‘Wolfs’, Brad Pitt e George Clooney divi allo specchio a Venezia 81 | Rolling Stone Italia
Sono il Signor Wolf, risolvo problemi

‘Wolfs’, Brad Pitt e George Clooney divi allo specchio a Venezia 81

Nella nuova action comedy (fuori concorso) su misura dal titolo tarantinianissimo, i due BFF di Hollywood risolvono problemi, si guardano, si riconoscono, inevitabilmente si sfottono senza pietà. E gigioneggiano sullo schermo e sul red carpet, con la Mostra ai loro piedi

‘Wolfs’, Brad Pitt e George Clooney divi allo specchio a Venezia 81

Brad Pitt e George Clooney sul red carpet di Venezia 81 per la presentazione di 'Wolfs'

Foto: Eric Charbonneau/Apple TV+ via Getty Images

Faccio subito coming out: ho come screensaver del Mac una foto di scena di Brad Pitt in C’era una volta a… Hollywood (quella con la macchina e il cagnolino, avete presente?), quindi forse sono una narratrice non affidabile in questo caso. Ma come d’altra parte tutto il Lido, tutto il mondo quando si tratta di Clooney e Pitt, i Divi (s’impone la D maiuscola) che anagraficamente parlando rientrerebbero nella definizione di boomer (il primo ha 63 anni, il secondo ne compie 61 a dicembre, controllate se non ci credete), ma che da quella parola manco si fanno sfiorare tanto sono ancora belli belli in modo assurdo e soprattutto cool, al punto da far impazzire anche la Gen Z che li aspetta a bordo red carpet a rischio insolazione e disidratazione. Tutto per loro. Brad (che con la sua Plan B ha prodotto ben quattro dei titoli veneziani) e George lo sanno, e ci hanno fatto un film.

“Mi sono sentito figo per una volta, ma voi non lo potete capire perché siete i più fighi del mondo”, lo dice il ragazzino (Austin Abrams) del quale devono occuparsi i fixer che interpretano in Wolfs (titolo tarantinianissimo, of course). Ma è ovvio che la fiction sfuma nella realtà, in un gioco continuo di rimandi gigionissimo, divertente e divertito.

WOLFS –  Official Trailer | Apple TV+

“Sono il Signor Wolf, risolvo problemi”, così entrava nella storia del cinema il personaggio di Harvey Keitel in Pulp Fiction. Qui il problema è la serata di una stimata procuratrice distrettuale che goes wrong quando il giovane gigolò con cui si sta divertendo in camera da letto muore. A quel punto la signora chiama il risolvi-guai (Clooney) che le ha consigliato un amico: “Pensavo che le persone come lei non esistessero”, afferma la donna. E lui: “Infatti, nessuno fa quello che faccio io”. E invece. Ovviamente anche Pitt si presenta sulla scena del crimine convocato dalla proprietaria dell’hotel: “È il migliore in circolazione, nessuno fa quello che fa lui”, ehm. Si guardano in cagnesco con indosso i guanti di lattice. E sono proprio quelle occhiatine, quell’intesa a “fare” un film che senza di loro nemmeno esisterebbe: «Quando abbiamo letto il copione non sapevamo quale parte fosse la mia e quale la sua», spiega Clooney in conferenza. Si parla anche di Biden e dell’articolo che l’attore ha scritto sul New York Times chiedendogli di fare un passo indietro: «Non dovete applaudire me, ma lui».

Superficialmente parlando è un modo per tornare a cazzeggiare insieme dopo Ocean’s Eleven (il remake che presentava un nuovo Rat Pack per gli anni 2000, e in questo film c’è un personaggio fissato con The Manchurian Candidate e Frank Sinatra) e Burn After Reading – A prova di spia, la dark comedy dei fratelli Coen che li aveva già portati a Venezia sedici anni fa. Wolfs (in Italia arriva al cinema dal 19 settembre per poi andare su Apple TV+ il 27) è infatti un buddy movie, un’action comedy (scritta e diretta su misura da Jon Watts, il regista della trilogia di Spider-Man starring Tom Holland), un crime caper che prova a guardare agli anni ’70, ma è anche uno studio sui Divi più Divi del nostro cinema che si guardano, si specchiano, si riconoscono e inevitabilmente si sfottono senza pietà: inforcano contemporaneamente gli occhiali per leggere da vicino e devono stare attenti a sollevare pesi – sapete, il mal di schiena. «Anche se io sono molto più giovane di lui», continua sulla linea boomer George davanti ai giornalisti. A un certo punto nella storia, Pitt descrive il collega al medico che li aiuta in clandestinità: “Sai, è quel tipo di persona. Ha avuto il suo momento, era IL fenomeno, tutti lo volevano ma è finita, ora guarda film in bianco e nero da solo sul divano di casa”. LOL.

Clooney e Pitt in ‘Wolfs – Lupi solitari’: Foto: Apple TV+

È una bromance dentro e fuori dallo schermo, con scene esilaranti come quella in cui vengono coinvolti in un balletto simil-bollywoodiano per evitare di farsi riconoscere da un boss. Accennano balletti a favor di camera, fanno lo show che ci si aspetta da loro anche sul red carpet, Clooney in abito più classico, Pitt con quel tocco più guascone, accompagnati rispettivamente dalla moglie Amal Alamuddin e dalla fidanzata Ines de Ramon, alla prima uscita pubblica con Brad sullo sfondo del drama familiare con Angelina Jolie, partita dopo aver presentato in concorso Maria. Quando avete una giornata difficile al lavoro, pensate a quelli della Biennale impegnati a schivare qualunque contatto fra loro, onde evitare una situazione alla Mr. & Mrs. Smith.

Perché un film insieme? «Il denaro può muovere tutti», sghignazza George. Si dice che Apple abbia dato loro 35 milioni di dollari a testa, ma «sono molti di meno», precisa. «Man mano che invecchio, diventa sempre più importante per me stare sul set con persone con cui passo volentieri il tempo», dice Pitt. Com’era? Lavora con il tuo migliore amico e non ti sembrerà di lavorare un giorno. Più o meno.