The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh
Torna a Venezia Martin McDonagh, consacrato presso la grande platea proprio al Lido cinque anni fa con Tre manifesti a Ebbing, Missouri, poi vincitore di due Oscar (miglior attrice protagonista a Frances McDormand e miglior attore non protagonista a Sam Rockwell). Il direttore Alberto Barbera ha definito questa nuova fatica un’opera “beckettiana”. Sappiamo che in scena si consuma il conflitto tra due amici fraterni, interpretati da Colin Farrell e Brendan Gleeson, già diretti dall’autore nella sua opera seconda di culto, In Bruges. Nel cast anche Barry Keoghan e Kerry Condon. In concorso.
Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths di Alejandro González Iñárritu
Altro grande ritorno alla Mostra, per la prima volta prodotto da Netflix, quello di Alejandro González Iñárritu. Con un film ancora misteriosissimo, ma che, stando alle prime note di sinossi, sembra riguardarlo da vicino: viene definito “una commedia nostalgica ambientata durante un epico viaggio personale” che racconta “la storia di un famoso giornalista e documentarista messicano, tornato a casa e alle prese con la sua identità, le relazioni familiari, la follia dei suoi ricordi e il passato del suo Paese”. Sarà Leone d’oro? In concorso.
Blonde di Andrew Dominik
Altro giro, altro progetto attesissimo (e sempre “made in Netflix”). La biografia-fiume che Joyce Carol Oates ha dedicato a Marilyn Monroe diventa un film-fiume (165 minuti) di Andrew Dominik, che non vediamo cimentarsi in un progetto di finzione da dieci anni, quando al Lido portò Cogan – Killing Them Softly con Brad Pitt (quest’anno invece è arrivato il doc musicale This Much I Know to Be True “starring” Nick Cave). L’hype è già altissimo: per il ritratto della diva delle dive, e per la performance di Ana de Armas, già pronta per la prossima Awards Season. La scrittrice ha già visto e approvato. In concorso.
Bones and All di Luca Guadagnino
Dei cinque italiani in concorso (gli altri sono L’immensità di Emanuele Crialese con Penélope Cruz, Il signore delle formiche di Gianni Amelio con Elio Germano e Luigi Lo Cascio, Chiara di Susanna Nicchiarelli con Margherita “L’amica geniale” Mazzucco e Monica di Andrea Pallaoro con Trace Lysette), di certo il più atteso è quello che dopo Chiamami col tuo nome ricompatta la coppia Luca Guadagnino-Timothée Chalamet. Produzione italianissima per una storia d’amore cannibale (!) su sfondo dell’America più profonda e disperata. Già non vediamo l’ora. In concorso.
Don’t Worry Darling di Olivia Wilde
Olivia Wilde. Harry Styles. Il set galeotto. Sì, d’accordo: anche solo per questo, la febbre è già altissima. Ma la curiosità è anche rispetto alla parabola “alla Truman Show” (sempre cit. Alberto Barbera) che vede al centro una casalinga 50s annoiata (la portentosa Florence Pugh) che, in estrema sintesi, si ribella al patriarcato. Nel cast anche Chris Pine, Gemma Chan e KiKi Layne. Fuori concorso.
Siccità di Paolo Virzì
Sarà profetico come Ferie d’agosto, che sembra raccontare l’estate 2022 anche se è uscito nel 1996? Chissà. Certo è che Paolo Virzì ci ha visto lungo col titolo del suo nuovo film, pensandolo ben prima che questa diventasse la stagione più arida e calda da trent’anni a questa parte. Si sa che l’impianto è corale e che nessun personaggio si incontra con gli altri. Ma basta il cast: Claudia Pandolfi, Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Sara Serraiocco, Elena Lietti, Gabriel Montesi, Tommaso Ragno, Max Tortora, Monica Bellucci, Diego Ribon, Vinicio Marchioni ed Emanuela Fanelli. Fuori concorso.
The Son di Florian Zeller
Dopo il successo di The Father (Oscar al protagonista Anthony Hopkins e alla sceneggiatura dello stesso regista-sceneggiatore), il francese Florian Zeller porta sullo schermo la sua pièce “gemella”. Stavolta al centro c’è Peter (Hugh Jackman), un altro padre la cui vita con la compagna Beth (Vanessa Kirby) e il loro bambino viene sconvolta dall’arrivo della sua ex moglie Kate (Laura Dern) e del figlio teenager Nicholas (Zac McGrath). In una piccola parte, ancora il grande Hopkins. In concorso.
Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa
Se il buzz sui social vale (e sappiamo che vale), fin dalla diffusione delle prime immagini il nuovo film di Pippo Mezzapesa è già diventato un piccolo evento. Per un motivo molto semplice: è l’esordio come attrice di Elodie, nei panni di una ragazza pugliese divisa tra “ammore e malavita”. Bianco e nero d’autore e un cast anche qui nutritissimo: Francesco Patanè, Michele Placido, Tommaso Ragno, Brenno Placido, Francesco Di Leva e Lidia Vitale. Uno, due, tre… ciak! In concorso nella sezione Orizzonti.
The Whale di Darren Aronofsky
Altro comeback veneziano – dopo il Leone d’oro con The Wrestler (2008), passando per Il cigno nero (2010), fino al flop di madre! (2017) con l’allora compagna Jennifer Lawrence – per Darren Aronofsky. Che ha pensato questo film per sfuggire alle ansie da lockdown. Un uomo che pesa quasi 300 chili (un ritrovato e irriconoscibile Brendan Fraser, in odore di premio) e che aveva abbandonato la famiglia per amore di un uomo cerca di riconnettersi con la figlia adolescente (la Sadie Sink di Stranger Things). In concorso.
White Noise di Noah Baumbach
Il film d’apertura è forse il progetto più ambizioso di Noah Baumbach. Che prende il romanzo Rumore bianco di Don DeLillo e ne fa, finalmente, un film: prima di lui ci avevano provato, senza successo, Barry Sonnenfeld e Michael Almereyda. Le ansie dei protagonisti del libro di ieri, interpretati sullo schermo da Adam Driver e Greta Gerwig, sono le stesse dell’umanità di oggi. L’ultima volta al Lido per l’autore era stata nel 2019 con il bellissimo Storia di un matrimonio, rimasto senza premi: si riscatterà stavolta? In concorso.
Bonus: The Kingdom Exodus di Lars von Trier
Fuori concorso c’è posto anche per le serie. La più attesa è quella con cui Lars “il terribile” torna sul luogo del delitto. Ovvero il suo progetto cultissimo per la televisione, cominciato nel 1994 e proseguito nel 1997. Questa terza stagione è ancora top secret. E per questo i fan già la attendono febbrilmente. Ma Lars von Trier non è l’unico auteur a portare una serie a Venezia 79. C’è anche il connazionale Nicolas Winding Refn con Copenhagen Cowboy, sempre fuori concorso. È derby nazionale.