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Due Oscar onorari, per l’American Film Institute Charlie Chaplin è una delle più grandi star di sempre. Grazie allo straordinario personaggio del vagabondo Charlot, ma anche a quel sottile equilibrio tra tragedia e commedia che riusciva a raggiungere in ogni suo lavoro. Amatissimo ma anche discusso per il presunto antiamericanismo, le idee progressiste e la sua vita privata, fu la maschera umanissima in cui tutti si riconoscevano, ridendo o piangendo. Interprete sì, ma anche regista, sceneggiatore, compositore e produttore: insomma, uomo di cinema totale. Nel giorno del suo compleanno, ecco i film irrinunciabili dell’”attore comico più grande di tutti i tempi”, come lo definì Laurence Olivier.
Primo vero lungometraggio di Chaplin, che inserisce il personaggio di Charlot nella storia straziante di una donna che abbandona il figlio, cambiando anche l'immagine stessa del bambino attore a Hollywood. Tra commedia slapstick e dramma sentimentale, il fondamento del fascino senza tempo del genio del cinema.
Dopo l’insuccesso della Donna di Parigi, Chaplin torna a vestire i panni di Charlot questa volta alla ricerca dell’oro nell’algido Klondike. Un caposaldo del cinema, pieno zeppo di gag da antologia: su tutte, la mitica la danza dei panini.
Il sonoro è arrivato, ma, dopo aver girato centomila metri di pellicola in tre anni, Chaplin decide di lasciare il film muto. E il successo del lungometraggio dimostra che aveva ragione lui. Charlot scambiato per un milioniario da una fioraia cieca è uno dei massimi capolavori tra tragedia e commedia.
Il logorio della vita moderna, spiegato bene. Come lui nessuno mai, tra catene di montaggio e ingranaggi impazziti. Una finta comica che in realtà è un saggio di costume socio-economico tuttora ineguagliato, ma anche una delle occasioni del regista in cui scatenare al meglio la maschera Charlot. Il genio al lavoro: letteralmente.
“Quel tipo è uno dei più grandi attori che abbia mai visto”, pare disse Chaplin guardando Hitler nei filmati di propaganda. Il comico più amato del tempo sfidava apertamente l’uomo che aveva causato più orrori nella storia: bastava questo per diventare un caposaldo. Ma poi Chaplin si è inventato una sequenza geniale come quella del mappamondo e un discorso finale da antologia.
Una delle commedie più nere e spietate di tutti i tempi, tanto che all'epoca fu bollata come "socialmente pericolosa". Chaplin non è più il pagliaccio, ma un assassino di vedove e zitelle. C'è ancora il baffetto, ma la bombetta è sostituita da basco e fedora: un'evoluzione in tutti i sensi, non solo di genere e scrittura.
Il Chaplin forse più crepuscolare, di certo quello in cui getta definitivamente la maschera. Il suo Calvero è un clown finito, ma che non smette di esercitare la sua struggente poesia. E poi, c'è il colpo di genio: il suo assistente, sulla scena, è lo specchio/rivale Buster Keaton. Non serve aggiungere altro.
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