America Latina dei Fratelli D’Innocenzo – Concorso
Dopo l’esordio (all’epoca sottovalutato da molti: vergogna!) con La terra dell’abbastanza e l’opera seconda ancora più folgorante Favolacce, Orso d’argento a Berlino 2020, finalmente i nostri “fratellacci” preferiti sbarcano nel concorso della Mostra di Venezia. Con un film di cui si sa pochissimo, se non che è costruito attorno al loro (ormai) feticcio Elio Germano. Ci aspettiamo grandi cose: e non ne resteremo delusi, lo sappiamo già.
Ariaferma di Leonardo Di Costanzo – Fuori concorso
Toni Servillo e Silvio Orlando per la prima volta insieme. E tanto basta. Ma c’è anche la firma di Leonardo Di Costanzo, tra gli autori più apprezzati e cinéphile della scena napoletana (L’intervallo, L’intrusa). E uno sfondo da dramma carcerario che già promette una partita a due indimenticabile. Bravi bravissimi: sulla fiducia.
Dune di Denis Villeneuve – Fuori concorso
Il reboot del cult sci-fi di Frank Herbert, già portato al cinema (non senza controversie e critiche) da David Lynch nel 1984, sembra la materia perfetta per le visioni di Denis Villeneuve. Che mette insieme un cast pazzesco – dagli it guys Timothée Chalamet e Zendaya a Josh Brolin e Oscar Isaac – e s’impegna a riscrivere ancora una volta la fantascienza dopo Arrival e Blade Runner 2049. Finora tutto bellissimo, trailer in primis.
È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino – Concorso
Dopo la surrealtà che l’ha reso celebre, Paolo Sorrentino passa alla realtà: la sua. Cioè quella di un ragazzino che perde entrambi i genitori in un tragico incidente. E arriva in competizione al Lido (prodotto da Netflix) a due anni da The New Pope, la serie Sky presentata fuori concorso. Questa è la sua opera più dolorosa e personale, ma con echi di Maradona (fin dal titolo). Il suo Toni Servillo qua è supporting, la scommessa è il giovane Filippo Scotti.
Freaks Out di Gabriele Mainetti – Concorso
Il Covid l’ha rimandato di un anno, ma il direttore Alberto Barbera se l’è preso in concorso: e questa è l’ottima notizia. A sei anni da Lo chiamavano Jeeg Robot, che l’ha reso immediatamente una vera sensation del giovane panorama italiano, un film più ambizioso (fantasy in tempo di Seconda guerra mondiale) che sancirà definitivamente la statura d’autore di Mainetti. Torna Claudio Santamaria, nel cast anche Pietro Castellitto e Giorgio Tirabassi.
The Last Duel di Ridley Scott – Fuori concorso
Alcuni si aspettavano il ritorno di Lady Gaga sul tappeto rosso veneziano con House of Gucci, che però non era pronto. Ma Ridley Scott aveva in canna un altro film (a 83 anni!). Cioè questa storia medievale con appigli al presente MeToo. Si ricompone la coppia Matt Damon-Ben Affleck (emoji cuoricino), ma ci sono anche Adam Driver e la Jodie Comer lanciata da Killing Eve e ora richiestissima.
Last Night in Soho di Edgar Wright – Fuori concorso
Altro film che non vediamo l’ora di vedere è questo detour psycho-horror firmato dal regista di Baby Driver – Il genio della fuga e L’alba dei morti dementi. Il décor pare già strepitoso, l’ambientazione londinese stilosissima, e soprattutto c’è Anya Taylor-Joy, favourite dei cinefili dai tempi di The VVitch consacrata presso il grande pubblico dalla miniserie La regina degli scacchi. Un cult annunciato.
The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal – Concorso
Tra gli esordi di Venezia 78, il più hot sulla carta è quello di Maggie Gyllenhaal. Che scompare dietro la macchina da presa e ci piazza davanti un cast da paura: Olivia Colman, Dakota Johnson, il marito Peter Sarsgaard, il Paul Mescal di Normal People e pure la nostra Alba Rohwacher. E che – questa è la vera notizia per noialtri – adatta (in Grecia) il romanzo La figlia oscura di Elena Ferrante. Curiosissimi.
Madres paralelas di Pedro Almodóvar – Concorso
Dopo il Leone d’oro alla carriera nel 2019 e la première del corto (magnifico) The Human Voice con Tilda Swinton l’anno scorso, Almodóvar torna in gara a Venezia: evviva! E con una storia che più almodovariana non si potrebbe: maternità, mélo, incroci, barocchismi… e Penélope Cruz (ma anche Rossy de Palma). Pedro Pedro Pedro, Pedro-Pè: il nostro preferito senza ma e senza se.
The Power of the Dog di Jane Campion – Concorso
Altro giro, altro titolo Netflix. E diretto da un altro pezzo da novanta del cinema globale. Vale a dire Jane Campion, Palma d’oro a Cannes per Lezioni di piano che torna in Laguna con questa storia di frontiera e omosessualità negata. Il protagonista è un (pare fantastico) Benedict Cumberbatch (sarà, finalmente, Oscar?), affiancato dalla coppia in real life Kirsten Dunst e Jesse Plemons.
La scuola cattolica di Stefano Mordini – Fuori concorso
Il principale motivo d’interesse è il romanzo-memoir omonimo alla base, scritto da Edoardo Albinati e vincitore del premio Strega. Ma il ritorno a Venezia di Mordini (dopo il pastiche Lasciami andare dell’anno scorso) è già notevolissimo anche per il cast, che schiera il meglio di più generazioni: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno e molti altri. Sullo sfondo del (delitto del) Circeo. Brrr.
Spencer di Pablo Larraín – Concorso
Sarà dura bissare (se non addirittura superare) la bravura di Emma Corrin, la giovane Diana di The Crown. Ma, nelle mani dello specialista Pablo Larraín (vedi Jackie con Natalie Portman), Kristen Stewart potrebbe regalare prodezze mai viste prima. Per ora sappiamo che la trama si concentra sul periodo in cui Lady D voleva separarsi da Carlo: il resto lo sappiamo, ma non ci stancheremmo mai di riascoltarlo.
Bonus: Scenes from a Marriage di Hagai Levi – Fuori concorso
Il “bonus” della selezione è questa serie HBO che riprende il capolavoro tv (poi ridotto a film) di Ingmar Bergman. Ed è stata la stessa famiglia del maestro svedese a contattare il regista e sceneggiatore Hagai Levi, già dietro le prime stagioni di The Affair, per questo coraggioso remake. I protagonisti sono super (Jessica Chastain e Oscar Isaac), le scene (madri) da antologia assicurate.