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Se Sacha Baron Cohen (quest’anno anche in strepitosa versione drammatica nel Processo dei Chicago 7 di Aaron Sorkin) resta una certezza, a rubare la scena nel secondo capitolo di Borat è la “figlia”. Da sconosciuta a (pare) “Oscar nominated actress”: la parabola della bulgara Bakalova, che regge da attrice consumata sequenze delicatissime come la candid camera con Rudolph Giuliani, è la vera incarnazione dell’American Dream (o quello che ne rimane). Come Tutar, più di Tutar.
La sua morte, lo scorso agosto, è stata una delle notizie più brutte di questo bruttissimo 2020. Il volto che con Black Panther aveva rivoluzionato il cinecomic (e l’industria al tempo di #BlackLivesMatter) se ne va. Lasciando due film che resteranno per sempre: Da 5 Bloods – Come fratelli, in cui fa una piccola partecipazione guarda caso già “fuori dal tempo”; e Ma Rainey’s Black Bottom, film-testamento del suo immenso talento. Ci mancherai.
I veri, attesissimi ruoli da interprete arriveranno l’anno prossimo: in Freaks Out, opera seconda di Gabriele Mainetti, e Speravo de morì prima, serie-biopic su Francesco Totti. Ma nel suo esordio alla regia I predatori, Castellitto Jr. si ritaglia una parte che non si scorda più. E che, già all’ultima Mostra di Venezia, lo consacra come rivelazione italiana della stagione. 29 anni e già au(t)tore totale.
L’attore italiano dell’anno, senza se e senza ma. Tutto è iniziato all’ultima Berlinale col personaggio larger than life di Antonio Ligabue, mimeticamente riplasmato in Volevo nascondermi di Giorgio Diritti (Orso d’argento per l’interpretazione); e con Favolacce, la folgorante fiaba nera dei Fratelli D’Innocenzo in cui è più disturbante che mai. Per terminare con la svolta leggera e bolognese dell’Incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia, chiusura gloriosa di questa più che ottima annata. Applausi.
Per vedere il film che la certifica primadonna assoluta dello schermo dobbiamo aspettare il 7 gennaio, quando sarà disponibile su Netflix. Ma in Pieces of a Woman l’attrice nata nel teatro inglese amplifica il carisma già dimostrato nei panni della principessa Margaret in The Crown. Opzionando, con la Coppa Volpi a Venezia 77, anche una futura statuetta. A star is born: definitivamente, finalmente.
Non si è chiusa bene l’annata dell’ex (?) ragazzo maledetto: la fu fidanzata FKA twigs lo ha accusato di abusi, facendolo tornare persona non grata di Hollywood. Ma non si può non riconoscere il segno lasciato quest’anno: c’è anche lui (bravissimo) in Pieces of a Woman; ma, soprattutto, è imperniata su Shia l’opera più psicanalitico-edipica degli ultimi anni, Honey Boy. Che lui ha scritto e in cui interpreta… suo padre. Tra fantasmi che (forse) non se ne sono mai andati.
Da grande vecchio dimenticato del cinema USA a interprete che può facilmente aspirare a un Oscar il prossimo anno. Grazie al ruolo di capobanda black (ma trumpiano) che il grande Spike Lee gli ha regalato in Da 5 Bloods – Come fratelli. Un film rabbioso come la performance del protagonista, che punta dritto in macchina per fare i conti con la sua storia, che forse è quella di tutti gli afroamericani. Lo sguardo più indimenticabile dell’anno.
A 86 anni, Donna Sophia si riprende tutto. Con un personaggio e un film (La vita davanti a sé, diretto dal figlio Edoardo Ponti) che omaggia i suoi cult passati, dalla Ciociara a Una giornata particolare. E con cui, divertendosi come un tempo a fare la diva italiana formato globale, ambisce giustamente a una nuova nomination agli Academy Award, dopo averne già vinti due nel corso di una carriera monumentale: accattatevill’.
Vedere Michele Morrone dopo Sophia Loren vi pare troppo? No, se parliamo di attori che hanno segnato il 2020. Da Melegnano (ma con origini pugliesi) al mondo grazie al pornosoft polacco 365 giorni, uno dei successi (a sorpresa) di Netflix. Oggi il suo protagonista è una star internazionale: ne parlano tutti i giornali del mondo, ha siglato un contratto come testimonial Guess accanto a J.Lo e vanta 11,5 milioni di follower (!) su Instagram. Si contano i minuti per il sequel.
Non solo La regina degli scacchi. Dopo titoli di culto cinefilo come The Witch di Robert Eggers e Split di M. Night Shyamalan, quest’anno è arrivato Emma. di Autumn de Wilde, ennesimo (e migliore) adattamento del romanzo di Jane Austen che è qui per confermare che Anya è una delle dive assolute di domani. Nel futuro c’è il ruolo della giovane Furiosa di Mad Max. Il presente è un successo clamoroso: e meritatissimo.
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