da quando avevo nove anni. Sicuro sarà «il rifiuto dell’online», tutto deve avvenire «in presenza». Questo l’ha detto il neopresidente Roberto Cicutto, in giacca chiara stile romanzo di John le Carré, in effetti siamo dalle parti dello spionaggio chic anche nella previsione della Mostra che sarà.

Visto che il futuro è incerto, si guarda al passato remoto e prossimo: il making of della sessantenne Dolce vita, l’intervista di Orson Welles a Dennis Hopper, Amos Gitaï e Andrei Končalovskij (ancora!). Unica testimonial del presente Greta Thunberg, protagonista del documentario fuori concorso Greta. La Chiara Ferragni di quest’anno, se le norme antivirus le consentiranno di venire per uno spritz.

Tutti i film in programma a Venezia 77:

Concorso

In Between Dying di Hilal Baydarov
Le sorelle Macaluso di Emma Dante
The World to Come di Mona Fastvold
Nuevo Orden di Michel Franco
Amants di Nicole Garcia
Laila in Haifa di Amos Gitaï
Dear Comrades di Andrej Končalovskij
Wife of a Spy di Kiyoshi Kurosawa
Sun Children di Majid Majidi
Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó
Miss Marx di Susanna Nicchiarelli
Padrenostro di Claudio Noce
Notturno di Gianfranco Rosi
Never Gonna Snow Again di Małgorzata Szumowska
The Disciple di Chaitanya Tamhane
And Tomorrow the Entire World di Julia von Heinz
Quo vadis, Aida? di Jasmila Žbanić
Nomadland di Chloé Zhao

Orizzonti

Mila (Apples) di Christos Nikou – Film d’apertura di Orizzonti
La troisième guerre di Giovanni Aloi
Milestone di Ivan Ayr
The Wasteland di Ahmad Bahrani
The Man Who Sold His Skin di Kaouther Ben Hania
I predatori di Pietro Castellitto
Mainstream di Gia Coppola
Genus Pan di Lav Diaz
Zanka Contact di Ismaël El Iraki
Guerra e Pace di Martina Parenti e Massimo D’Anolfi
La nuit des rois di Philippe Lacôte
The Furnace di Roderick MacKay
Careless Crime di Shahram Mokri
Gaza mon amour di Tarzan e Arab Nasser
Selva trágica di Yulene Olaizola
Nowhere special di Uberto Pasolini
Listen di Ana Rocha de Sousa
The Best Is Yet to Come di Wang Jing
Yellow Cat di Adilkhan Yerzhanov

Fuori concorso

Non fiction
Sportin’ Life di Abel Ferrara
Crazy, Not Insane di Alex Gibney
Greta di Nathan Grossman
Salvatore – Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino
Final Account di Luke Holland
La verità su La Dolce Vita di Giuseppe Pedersoli
Molecole di Andrea Segre – film di pre-apertura della Mostra del Cinema
Narciso em férias di Renato Terra e Ricardo Calil, con Caetano Veloso
Paolo Conte, via con me di Giorgio Verdelli
Hopper/Welles di Orson Welles
City Hall di Frederick Wiseman

Fiction
Lacci di Daniele Luchetti – Film d’apertura della Mostra del Cinema
Lasciami andare di Stefano Mordini – Film di chiusura della Mostra del Cinema
Mandibules di Quentin Dupieux
Love After Love di Ann Hui
Assandira di Salvatore Mereu
The Duke di Roger Michell
Night in Paradise di Park Hoon-jung
Mosquito State di Filip Jan Rymsza

+ 3 proiezioni speciali
30 monedas – Episodio 1 (serie HBO di Álex de la Iglesia)
Princess Europe di Camille Lotteau, con Bernard-Henri Lévy
Omelia contadina di Alice Rohrwacher e JR

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