Rolling Stone Italia

Gwyneth Paltrow ha vinto il processo, e noi adesso come faremo?

La causa più bella di sempre è finita troppo presto: la star è innocente (anzi, #gwynnocent), non ha provocato nessun incidente sugli sci. E noi restiamo così, senza l’unica serie che volevamo guardare

Foto: AP Photo/Rick Bowmer, Pool via Getty Images

Gwyneth Paltrow ha vinto il processo, e noi adesso come faremo? Come faremo senza l’hashtag #gwynnocent, senza i suoi court looks, senza affermazioni del tipo: “[Mentre sciavo] ho pensato: c’è qualcuno che sta facendo qualcosa di perverso [dietro di me]?”.

Gwyneth Paltrow ha vinto il processo (qui il capitolo precedente, se vi serve il riassunto), ha incassato 1 dollaro per danni simbolici, nel senso che valgono come simbolo per tutti e soprattutto tutte (chi non si è mai trovato o mai si ritroverà uno sciatore dritto nel culo, del resto?), e ora deve vincere l’Emmy per la migliore miniserie dell’anno.

Troppo mini: in quest’epoca in cui ogni brodo audiovisivo è allungato a dismisura, possiamo forse accontentarci di due misere settimane di messa in onda? Ma siamo pazzi? C’era tutto: la lotta di classe su sfondo di resort di lusso (The White Lotus), il mantenimento dello status in barba a chi vorrebbe farlo saltare (Succession), i multiversi Marvel (l’imputata era pur sempre Pepper Potts), la sitcom #tuttibianchi (altro che mea culpa di Jennifer Aniston), il legal virato al rosa (scelgo Suits, che non ho mai visto, solo perché l’avvocata dell’accusa ha battuto, in frasi cretine, persino Meghan Markle).

Ecco, l’avvocata. Come faremo senza Kristin VanOrman, legale di provincia che non riesce a trattenersi e a tenersi, quando davanti si ritrova la stella di Hollywood (come Meghan che finge sicumera quando racconta dei goffissimi inchini al cospetto di Sua Maestà, appunto)? Dovrebbe incalzarla ma niente, finisce per complimentarsi per l’altezza, e le tenute sciistiche, e butta lì la frase più bella di tutte (dopo che Gwyneth – altro capolavoro – dice che per riprendersi dall’incidente ha dovuto fare un lungo massaggio): “Immagino lei sia una che lascia laute mance”; risposta: “Sì”.

Come faremo senza Gwyneth che non vuole apparire come quella sboccata perché ha detto “il mio cazzo di culo”, senza Terry Sanderson (cioè colui ora ritenuto colpevole, goopstizia è fatta) che lamenta il fatto di non aver potuto partecipare a una degustazione di vini per colpa dell’incidente (ci sta bene anche qui il commento “this is the whitest shit I’ve ever heard” di quella gag là), senza le ricostruzioni balistiche che sembravano i disegnetti di Pictionary, senza il finale alla Lost in Translation in cui Gwyneth sussurra chissà cosa all’orecchio dell’accusatore, e senza i tweet tutt’attorno: “The Gwyneth Paltrow ski trial is the OJ Simpson trial for millennial gay men“, e sto.

Non producete The White Lotus 3, a che serve. Non producete Legally Blonde 3, come se. Sospendete la messa in onda di Succession. Ryan Murphy, mettiti a scrivere la prossima American Crime Story, anche se – nonostante il tuo co-produttore sia il marito di Paltrow: un caso??!?!? NON CREDO!!!1!!1! – non sarà mai come l’originale. Fateci continuare con questa meraviglia. Mica potrà finire così, con una semplice frasetta di Gwyneth su Instagram: “Credo che aver subìto una falsa accusa abbia compromesso la mia integrità”. Adesso andiamo a riprendercela, Gwynnocent. Con un bel massaggio.

Iscriviti