Cos’hanno in comune Lenny Kravitz sul palco del Festivalbar, Leonardo DiCaprio nelle eleganti sale del Titanic, George Clooney tra i corridoi del Country General Hospital, Brad Pitt che cavalca nelle praterie in Vento di passioni e Will Smith che combatte l’invasione aliena in Independence Day? E potrei andare avanti citando altri esempi (spoiler: succede tra poco) di uomini che, negli anni ’90, hanno fatto sospirare d’amore pressoché chiunque, con il loro apparire sui grandi o piccoli schermi. Tanto che scommetterei sul fatto che qualche adolescente (che fu) ancora oggi ricorda la gioia di trovarsi appiccicato in camera il poster di River Phoenix trovato nel Cioè. Ma, forse, non si può dire altrettanto per quello di Keanu Reeves: perché lì, a custodirlo con cura, ci pensava la mamma…
Brad Pitt
Di una bellezza immortale come il succhiasangue che interpreta nel 1994 (in Intervista col vampiro di Neil Jordan), Brad Pitt è sicuramente il sex symbol di ogni decennio, ma, se possibile, ancora di più dei gloriosi 90s. Classe 1964, William Bradley Pitt appare sugli schermi nel 1991 in Thelma & Louise, dove (s)veste i panni del giovane cowboy dalla chioma fluente e dal sorriso irresistibile. Un mix che, tre anni dopo, ripropone in quel Tristan Ludlow di Vento di passioni, il film che porta il pubblico femminile (ma che dico, l’intera umanità) a incoronarlo re di tutti i bonazzi esistenti. Che sia il capello lungo e biondo? Per quanto abbia un certo fascino, il cambio di look che viene inaugurato dal 1995 con Seven è la dimostrazione che la chioma non fa Brad. E neppure il suo successo come attore, considerato il Golden Globe che vince come miglior attore non protagonista per il ruolo nell’Esercito delle 12 scimmie del 1995, e che fa dire a tutti una cosa sola: ossia che Brad Pitt è tanto bello quanto bravo. Si veda anche il cultissimo Fight Club…
Luke Perry
Cosa sarebbe stato Beverly Hills 90210 senza il bello e dannato Dylan McKay? Il giovane problematico interpretato da Luke Perry, ovvero l’attore che ha reso irresistibile la fronte alta e gli occhi piccoli, nonché il ciuffo tipicamente anni ’90 in abbinata all’occhiale Ray-Ban. Nato nel 1966 in Ohio e, ahimè, deceduto nel 2019 a seguito delle complicanze di un infarto, Coy Luther Perry III diventa un teen idol proprio a partire dal 1990, quando viene trasmessa la prima stagione della fortunata serie tv e la sua faccia diventa quella di Dylan Leggenda narra che, nell’agosto 1991, Luke sia dovuto fuggire da una sessione di autografi dopo soli novanta secondi passati nel Fashion Mall di Plantation, in Florida. Dietro alla fuga, nessun atteggiamento da gran divo di Hollywood, ma solo un grande pericolo: quello di essere assalito da un plotone di diecimila adolescenti innamorate.
George Clooney
Prima che Grey’s Anatomy facesse diventare il Seattle Grace Hospital l’ospedale con il più alto tasso di “dottor bollori”, ecco che già nel 1994 E.R. – Medici in prima linea metteva in lizza il Country General Hospital quale primo pronto soccorso dove sperare di capitare. Lì operava infatti Doug Ross, il sexy dottore interpretato dall’allora trentatreenne George Clooney, che ha reso il camice azzurro (o verde) abbinato al capello brizzolato la prima causa di incidenti domestici. Ma oltre a essere il miglior anestetico in circolazione, negli anni ’90 Clooney ha anche il grande potere di riuscire nell’impresa più ardua di tutte: quella di mettere d’accordo generazioni di madri e figlie. Che, da E.R. in avanti, si trovano a sotterrare l’ascia di guerra pur di godersi una bella serata di fronte a un qualunque film in cui ci sia lui. Anche se è un po’ splatter, come quel Dal tramonto all’alba del 1996; e pure se è una roba tutta pugni, calci e cattivoni, come quel Batman & Robin del ’97 (che piace tanto a papà).
Leonardo DiCaprio
È il 1997 quando Titanic di James Cameron esce nelle sale conquistando critica e pubblico, e vincendo ben undici Oscar l’anno successivo. Il film è bello, non c’è che dire, ma se mai aveste chiesto a una qualunque ragazzina di fine anni ’90 cosa fosse a renderlo un tale capolavoro, quella se ne sarebbe fregata degli Oscar e avrebbe risposto: «Leonardo DiCaprio!». E di certo non per le doti d’attore che, già a diciassette anni, gli fanno ottenere una parte al fianco di Robert De Niro in Voglia di ricominciare, del 1993; oppure la prima candidatura al Golden Globe e poi all’Oscar per il migliore attore non protagonista in Buon compleanno, Mr. Grape, dell’anno successivo. No, per quella ragazzina, il “suo” Leo sarebbe stato solo e unicamente il bel giovanotto dal viso angelico che, per un colpo di fortuna, finisce sul Titanic e vive un’intensa (seppur breve) storia d’amore con Rose (Kate Winslet), salvandola infine da una morte certa per assideramento. Cosa che porta Jack a incarnare l’ideale romantico di principe azzurro che, per la propria amata, farebbe qualsiasi cosa. Mentre DiCaprio, dal canto suo, diventa l’attore in grado di farle innamorare tutte la prima volta e, da quel momento, non farsela passare più.
Johnny Depp
Se non è per il ruolo interpretato, ecco che ci si mette il look e l’atteggiamento, a rendere l’attore bello e dannato. È questo il caso di Johnny Depp, che, quando ottiene il successo con Edward mani di forbice nel 1990, ha ventisette anni, lo sguardo ombroso e il modo di fare di uno che, a differenza di Leo, ti lascerebbe volentieri morire assiderata (altroché). Ma forse mi sto lasciando troppo trascinare dal mood gotico di Tim Burton (che scrittura Depp anche per Ed Wood del 1994), mentre dovrei concentrarmi sulla storia d’amore che, tra il 1989 e il 1993, rende Winona Ryder la donna più invidiata di tutto il mondo, proprio perché fidanzata a uno dei maggiori sex symbol di Hollywood. Eppure, che Johnny Depp sia tormentato da certi demoni interiori è sotto gli occhi di tutti (e al di là dei ruoli che sceglie). Basti pensare che, in quegli anni, è proprio lui ad ammettere di cedere all’autolesionismo, tra alcool e droghe che condivide con un altro bello e maledetto di quel tempo: l’amico e collega, River Phoenix.
River Phoenix
Enfant prodige di Hollywood, River Jude Bottom vede cambiare il proprio cognome in Phoenix solo nel 1979, quando i genitori scelgono di simboleggiare l’inizio di una nuova vita con il richiamo all’araba fenice. Come l’animale mitologico, infatti, la famiglia di River vuole risorgere dalle ceneri che l’hanno vista prendere parte a una setta dove, pare, ancora bambino River subisce abusi. Poi avviene il distacco dalla setta, e le successive ristrettezze economiche lo vedono suonare prima in giro per la Florida, poi a Los Angeles. Lì, coi fratelli, partecipa a dei casting, venendo infine notato dalla regista Penny Marshall, che lo scrittura nel 1982 per la serie tv Sette spose per sette fratelli. A diciannove anni è già nominato all’Oscar come migliore attore non protagonista per Vivere in fuga (1988), e nel 1991 vince la Coppa Volpi per Belli e dannati, dove recita con Keanu Reeves (vedi più avanti), cui si lega profondamente. A quel punto River Phoenix è già considerato un sex symbol, che però si tiene lontano il più possibile dai fotografi, perché supporta quella credenza dei Nativi Americani per cui ogni scatto gli ruba un po’ di anima. Tuttavia, è proprio dal ’91 che la dipendenza da sostanze come cocaina, eroina, alcol (e altro ancora) lo inserisce in una spirale da cui non uscirà più, se non con la morte, che avviene durante la serata di Halloween del 1993 davanti (tra gli altri) al fratello Joaquin e alla sorella Rain, i cui soccorsi saranno, ahimè, inutili.
Lenny Kravitz
Rappresentazione del tamarro che piace, Lenny Kravitz negli anni ’90 ha messo d’accordo tutte. Tanto che anche quelle a cui non sono mai piaciuti piercing e orecchini (men che meno pantaloni a zampa abbinati a canotte bianche) riconoscono che Lenny Kravitz, classe 1964, sul palco del Festivalbar del 1998 è un gran bel vedere; e chissenefrega del playback. Tanto, che sia bravo anche a cantare lo si sa da quando ha lanciato Let the Love Rule, l’album d’esordio del 1989; se n’è avuta poi conferma con il successivo Mama Said, che finisce pure nella Top 40 dei dischi più venduti; e lo si dà infine per scontato sulle note di Are You Gonna Go My Way del 1993. E mentre scrive brani per gli Aerosmith e suona con Slash (o per Mick Jagger e David Bowie), vincendo pure qualche award qua e là, ecco che Lenny si consacra pure icona sexy; il tutto senza neanche passare dal via. O, per meglio dire, ci passa, ma solo quando sposa nel 1987 Lisa Bonet, salvo poi divorziare nel 1991. Così arrivano le relazioni con Madonna e Vanessa Paradis, a cui seguiranno (negli anni 2000) quella con Adriana Lima e, dopo, con Nicole Kidman; donne tanto belle quanto diverse tra loro (basta guardarle), a riprova di quanto si diceva all’inizio. E cioè che Lenny Kravitz, tra un assolo e l’altro, le ha sempre messe d’accordo tutte.
Will Smith
Attore, rapper, produttore, salvatore del mondo contro la minaccia aliena, sex symbol: non si può certo dire che Will Smith (all’anagrafe Willard Carroll Smith II) non sia un artista poliedrico. Conosciuto ancora oggi con il nome di Fresh Prince, Will trova il successo a soli ventidue anni interpretando, tra il 1990 e il 1996, quel celebre Principe di Bel-Air che dà nome all’omonima serie. Nel 1995, però, gli outfit colorati e l’atteggiamento da simpatico combinaguai lasciano prima il posto al giubbotto antiproiettile di Bad Boys (per la regia di Michael Bay), poi all’elegante abito nero, marchio distintivo dei Men in Black. Nessun ruolo è però così sexy quanto quello del 1996 in Independence Day. Lì Will veste i panni di Steven Hiller, il capitano della Marina americana che, dopo varie peripezie, salva il mondo dall’invasione di extraterrestri. Sarà la canotta nera (Lenny Kravitz insegna) o l’atteggiamento da duro (però senza menarsela troppo), ma Will è davvero notevole. Tanto che chi lo guarda spera che quella sia solo la prima di una lunga serie di minacce dallo spazio…
Keanu Reeves
Nel 2019 Keanu Reeves è stato definito da Time come «l’ultimo introverso di Hollywood». A ben vedere, questo si poteva già evincere negli anni ’90, ossia quando l’allora ventisettenne Keanu Charles Reeves, pur consacrandosi al ruolo di action hero prima con Point Break (nel 1991) e poi con Speed (tre anni dopo), al di fuori del grande schermo non fa alcuna acrobazia per mettersi sotto le luci della ribalta. Eppure, quando veste i panni dell’avvocato senza scrupoli Kevin Lomax nell’Avvocato del diavolo del 1997, succede che tutte vorrebbero finire in tribunale. E nel 1999 viene voglia di trovarsi di fronte Orfeo che ci chiede se vogliamo la pillola blu o rossa, pur di combattere con quel Neo dal cappotto lungo di pelle in Matrix. Perché in fondo, qualunque ruolo faccia e qualunque red carpet solchi, tutte vorrebbero sapere cosa passa nella testa di Keanu; tutte vorrebbero riuscire a leggere oltre il suo sguardo. Ma lui, amiche care e cari amici, è il classico che visualizza e non risponde. E questa cosa, da che mondo e mondo, è sempre stata garanzia di successo.
Kirk Cameron
E mentre a Hollywood qualcuno bussa alle porte dell’inferno, ecco che qualcun altro si prepara già il posto in paradiso. Chi altri se non l’attuale Ministro della Chiesa Battista, nonché ex giovanissimo sex symbol, Kirk Cameron? Classe 1970, quando Kirk Thomas Cameron arriva al successo il suo volto viene associato a quello di Mike Seaver, uno dei tre fratelli della famiglia protagonista della fortunata sit-com Genitori in blue jeans (che lanciò anche DiCaprio: un caso?!). Tra il 1985 e il 1992, Kirk diventa l’idolo delle ragazzine, che ormai perdono il conto di quante volte l’hanno visto sulle copertine del Cioè o sui poster che inquadrano i suoi occhioni azzurri e quell’aria da ragazzo tutto casa e Chiesa. Cosa che, a dirla tutta, Kirk è davvero: già a diciassette anni, infatti, decide di convertirsi al cristianesimo protestante, iniziando a mettere il becco tra gli addetti ai lavori di Genitori in blue jeans, e chiedendo di rimuovere ciò che considerava troppo sconveniente. Poi altri ruoli, perlopiù televisivi, coi quali non riesce a togliersi di dosso la parte di Mike Seaver. Ma tanto che te ne fai della carriera di attore e degli strascichi del tuo ruolo di sex symbol quando senti di dover rispondere a chi, per te, ha avuto un disegno più grande?